XXII - LA CAMULA E LU TAURU
La camula (il
tarlo), piccolo essere, con la sua
perseveranza esercitata nel tempo, riesce dove
un toro con la sua forza aveva fallito.
Questa favola è qui
di seguito presentata secondo
l’edizione di Giovanni Meli del 1814.
Edoardo Alfano,
grande studioso del poeta, trovò
negli appunti autografi di Meli una versione
diversa per le ultime
tre strofe e la riportò
nella Sua edizione del 1914.
Vengono qui riportati
in aggiunta anche i versi
ritrovati da Alfano.
LA CAMULA E LU TAURU IL TARLO E IL TORO
A
Nici (1) A Nice
Nun
lu negu, sì l'estrattu Non lo nego, sei
l’estratto
Di
l'onuri, e la custanza, dell’onore, e la costanza,
Ed
ài datu anchi lu sfrattu ed hai dato anche
lo sfratto
A
suggetti d'impurtanza: a soggetti
d’importanza:
E
cunfessu chi stu
tali, e
confesso che questo tale
Chi
ti mustra affezioni, che ti
mostra affezione,
Nun
è oggettu chi prevali, non è oggetto che
prevale,
Né
di dari apprensioni. né di dare apprensione.
M’àju a menti...
Orsù cuntàmula, (2) Ma ho
a mente … Orsù raccontiamola
Certa
istoria strepitosa certa
storia strepitosa
Di
un insettu dittu càmula di un insetto
detto tarlo
Di
natura pittimusa. (3) di
natura attaccaticcia.
Dunca c'era a sti
cuntorna Qunque c’era in questi dintorni
Un
gran tauru grassu
e grossu un gran toro grasso e
grosso
Chi
manciannucci li
corna che
prudendogli le corna
Dav’a
un vecchiu truncu addossu.
dava a un vecchi tronco addosso.
A
sti botti affaccia un pocu A queste botte
affaccia un poco
Un
virmuzzu la sua testa, un vermetto la sua testa,
E
poi grida: “Olà, cu' è ddocu? e poi grida: “Olà,
chi è là?
Cui
lu truncu mi
molesta? Chi il tronco mi molesta?”
Nun
si digna di rispundiri
Non si degna di rispondere
Di
l'armenti lu bascià, degli
armenti il pascià,
E
cridendulu cunfundiri e pensando
di confonderlo
A
lu truncu forti dà.
al tronco forte
dà.
Lu
virmuzzu sinni ridi Il
vermetto se ne ride
Dipoi
dici: “Ci scummettu,
dopo dici: “Ci scommetto,
Chi
la forza, in cui tu fidi,
che la forza, in cui tu
fidi,
Ccà si perdi,
senza effettu. qui si perde,
senza effetto.
Jeu
mi fidu di
pruvarti, Io mi
fido di provarti,
Cu
evidenza e cu cirtizza con evidenza e con
certezza
Chi
pò chiù la flemma e l'arti che può più la
flemma e l’arte
Chi
la forza e robbustizza.” che la forza e robustezza.”
Sia
lu tauru diggià stancu, Sia il toro
di già stanco,
Pri
li sforzi fatti avia, per
gli sforzi fatti aveva,
Sia
diggià vinuta mancu sia di già
venuta a mancare
La
sua boria e bizzarria, la sua
boria e bizzarria,
Pigghia pausa, e
dici: “Orsù
piglia pausa, e dice: “Orsù
Ieu
ti accordu sicuranza; io ti
accordo fiducia;
Dimmi prima cui sì
tu?
dimmi prima chi sei tu?
D'unni nasci sta
baldanza?
Da dove nasce questa baldanza?”
“Ieu
su’ un
essiri – rispundi - “Io sono un’essere
– risponde -
Di
misuri pocu esatti, di
misure poco esatte,
Lu
miu corpu 'un corrispundi il mio corpo non
corrisponde
Cu
lu grandi di li fatti; con il grande dei fatti;
Chistu truncu, chi a
lu cozzu
questo tronco, che al cozzare
Azzannau li corna
toi,
azzannò le corna tue,
Mi
lu arrùsicu pri
tozzu, (4) me lo rosico per pane,
Pozz'eu
farlu e tu nun poi. posso io farlo e tu non puoi.”
“Va’...
sì pazzu”, dici, e parti “Va’ … sei pazzo”, dice, e va
via
Lu
gran tauru; ma l'insettu il gran
toro; ma l’insetto
Da
lu truncu nun si sparti, dal tronco
non si discosta,
Né
abbanduna lu proggettu, né abbandona il
progetto.
A
lu signu, chi passatu Al
segno, che passato
Chiù
di un lustru, oh meravigghia! più di un lustro, oh
meraviglia!
