martedì 6 luglio 2021

La Bucolica - L'Autunnu - prime piogge - Egloga V

 

Giovanni Meli

La Bucolica

L'Autunnu

- le prime piogge -

EGLOGA V

dialogo tra Pastori

e Canto di Ergastu


LA BUCOLICA di G. Meli INDICE PARTI

EGLOGA V                                                      EGLOGA V

Interlucuturi :                                                Interlocutori

Ergastu, Menalca e Filli                           Ergasto, Menalca e Fillide

Ergastu:                                                                       Ergasto:

O Menalca, e unni appiccichi? ssi vàusi               O Menalca, e dove appiccichi? Questi balzi

Su sdirrupi, e su chini di periculi :                         sono dirupi e sono pieni di pericoli:

O cadi o torni cu li pedi scausi.                              o cadi o torni con i piedi scalzi

 

E poi tu, ca si' vecchiu e di li Siculi                             E poi tu, che sei vecchio e dei Siculi

Pasturi sì lu chiù anzianu e càutu,                              pastori sei il più anziano e cauto,

Lu greggi appretti  ‘mmenzu rocchi e ardiculi?       il gregge incalzi in mezzo rocche ed ortiche?

 

Tantu, ‘nsamai,  ci voli a fari un sàutu                       Tanto, non sia mai, ci vuole a fare un salto

Qualchi agnidduzzu e cu cazzicatùmmuli                  qualche agnellino e con capitomboli

Rumpìrisi lu coddu di ddoc'àutu ?                              rompersi il collo da quell’alto?

Menalca:                                                                  Menalca:

M'arritiru li pecuri ed assùmmuli,                     Mi  ritiro le pecore e le metto insieme,

Pirchì li venti instabili e cuntrarij                       perché  i venti instabili e contrari

Raggiranu li pagghi comu strùmmuli,               raggirano le paglie come trottole,

 

L'Iridi pinta di culuri varij                                      l'Iride tinta di colori vari

S'incurva, e un ponti fa tra mari e nuvuli;         s'incurva, e un ponti fa tra mare e nuvole;

Fannu vuci li groi straordinarij:                           fanno grida le gru straordinarie:

 

Comu s'in celu s'addumassi  prùvuli,                 come se in cielo s'accendesse  polvere,

Supra lu polu surruschi  si vìdinu; (1)                 sopra le nuvole baleni si vedono;

E c'è un frischettu poi sùvuli sùvuli;                   e c’è un freschetto poi leggero leggero;

 

L'anatri e l'ochi pri alligrizza strìdinu,                l'anatre e l'oche per allegrezza  strìdono,

Ca l'acqua, unn'iddi triscanu e si guàzzanu,     che l'acqua, dove loro giocano  e guazzano,

Già supra di la testa si la vìdinu;                         già sopra della testa se la vedono;

 

‘Mmenzu a li crapi li corvi sbulazzanu               in mezzo  alle capre i corvi svolazzano

Jittannu vuci squacquarati  e orribili;                 gettando voci  sguaiate  e orribili;

E li giurani a funnu s'arrimazzanu;                     e le rane a fondo si buttano precipitose;

 

La vacca isa li naschi, e l'invisibili                       la vacca alza le narici, e l'invisibile

Aria nova si suca; e fora solitu                            aria nova si succhia; e fuori del solito

Cantau chiù voti lu gaddu senzibili;                   cantò più volte il gallo sensibile;

 

Puru arsira  lu dissi, e parsi nòlitu,(2)                 pure ieri sera  lo dissi, e sembrò  fantasia,

Chi la cannila avia la vampa vària,                       che la candela aveva la fiamma varia,

E sfaiddusa,  e un meccu a funcia,  inzolitu;      e sfavillante,  e un meccio a fungo,  insolito;

 

E infatti eccu chi già s'annegghia l'aria;           e infatti ecco che già s'annebbia l'aria;

Canzati, Ergastu, sì, canzati subitu;                  riparati, Ergastu, sì, riparati subito;

Oh chi burrasca ni veni cuntraria!                    oh che burrasca ci viene contraria! 

Ergastu:                                                         Ergasto:

La prividisti a tempu: e nun ni dubitu                   L’hai prevista in tempo: e no ne dubito

E di l'avvisu, amicu, ti ringraziu;                            e dell’avviso, amico, ti ringrazio;

Dà c'è na grutta, vacci, ch'iu t'assubitu,               là c’è una grotta, vacci, ch’io ti seguito,

 

Tu veni, o Filli mia, ch'un largu spaziu                    tu vieni, o Fillide mia, che un largo spazio

Dà truviremu; e ni darà ricoveru                            là troveremo; e ci darà ricovero

Sinu chi Giovi di sfugari è saziu.                              fino che Giove di sfogare è sazio.

 

Ah Filli! Lu disignu di lu poviru (3)                      Ah Fillide! Il destino amaro del povero

Mai veni a fini! Senti chi disgrazia!                   mai viene alla fine! senti che disgrazia!

