martedì 6 luglio 2021

La Bucolica di Giovanni Meli - Ultima parte


Giovanni Meli (l'Abbati)

concluse la sua Bucolica

con la parafrasi della seconda Ode di ORAZIO

tratta dagli EPODI

volle affidare la conclusione ironica

al grande Poeta Latino.

Trattasi di una parafrasi che va oltre il significato letterale, è una grande poesia in siciliano del Meli seguendo il percorso del testo latino di Orazio.

In questo post si è voluto riportare, come nell'edizione del 1814, il testo in Latino e la parafrasi del Poeta in siciliano; ed è stata affiancata al testo in siciliano una traduzione letterale per rendere più agevole la fruizione.

Tutte le parti della Bucolica di Meli le trovate su:

LA BUCOLICA di G. Meli INDICE PARTI

PARAFRASI

DI L'ODI II D'ORAZIU

Di lu lìbru di l'Epodi  (1)

 

 'Beatus ille qui procul negotiis,
          ut prisca gens mortalium,
    paterna rura bubus exercet suis
          solutus omni faenore

Beatiddu  cui campa sfacinnatu,           Beato lui che campa sfaccendato,

Comu l'antichi, e cu li proprii voi           come gli antichi, e con i propri buoi

Si cultiva lu campu ereditatu;                si coltiva il campo ereditato;

 

E passa in libertà li jorna soi                    e passa in libertà i giorni suoi

Tranquillu, senza debiti, né pisi.             tranquillo, senza debiti, né pesi,

Senza soggezioni e senza noi,                 senza soggezioni e senza noie,

 

    neque excitatur classico miles truci
          neque horret iratum mare

Chi nun si pica  di battagghi e ‘mprisi,        che non si cura di battaglie e imprese

Né si fida a lu mari, e s'è in timpesta,         né si affida al mare, e s’è in tempesta

Lu guarda arrassu mortu di li risi;  (2)         lo guarda distante morto dalle risa;

 

    forumque vitat et superba civium
          potentiorum limina.

Chi fuj li tribunali comu pesta,                       che fugge i tribunali come peste,  

Né pri guardari li superbi casi                        né per guardare i superbi casi

Mai si scomponi a spìnciri la testa;               mai si scompone a spingere la testa;

 

    Ergo aut adulta vitium propagine
          altas maritat populos

 

Chi attenni a fatti soi, si nesci o trasi,             chi attiene a fatti suoi, s’esce  o entra,

Ora marita cu l'amici chiuppi                            ora sposa con gli amici pioppi

Li viti e li sarmenti li chiù spasi,  (3)                  le viti e i sarmenti  i più alti;

 

    aut in reducta valle mugientium
          prospectat errantis greges

Ora affaccia da un vàusu, e in varii gruppi       ora affaccia da una balza, e in vari gruppi

Guarda in funnu a la valli li mugghianti             guarda in fondo alla valle le muggianti

Vacchi e crapi chi dda pàscinu a truppi;            vacche e capre che là pascolano a truppe;

 

    inutilisque falce ramos amputans
          feliciores inserit

Ora a li rami inutili e pisanti                          ora ai rami inutili e pesanti

Passa la runca, e a lu so locu ‘nzita              passa la ronca, e al suo luogo innesta

Li frutti chiù graditi, e chiù eleganti;            i frutti più graditi, e più eleganti;

    aut pressa puris mella condit amphoris

 

Ora di l'api spremi la squisita                         ora dell’api spreme la squisita

Ambròsia, chi conserva in lochi sani            ambrosia, che conserva in luoghi sani

Pri confortu e delizia di la vita;                      per conforto e delizia della vita;

 

          aut tondet infirmas ovis.
    Vel cum decorum mitibus pomis caput
          Autumnus agris extulit,
    ut gaudet insitiva decerpens pira

 

Ora tunni a li pecuri li lani,                                  ora tosa alle pecore le lane,

E quannu poi di frutti curunatu                         e quando di frutti coronato

L'autunnu jisa la testa ‘ntra li chiani,                l’autunno alza la testa tra i piani,

 

Chi piaciri chi prova ! Oh ch 'è priatu               che piacere che prova! Oh ch’è contento

Quannu cu li soi manu cogghi e tasta              quando con le sue mani coglie e tasta

Lu piru, chi lu ‘nzitu à maturatu !                     il pero, che l’innesto ha maturato!

 

certantem et uvam purpurae,
    qua muneretur te, Priape, et te, pater
          Silvane, tutor finium.