Lu
gran truncu sbacantatu Il gran
tronco stroncato
Cadìu
in pulviri e canigghia! cadde
in polvere e crusca!
Chi
ni dici tu, curuzzu, (5) Chi ni
dici tu, coruccio,
Cu lu beddu to talentu?
con
il tuo bel talento?
Nun
è statu chi un virmuzzu Nun è statu che un vermetto
Chi
produssi stu purtentu! che produsse
questo portento!
G. Meli 1814
Di seguito riportiamo, per documentazione, il gruppo di versi
ritrovata da Edoardo Alfano,
tra i manoscritti di G. Meli. Le sei strofe sotto
riportate sono una diversa versione delle
ultime tre strofe della poesia.
“Va’...
sì pazzu”, dici, e parti “Va’ … sei
pazzo”, dice, e va via
Già
lu Tauru tediatu, già il toro tediato,
Spazia
immenzu a la gramigna
spazia in mezzo alla gramigna
E
all’autr’ervi di lu pratu e alle
altre erbe del prato.
Poi
dirigi li soi curi Poi
dirige le sue cure
A
li vacchi chi àvi a vista alle
vacche che ha a vista
Cumpartennu
li favuri dividendo i
favori
Ora
a chidda ed ora a chista.(6) ora a quella ed ora a questa.
Multu
tempu era passatu Molto
tempo era passato
Senza
veniri a ddu situ, senza
venire a quel sito,
Duvi
aveva cuntrastatu dove
aveva contrastato
Cu
lu troncu rifiritu. con il tronco riferito.
Quannu
un jornu capitannu Quando un
giorno capitando
Si
ci affaccia alla memoria si ci
affaccia alla memoria
Lu
dialugu di tannu
il dialogo di allora
Cu
dd’insettu tuttu boria con
quell’insetto tutto boria.
Già
s’accosta pri vidiri. Già
si accosta per vedere.
Batti
appena … oh maravigghia!
batte appena … oh meraviglia!
Lu
gran troncu va a cadiri Il gran
tronco va a cadere
Tuttu
in pulviri e canigghia. tutto in
polvere e crusca.
E
l’insettu gloriusu
E l’insetto glorioso
Nesci
e grida: “Di’ a li bravi (7) esce e grida: “Di’ ai
bravi
Stu
triunfu purtintusu questo trionfo
portentoso
Di
cui menu ti aspettavi”. (8) di cui meno ti
aspettavi”.
Note
1) Favola con dedica a Nice, personaggio
femminile immaginario che troviamo
nella
Bucolica e in altre poesie. Nice (questa volta)
potrebbe anche sottintendere
una
donna realmente esistente e conosciuta
dal Meli (il poeta conobbe tante dame
nella
sua Palermo), ma non ci sono elementi e note che possono ricondurci a un
personaggio esistente. Sono i versi
iniziali che possono farci protendere per l’esistenza
di una dama reale che il poeta mette in
avviso sul poco valore di un suo corteggiatore.
2) Dopo
la raccomandazione a Nice, da qui inizia il racconto della Favola morale.
3) Persona pittimusa - noiosa - attaccaticcia - da cui non ci si riesce a liberare.
4) Tozzu = tozzo, pezzo; riferito a un
pezzo di pane.
5) Qui
il poeta ritorna a Nice (che chiama curuzzu=coruccio) e riprende nel chiudere
la
favola lo stesso riferimento alla dedica iniziale.
6) Il
toro torna alle sue vacche; con questo verso il Meli pare esplicitare che il
tronco
in
realtà fosse l’immagine simbolica di una donna irraggiungibile (forse la stessa
Nice),
che
il corteggiatore maldestro non è riuscito a conquistare e ora si dedica quelle
più facili.
7) A li bravi; qui inteso a quelli come te, a
quelli della tua risma.
8) Questa
chiusura, della seconda versione della favola, che Alfano ha ricavato dagli
appunti
di
Meli, dà più peso al tarlo canzonatore, e non ritorna alla Nice della dedica
iniziale. Forse
questa seconda versione poteva essere suscettibile
di altre limature ed aggiunte del poeta,
è
meglio considerarla per il suo solo valore di documentazione.
Foto - il tarlo del legno da wikipedia.
INDICE
FAVOLE MORALI
tre libri su Giovanni Meli
L'ORIGINI DI LU MUNNU - Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite I BUONI CUGINI EDITORI
https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/giovanni-meli-lorigini-di-lu-munnu-poemettu-berniscu
In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana".
E in Appendice tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 – può essere richiesto alla casa editrice
al prezzo scontato di € 21,30 - qui sotto il link per l’ordinazione
L’ACEDDI
il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto - pag. 103 - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al