martedì 29 gennaio 2019

LI BABBALUCI - favola sulle illusioni

Una favola sulle illusioni. Sonetto dove si oppongono pesantezza e leggerezza, pieno e vuoto. La vita  delle lumache è dura e faticosa e la frasca “inutile” vola leggera; ma la frasca è l’illusione.

Favola inserita come III nella raccolta Favole Morali di Giovanni Meli


LI BABBALUCI                                                 LE LUMACHE

Purtandusi la casa su la schina                         Portandosi la casa sulla schiena
Dui babbaluci all'umbra di una ferra, (1)        due lumache all’ombra di una canna (1)
Cu la vucca di scuma sempri china                   con la bocca di schiuma sempre piena
Si ìanu strascinannu terra terra.                        si andavano trascinando terra terra.

Diss’unu: Sta mia vita ch'è mischina!                Disse una: Questa mia vita quanto è meschina!
Chiù chi ci pensu lu miu senziu sferra! (2)        Più ci penso e più la mia ragione si perde! (2)
Una frasca sdisèrrama e scintina (3)                  Una frasca inetta e inutile (3)
Vidi comu va in aria linna e sghérra!                 vedi come va in aria leggera e fastosa!

L'autru, niscenn’un cornu da la tasca,               L’altra, uscendo un corno dalla tasca,
Si arma lu cannocchiali so maniscu,                  si arma il cannocchiale di sua mano,
Guarda, e poi dici: Un ti pigghiari basca:           guarda e poi dice: “Non ti pigliare affanno:

Chistu è un jocu di sorti buffuniscu,                  questo è un gioco della sorte buffonesco,
Pri tantu vola in autu sta frasca                          per tanto vola in alto questa frasca
Pirchì è vacanti, ed àvi ventu friscu.                  perché è vuota e spinta dal vento fresco”.

Ferra= it. ferla, anche canna o verga
2 Sferra  = perdere i ferri, come un cavallo ferrato perde lo zoccolo
3 Sdiserramu = inetto, scintinu = inetto.  In questo verso Meli usa un rafforzativo con due modi di dire inetto in siciliano antico. (Come dal Dizionario delle voci e maniere oscure di Meli  nella edizione del  Roberti Editore di Palermo del 1838 – riportato in appendice alle opere di Meli).


INDICE FAVOLE MORALI  


tre libri su Giovanni Meli


L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/giovanni-meli-lorigini-di-lu-munnu-poemettu-berniscu



In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




L’ACEDDI

il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto -  pag. 103  - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al 

lunedì 21 gennaio 2019

LA RINDINA E LU PARPAGGHIUNI - non invidiamo le doti superflue degli altri



LA RINDINA E LU PARPAGGHIUNI   
          
Invidiare le doti degli altri!?  
Ma guardiamo bene, perché 
spesso s’invidiano doti superflue. 
Favola inserita nella raccolta 
con il numero d’ordine IX

LA RINDINA E LU PARPAGGHIUNI                     LA RONDINE E IL FARFALLONE

‘Na Rindina pusatasi vicinu                                     Una rondine posatasi vicino
A un parpagghiuni, ch'era supra un ciuri,                a un farfallone, che era sopra un fiore,
Guardannulu ammirava, in ali e schinu,                  guardandolo ammirava, in ali e schiena,
L'inargintati e varii soi culuri;                                    gli inargentati e vari suoi colori;
Ma supra tuttu poi c'invidiava                                   ma sopra tutto poi gli invidiava
Li quattr’ali, chi all'aria spiegava,                             le quattro ali, che all’aria spiegava,       
E dicia tra se stissa: È veru ch'iu                             e diceva tra se stessa: E’ vero che io
C'un paru d'ali giru pri lu munnu,                              con un paio d’ali giro per il mondo,
Ma quantu, ohimè! mi affannu e mi fatìu,                ma quanto, ohimè! mi affanno e mi affatico,
E tra li vasti mari mi cunfunnu!                                 e tra i vasti mari mi confondo!
Cu quattru, senza incommodi e disaggi,                    Con quattro, senza incomodi e disagi,
Chiù prestu mi farrìa li mei viaggi.                              più presto farei i miei viaggi.