E la racina  fatta, chi cuntrasta                        E l’uva matura, che contrasta

Cu la purpura, e a tia di propria manu,         con la porpora, e a te di propria mano,

Priapu, ti ni appenni ‘na catasta,                    Priapo, te ne appende una catasta,

 

E ni rigala a tia, patri Silvanu,                         e ne regala a te, padre Silvano,

Chi facennu li latri spavintari,                         che facendo i ladri spaventare,

Di li limiti si' lu guardianu.                                dei confini sei il guardiano.

 

    Libet iacere modo sub antiqua ilice,
          modo in tenaci gramine.

Ora si jetta longu a ripusari                           Ora si getta lungo a riposare   

Sutta un'ilici antica, o sedi accantu              sotto un leccio antico, o siede accanto

Di la gramigna, forti a sbarbicare.                alla gramigna per sradicarla.

 

    Labuntur altis interim ripis aquae,
          queruntur in Silvis aves;

 

Cadinu l'acqui da li rocchi intantu,             Cadono l’acque dalle rocce intanto,

E l'oceddi tra siivi opachi e chiusi,              e gli uccelli tra siepi opache e chiuse,

Ciuciuliannu, intriccianu lu cantu.              discorrendo, intrecciano il canto.

 

    frondesque lymphis obstrepunt manantibus,
          somnos quod invitet levis.

E li fonti scurrennu armuniusi,                      e le fonti scorrono armoniose,

Vennu a chiamari supra l'occhi stanchi       vengono a chiamare sopra gli occhi stanchi

Li sonni in'aria in'aria assai gustusi.              i sonni in’aria in’aria assai gustosi.

 

Aut cum tonantis annus hibernus Iovis
          imbris nivisque conparat,

 

O quannu poi li vàusi e li lavanchi,             O quando poi le balze e i dirupi,

L'invernu tra li trona e li timpesti               l’inverno tra i tuoni e le tempeste

Tutti di nivi fa cuverti e bianchi;                  tutti di neve fa coperti e bianchi;

 

    aut trudit acris hinc et hinc multa cane
          apros in obstantis plagas

Scurri li densi macchi e li furesti,              scorre le dense macchie e le foreste,

Fuddannu  cu li cani lu cignali,                  inseguendo con i cani il cinghiale,

Chi infuriatu tra l'inzidii ‘mmesti;             che infuriato tra l’insidie cade;

 

    aut amite levi rara tendit retia
          turdis edacibus dolos

 

O stenni a furca supra li sipali                    o stende a forca sopra le siepi

Riti laschi e suttili, inganni e frodi             reti lasche e sottili, inganni e frodi

Chi a li turdi guluti, su letali:                       che ai tordi golosi, sono letali;

 

    pavidumque leporem et advenam laqueo gruem
          iucunda captat praemia.

E lu timidu lepru in varii modi,                     E la timida lepre in vari modi,

E lu straniu groi  prisu a lu lazzu,                  e la stana gru presa al laccio,

Sunnu premii di cui tripudia e godi.            sono premi di cui tripudia e gode.

 

    Quis non malarum quas amor curas habet
          haec inter obliviscitur?

 

A sti piaciri, qual'è mai ddu pazzu,            A questi piaceri, chi è mai quel pazzo,

Chi nun scorda li mali chi ci apporta          che non scorda i mali che gli apporta

Amuri chi di cori fa strapazzu ?                  Amore che dei cuori fa strage?

 

    Quod si pudica mulier in partem iuvet
          domum atque dulcis liberos,

Chi si poi la pudica mogghi accorta,         Che se poi la pudica moglie accorta,

Utili a la casuzza e a la famigghia,             utile alla casetta e alla famiglia,

Allegra lu diverti e lu cunforta,                   allegra lo diverte e lo conforta,

 

Sabina qualis aut perusta Solibus
          pernicis uxor Apuli,

 

(Comu donni sabini di virmigghia                      (come donne sabine di vermiglia

Facci, o comu la mogghi arsa, appigghiata       faccia, o come moglie arsa, abbronzata

D'un Pugghisi massaru a maravigghia),             di un Puglese massaro a meraviglia),

 

    sacrum vetustis exstruat lignis focum
          lassi Sub adventum viri

E versu l’ura di la ritirata                                  e verso l’ora della ritirata

Pripara la merenna a lu maritu,                      prepara la merenda al marito,

E fa di ligna sicchi ‘na vampata,                      e fa di legna secca una  fiammata,

 

    claudensque textis cratibus laetum pecus
          distenta siccet ubera

E li pecuri allegri a lu so situ                             e le pecore allegre al loro sito

Chiudi ed inciarra, e munci l'abbuttati          chiude e inserra, e munge le gonfie

Minni  tra l'unu all'autru pugnu unitu,           mammelle tra l’uno e l’altro pugno unito,

 

et horna dulci vina promens dolio
          dapes inemptas adparet:

 

E li vini di un'annu cunsirvati                            e i vini da un anno conservati

Spinoccia,  e senza spènniri un bajoccu,        spilla, e senza spendere un soldo,

Allesti la sua tavula. Oh beati !                        prepara la sua tavola. Oh beati!

