lunedì 15 giugno 2020

Cosa comunica una statua






In questi giorni si sono abbattute statue 
di illustri commercianti di schiavi
e si è posto il problema:
se continuare a venerare in gloria
alcune statue
o se abbandonare tale venerazione.
Nella XIII Favola Morale 
di Giovanni Meli
si riflette sul valore delle statue,
ne discutono due cani
e in qualche modo
si arriva a considerazioni
finali che possono
valere anche per i nostri
giorni.
Buona lettura di...




LI CANI E LA STATUA                                                     I CANI E LA STATUA

Dui cani, seguitannu lu patruni,                                   Due cani, seguendo il padrone,
D'Apollu tra lu tempiu si ficcaru,                                 nel tempio d’Apollo si infilarono,
Ddà vidinu li genti a munzidduni                                 là vedono le genti a folla
Inginucchiati avanti di l'otaru,                                      inginocchiate davanti l’altare,
Duv'era ‘na gran statua colossali,                                 dov’era una gran statua colossale,
Chi un Diu raffigurava naturali.                                    che un Dio raffigurava naturale.

Un cani dici all'autru: “Oh fortunatu                             Un cane dice all’altro: “Oh fortunato
Marmu, chi à cultu ed adorazioni!”                               marmo, che ha culto ed adorazione!”
Rispunni lu cumpagnu: “S’è insenzatu,                         Risponde il compagno: “Se è  insensato,
Nun senti gusti e consolazioni:                                     non sente gusti e consolazioni:
Si avi menti, avi in idda anchi ripostu (1)                    se ha mente, ha in essa anche comprensione (1)
Quantu ci custa junciri a ddu postu.                             quanto gli costa giungere a quel posto.

Tu nun sai quantu colpi di mannari, (2)                        Tu non sai quanti colpi di mannaie, (2)
Di pali e mazzi in barbara manera                                 di pali e mazze in barbara maniera
Fu custrittu in principiu a suppurtari                            fu costretto in principio a sopportare
Pri essiri smossu da la sua pirrera;                                per essere smosso dalla sua cava;
E poi quanti autri colpi di scarpeddu                             e poi quanti altri colpi di scalpello
Pri assimigghiari a un Diu ridenti e beddu?                  per assomigliare a un Dio ridente e bello?

Li summi posti, li gradi eminenti                                 I sommi posti, i gradi eminenti
Nun su’ facili tantu a conseguirsi,                                non sono facili tanto a conseguirsi,
Custanu serii e lunghi patimenti,                                  costano seri e lunghi patimenti,
E chisti nun purrianu mai suffrirsi                                e questi non potrebbero mai soffrirsi
S'in parti la sfrenata ambizioni                                     se in parte la sfrenata ambizione
Nun ci sturdissi la sensazioni.”                                     non ci stordisse il sentire.”

Note
1)      Ripostu = ripostiglio, in questo caso luogo della mente per comprendere.
2)      Plurale di mannara, mannari = mannaie, strumenti di ferro per intagliare pietre (qui non
    si intende il verbo mannari = mandare).

domenica 14 giugno 2020

L'amico del Capo

Mostrare di poter vantare amicizie molto in alto a volte è un modo furbo per approfittare

del popolo credulone; 
ma spesso è la prerogativa degli asini.

Nella XII Favola Morale
Giovanni Meli 
narra di come un Asino
per un certo tempo fu creduto
amico del Leone




LU LIUNI, LU SCECCU ED AUTRI ANIMALI      IL LEONE, L’ASINO ED ALTRI ANIMALI

Un liuni un sceccu vitti,                                      Un leone un asino vide,
Chi pascia tra la gramigna,                                 che pascolava tra la gramigna,
Lu squatrau, ma nun lu critti                              lo osservò, ma non lo credette
Una preda d'iddu digna.                                      una preda di lui degna.

Nonostanti si ci accosta                                      Nonostante ci si accosta
Pri truvarsi un'ammucciagghia,                          per trovare a nascondersi,
Stanti chi facia la posta                                       stante che faceva la posta
Ad un ursu di gran vagghia.                               ad un orso di grande stazza.