Vidi s'a tortu la sorti rimproveru :                      Vedi se a torto la sorte rimprovero:

 

Un giaju  chi cu tanta bona grazia (4)               un giaju che con tanta buona grazia

Avìa apprisu a parrari, e maj mustravasi,        aveva appreso a parlare, e mai si mostrava

Di farmi vezzi la sua vogghia sazia;                    di farmi vezzi la sua voglia sazia;

 

Chi vulava e turnava e in mia pusavasi,                che volava e tornava e su di me posava,

Mentr'era ntra na rama, e Mopsu carrica(5)      mentre era su un ramo, e Mopso l’asina

Di canni e ligna l'asina arrìnavasi,(6)                     carica di canne legna tirava per il capestro,

 

Di l'aria un nigghiu a l'impruvisu scarrica,           dall’aria un nibbio all’improvviso arriva,

L'adugna e squarta. Ahi Filli ! nun pòi crìdiri,     l’individua e squarta. Ahi Fillide! Non puoi credere

Quantu lo cori si ni attrista e ncarrica.                quanto  il mio cuore si è intristito e amareggiato.

 

La persi, ohimè! ntra un vìdiri ed un sbìdiri;      L’ho persa, ohimé! In un attimo;

Era a tia distinatu pri spassariti;                          era a te destinato per il tuo spasso;

E tu, chi pena ! nun l'avisti a vìdiri !                    e tu, che pena! non l’hai neanche visto!

Filli:                                                                          Fillide:

Mi dispiaci, ma penza a cunzulariti,                   Mi dispiace, ma pensa a consolarti,

Ohimè ! pirchì di lagrimi ti assàmmari ?           ohimè! perché di lacrime ti stai a bagnare?

Forsi senza lu giaju 'un sacciu amàriti ?           Forse senza il giaju non so amarti?

 

Oh bella grutta ! Ed avi sali e càmmari!            Oh bella grotta! Ed ha sale e camere!

Talè  Menalca, chi cugghiennu chiàppari,         Guarda Menalca, che raccogliendo capperi,

Si ni veni catàmmari catàmmari ?                       se ne viene lento lento

 

Prestu, Menalca, ca ti vagni... cappari !            Presto, Menalca , che ti bagni … caspita!

Lu tempu strinci!                                                  Il tempo stringe!

Menalca:                                                                Menalca:

                           E chi?... l'età... pacenzia,                             E che? … l’età … pazienza,

Su vicchiareddu, e 'un pozzu fari vàppari,      sono vecchierello, e non posso fare bravate,

 

Eccuci in salvu. Damuci licenzia                           eccoci in salvo. Diamo licenza

Ora a lu celu di sfugari e chiòviri,                        ora al cielo di sfogare e piovere,

St'acqua va chiù di l'oru in mia cuscenzia.        quest’acqua vale più dell’oro in mia coscienza.

Filli:                                                                            Fillide:

Cliiuvissi, ma tu Ergastu, nun ti smoviri,             Piova, ma tu Ergasto, non ti smuovere,

Canta, e chiù ntra la pena nun ricàdiri,              canta, e più nella pena non ricadere,

Chi piaci, stannu in commodi ricoveri,                che piace, stando in comodi ricoveri,

Vidìri a terra li prim'acqui càdiri.                          vedere a terra le prime acque cadere.

 note:

1)      Supra lu polu  – qui sta come ad indicare, proprio in alto, al di là delle stesse nuvole. Surruschi – baleni.

2)      Nòlitu – ghiribizzo – capriccio – fantasia – non senso.

3)      Lu disignu di lu poviru – modo di dire – il destino amaro del povero.

4)      Giaju – specie di gazza colorata capace emettere suoni a imitazione di parole.

5)      Mopsu – nome di qualche aiutante del pastore.

6)      Arrinari, tirare dietro per il capestro un asino o un cavallo.

7)      ‘Ntra un vìdiri ed un sbìdiri – antico modo di dire – tra un vedere e non vedere - in un attimo, in un lampo.

 

CANTO DI ERGASTO

Càdinu li prim'acqui,           Cadono  le prime acque,

Li venti fannu guerra,         i venti fanno guerra,

L'oduri di la terra                 l’odore della terra

Gratu si senti già.                grato si sente già.

 

‘Nvirdicanu l'olivi,                diventano verdi  l'olive,

Matura è la racina,              matura è l’uva,

Filli, biddizza fina,                Fillide, bellezza fine,

Eccu l'autunnu è cca.          ecco l'autunno è qua.

 

Senti li strepiti,                         Senti gli strepiti,

Curuzzu senti,                           coruccio senti,

Già si priparanu                        già si preparano

Tini e parmenti,                        tini e parmenti,

Cui stipi accomuda.  (1)           chi stipi aggiusta,

Cui vutti fa.                                chi le botti fa.

 

Su’  ghiunti li burraschi               Sono giunte le burrasche

Ddà susu a li carrubbi; (2)           da  sopra ai carrubi

Li trona cubbi cubbi                     i tuoni  cupi cupi

Vannu ‘ncugnannu  cca.              vanno  ad avvicinarsi  qua.