 

non me Lucrina iuverint conchylia
          magisve rhombus aut scari,
    siquos Eois intonata fluctibus
          hiems ad hoc vertat mare,
    non Afra avis descendat in ventrem meum,
          non attagen Ionicus
    iucundior quam lecta de pinguissimis
          oliva ramis arborum

Chi pateddi  reali ! Né anchi un toccu           Che padelle reali! Neanche un tocco

Di pisci raru, ch'a nui lu marusu                     di pesce raro, che a noi il maroso

Porta, né oceddi d'Asia o di Maroccu,          porta, né uccelli d’Asia o di Marocco,

 

Sunnu un cibu pri mia tantu gustusu,           sono un cibo per me tanto gustoso,

Quantu l'olivi grassi, o mpassuluti,               quanto le olive grosse, o appassite

Cutulati  da un ramu vigurusu,                       cadute da un ramo vigoroso

 

    aut herba lapathi prata amantis et gravi
          malvae salubres corpori,

O l'agra e duci, ch'ama li tinuti                      O l’agro dolce, che ama le tenute

Fertili e chiani, o marvi lubricanti,                fertili e piane, o malve lubricanti,

Boni pri cunsirvari la saluti,                            buone per conservare la salute,

 

vel agna festis caesa Terminalibus
          vel haedus ereptus lupo.

 

O l'agnedda ammazzata ‘ntra li santi            O gli agnelli uccisi nelle sante

Festi di lu Diu Termini, o un crapettu (4)     feste del Dio Termine, o un capretto 

A lu lupu strappatu, palpitanti.                      al lupo strappato, palpitante.

 

    Has inter epulas ut iuvat pastas ovis
          videre properantis domum,

Tra sti merenni è puru un gran dilettu      Tra queste merende è pure un gran diletto

Lu vìdiri già sazii riturnari                             il vedere già sazie ritornare

Li pecuri a l'amicu so ricettu,                     le pecore a l’amico lor recinto,

 

    videre fessos vomerem inversum boves
          collo trahentis languido
    positosque vernas, ditis examen domus,
          circum renidentis Laris!


E li voi tardi e lenti strascinari                   E i buoi tardi e lenti trascinare

Lu jugu cu lu vòmmaru sbutatu,              il giogo con il vomero voltato,

Stanchi già da lu lungu lavurari,                stanchi già dal lungo lavorare,

 

E quasi un sciamu di garzuni a latu                  e quasi uno sciame di garzoni a fianco

Chi o servi in casa, o sta ‘ntorn'a lu focu,        che o serve in casa, o sta intorno al fuoco,

Chi a li soi Dei Penati é consagratu.                  che ai suoi  Dei Penati è conscrato.

 

    Haec ubi locutus faenerator Alfius,
          iam iam futurus rusticus,
    omnem redegit idibus pecuniam,
          quaerit kalendis ponere.

 

Cussi diss'Alfiu l'usuraiu, e pocu                 Così disse Alfio l’usuraio, e poco

Già manca pri spacciàrisi burgisi (6),          già manca per spacciarsi per burgisi,

Ma ristaru li cosi a lu so locu,                      ma le cose restarono a loro posto,

 

Lu dinaru a riscotiri si misi                              il denaro a riscuotere si mise

Da tanti pigni e tanti debituri,                       di tanti pegni e tanti debitori,

Pri poi versu lu primu di lu misi                     per poi verso il primo del mese

‘Mpiegarlu a novi sburzi e a novi usuri.       impiegarlo in nuovi prestiti e in nuove usure.

 

NOTE

 1) Note su  Orazio  link wikipedia – il testo in latino qui riprodotto è stato tratto da  Epodi – testi.

2) Mortu di li risi – riderci sopra – scompisciarsi per le risate - specie per uno scampato pericolo.

3) Una pratica dei contadini per alzare le viti era quella di fare in modo che i sarmenti più lungi si andassoro ad attorcigliare attorno a qualche albero vicino.

4) Giove o Dio Termine

5) Dei Penati

6) Burgisi, possidente di campagna.

Immagine – Ritratto immaginario di Orazio di Anton von Vemer

LA BUCOLICA di G. Meli INDICE PARTI




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