Trema l'asinu e si annicchia                               Trema l’asino e si rannicchia
In vidirlu avvicinari;                                             nel vederlo avvicinare;
Iddu pàrracci a l'oricchia                                    lui gli parla all’orecchia
E ci dici: 'Un ti scantari;                                     e gli dice: Non ti spaventare;

Statti firmu avanti a mia,                                   statti fermo davanti a me,
Ch'eu ti guardu d'ogni tortu.                               ch’io ti guardo da ogni torto.
Ddu animali si cantìa,                                         Quell’animale si spaventa,
Pri lu scantu è menzu mortu.                              per la paura è mezzo morto.

Puru fa quantu ci dici                                         Eppure fa quanto gli dice
Pirchì sbàttiri 'un pò chiui, (1)                           perché non ha altra scelta, (1)
Cussì stannu comu amici,                                  così stanno come amici,
Stritti e 'ncutti tutti dui.                                      stretti e vicini tutti e due.

Lu liuni già in distanza                                       Il leone già a distanza
Scopri l'ursu, chi si affaccia,                               scopre l’orso, che si affaccia,
E ad un sàutu si sbalanza,                                   e ad un salto si slancia,
Curri a dàricci la caccia.                                     corre a darci la caccia.

L'animali, sin di allura                                        Gli animali, sin d’allora
Chi lu Re tra ddi cuntrati                                    che il Re tra quelle contrade
Era apparsu, pri paura                                        era apparso, per paura
Tutti si eranu 'ntanati,                                         tutti si erano rintanati,

Ed avennu cu esattizza                                        e avendo con esattezza
Da l'ingagghi taliatu                                            dalle fenditure guardato
L'amicizia e la 'ncuttizza                                     l’amicizia e la strettezza
Chi a lu sceccu avia accurdatu,                           che all’asino aveva accordato,

Incomincianu a guardarlu                                   incominciano a guardarlo
Per un grossu personaggiu,                                per un grosso personaggio,
Onorarlu, ossequiarlu,                                        onorarlo, ossequiarlo,
Ed a fàricci anchi omaggiu.                               ed a fargli anche omaggio.

A lu signu chi dd'armali,                                    Al punto che quell’animale,
Pri li tanti vampaciusci, (2)                                per i tanti splendori, (2)
Si è scurdatu quantu vali,                                   si è scordato quanto vale,
Chiù se stissu nun conusci.                                più se stesso non conosce.

S'ingannaru, ed iddu ed iddi,                             S’ingannarono essi ed esso,
Chi applicaru a lu liuni                                        che applicarono al leone
Ddi viduti picciriddi,                                            quelle vedute di bambini,
Chi a lu vulgu su’ comuni. (3)                            che al volgo sono comuni. (3)                        

Cu' è politicu li miri                                          Chi è politico le mire                                       
Chiusi l'à cu chiavi e toppi (4)                          chiuse le ha con chiavi e serrature (4)
E pri 'un farli travidiri                                       e per non farle intravedere
Batti aremi e joca coppi. (5)                            batte ori e gioca a coppe. (5)

Note
1)      Pirchì sbàttiri 'un pò chiui = perché sbattere non può più talmente sta stretto e non ha altra
   scelta. In siciliano è diffuso il modo di dire:  nun ’avi unni iri a sbattiri.
2)      Vampaciusci = fuscelli secchi e facili a prendere fuoco, qui usato come splendori senza realtà.
3)      a lu vulgu su’ comuni =  comuni al popolo credulone, e qui usa espressamente volgo il senso
   dispregiativo.
4)      cu chiavi e toppi = con chiavi e serrature. Le sue mire il politico arguto le tiene ben nascoste.
5)      Batti aremi e joca coppi = batte ori e gioca a coppe, in siciliano è un modo di dire
   del bleffare al gioco, mostrare di avere carte buone ma in realtà avere ben poco.

INDICE FAVOLE MORALI


tre libri su Giovanni Meli

L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/giovanni-meli-lorigini-di-lu-munnu-poemettu-berniscu



In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




L’ACEDDI

il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto -  pag. 103  - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al