Fratantu vidi a chiddu, chi vulannu                           Fratanto vide quello, che volando
Quattr'ali appena in aria lu sostennu;                       quattro ali appena in aria lo sostengono,
Pocu s'inalza, e va sempri pusannu!                        poco s’innalza e va sempre posando!
Si compiaci in se stissa: Ed ora apprennu,            Si compiace in se stessa: Ed ora apprendo,
Dici, chi tra l'oggetti chiù brillanti                            dice, che tra gli oggetti più brillanti
Assai c'è di superfluu e di vacanti. (1 )                    assai c’è di superfluo e di vacante. (1)

Non tutti li vantaggi di apparenza                             Non tutti i vantaggi di apparenza
Su’ tali valutannusi in sustanza;                                sono tali valutandosi in sostanza;
Vi dunanu di arrassu compiacenza,                          vi danno di lontano compiacenza,
Ma vana poi truvati l'eleganza,                                  ma vana poi trovate l’eleganza,
E chiddu, chi apparisci a nui vantaggiu,                   e quello, che appare a noi vantaggio,
Tanti voti è molestia o disaggiu.                                tante volte è molestia o disagio.

Nota
1)    Alfano nell’edizione delle poesie del Meli del 1914, riferisce per questa poesia
un’annotazione fatta dallo stesso Meli  “oh quantum est rebus inane !” . 
Annotazione che può fare riferimento al poeta latino  Aulo Persio Flacco 
" O curas hominum ! o quantum est in rebus inane ! "  (O preoccupazioni
degli uomini! o quanta inutilità c'é nelle loro cose!)

INDICE FAVOLE MORALI  


tre libri su Giovanni Meli


L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

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In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
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"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




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mercoledì 9 gennaio 2019

LU RIZZU, LA TARTUCA E LU CANI - rispettare le diversità


Non facciamo i presuntuosi, non offendiamo gli altri 
e rispettiamo le diversità.  Conosce più cose ognuno 
di se stesso e delle sue tradizioni  
che non un saggio o uno studioso .

Trattasi di un sonetto particolare per la sua sonorità,  
dove tutti i versi terminano
 con la rima in siciliano ccu
Ovviamente una traduzione in italiano viene a 
perdere totalmente il ritmo. Ne accostiamo qui una, 
con diverse note,  solo per facilitare la lettura. Quest favola fu inserita da Meli nella raccolta 
come XXIV.

LU RIZZU, LA TARTUCA E LU CANI                 IL RICCIO, LA TARTARUGA E IL CANE


A la tartuca sutta un scornabeccu (1)                                 Alla tartaruga sotto un pistacchio (1)
Dissi lu rizzu: “Oh pazza! fa sciloccu, (2)                           disse il riccio: “Oh pazza! fa scrirocco, (2)
E tu vai cu visera e cu cileccu,  (3)                                      e tu vai con visiera e col gilè  (3)
E dicchiù porti supra lu marroccu!” (4)                              e per di più  porti sopra il cappotto!” (4)

Rispunn’idda: “Tu all'autri metti peccu!                           Risponde lei: “Tu agli altri metti difetto!
E pirchì armatu di dardi e di stoccu (5)                              E perché armato di dardi e di spade (5)
'Ntempu di paci vai, facci di sceccu,                                  in tempo di pace vai, faccia d’asino,
Comu duvissi sustiniri un bloccu?”                                    come dovessi sostenere una battaglia?”

Mentri autri inciurii sù pronti a lu sbuccu,                     Mentre altre inciurie sono pronte a scoccare,
Rumpi sta quistioni un canibraccu,                                 rompe questa discussione un cane bracco,
Chi l'immesti e li sbatti a trucc-e-ammuccu, (6)            che l’investe e li sbatte sbadatamente, (6)

Poi dici: “Ognunu stia tra lu so scaccu;(7)                    poi dice: “Ognuno stia al suo  posto; (7)
Sapi chiù 'ncasa propria un pazzu o un cuccu,              sa di più in casa propria un pazzo o uno stupido,
Chi in casa d'autri un saviu ed un vicchiaccu.”(8)        che in casa d’altri un saggio e un vegliardo.” (8)

Note
1)      Scornabeccu= pistacchio selvatico dove i caprone si va ad impigliare.
2)      Sciloccu = da vento di scirocco, per significare un gran caldo.
3)      Cileccu = corpetto imbottito – gilè dal francese gilet.
4)      Marroccu = ferraiolo, foggia di cappotto a mantello che usavasi anticamente in inverno.
5)      Stoccu = tipo di spada
6)      Trucc e ammucccu – espressamente nelle note dell’edizione 1814, si intende: confusamente.
7)      So scaccu = stare nella scacchiera nel suo posto e con il suo ruolo.
8)      Vicchiaccu = sta per vegliardo e non per vecchiaccio -   usa questa dizione per  una evidente
necessità di rima. In tanti altri casi (compresa la prefazione) ha usato per vegliardo
la dizione di vicchiuni.