‘Ntra lampi e ‘ntra surruschi       Tra  lampi e tra baleni

Lu nuvulatu scinni                         il nuvoloso  scende

Eccu sbrizzìja … vinni … (3)          ecco le prime gocce… venne …

E lesta l'acqua già.                        e lesta l'acqua già.

 

Ora ni spuntanu                          Ora ci spuntano

L'irvuzzi novi,                               l’erbette  nuove,

Dà cogghi lassani, (4)                 là raccogli  lassani,

Cca  razzi  trovi,  (5)                    qua  razzi  trovi,

Ddà ci su sparaci,                       là ci sono  asparagi,

Funciddi cca.                                funghetti  qua.

 

 Li turdi e pettirrussi                  I tordi e pettirossi

Vùgghinu  ntra li gai  (6)           bolliscono tra le siepi,  (6)

Ogn'annu già lu sai,                   ogn'anno già lo sai

Vennu a svirnari cca.                vengono a svernare qua.

Dintra la mia capanna              Dentro  la mia capanna

Su pronti e preparati,               sono pronti e preparati,

La cucca e li viscati, (7)            la civetta e  li viscati, (7)

Pri quannu scampirà.               per quando spioverà.

 

 Vènici nzemmula                    Vieni insieme a me

‘Ntra l'amureddi,                    tra i rovi di more,

Chi poi li pispisi,                      che poi le cutrettole,

Li munaceddi,                          le monachine,

Mentri cucchìjanu,                 mentre civettano

‘Ncappanu ddà.                       impigliano là.

 

Sacciu ‘ntra ‘na scuscisa             Conosco in una scoscesa

‘Na ficu assai siccagna, (8)          una fico assai seccagna.

L'api di la muntagna                    le api della montagna

Fannu lu meli ddà.                      fanno il miele là.

 

Chisti a li primi alburi,               I fichi ai primi albori,

Mentri tu si' curcata,                 mentre tu sei coricata,

Carrichi di jilata                          carichi di rugiada

Li cogghiu e portu cà.               li raccolgo e porto qua.

 

Pri chiù delizia                         Per più delizia

‘Ntra un cannistrinu              dentro un canestrino

Li vogghiu spàrgiri                li voglio cospargere

Di gelsuminu,                        di gelsomino,

Sacciu ch 'a geniu                 so che a genio

Multu ti va.                            molto ti va.

 

D‘nzòlia e muscateddu         D’inzolia e moscatello

Dui viti prelibati                     due viti prelibati

Composi a mprigulati,          composi a pergolato,

Chiusi di cà e di ddà;             chiusi di qua e di là;

 

Su  vasci vasci, e a chiddu         sono bassi bassi, e a quello

Chi sutta si ci aggiucca,              che sotto si ci appoggia,

Cridimi, giustu ‘mbucca,           credimi, giusto in bocca,

La rappa  pinnirà. (9)                   il grappolo penderà.

 

D'irvuzzi tènniri                             Di erbette tenere

Farroggiu  un mazzu,                    farò un mazzo,

Pri poi sirvìriti                               per poi servirti

Di matarazzu,                               di materasso,

Quannu a curcariti                      quando a coricarti

Tu veni ddà.                                  tu vieni là.

 

Melampu lu craparu,              Melampo il capraro,

Amicu di li musi,                      amico delle muse,

Li flauti armuniusi                   i flauti armoniosi

Ddà ‘ncostu accurdirà,           là vicino accorderà,

 

Sidutu ‘ntra ‘na rocca,             seduto in una rocca,

Cu noti di duluri                        con note di dolore

Li sfurtunati amuri                   gli sfortunati amori

Di Tisbi cantirà, (10)                 di Tisbe canterà,

 

E chi pri làstima                        e che per crepacuore

Chianceru tutti;                       piansero tutti;

Lu stissu cèusu                        lo stesso gelso

Tinciu li frutti;                         tinse i frutti;

E fu senzibili                            e fu sensibile

A la pietà. (11)                         alla pietà.

 

Si Satiru importunu                          Se Satiro importuno

S'ammuccia  in qualchi vigna,       si nasconde in qualche vigna,

La testa sua bicchigna                     la testa sua di becco

Scoprir i lu farrà.                              Scoprire lo farà.

 

Lu primu chi n'avvegnu              Il primo che scorgo

Li corna ci li ciaccu,                     le corna gliele spacco,

Si fìdanu ca Baccu                       si fidano che Bacco

Cun iddi si cunfà.                         con loro si diverte.

 

Jocanu, ballanu,                        Giocano, ballano,

Spreminu mustu,                      spremono mosto,

Tutti si ni ùntanu                       tutti se ne impregnano

Sinu a lu bustu,                         sino al busto,

Arruzzùlannusi                          rotolandosi

Di cà e di ddà.                            di qua e di là.

 

Di rappi pampinusi                      Di grappoli pampinosi

Cincènnuci la testa,                     cincendoci la testa,

Mentri starremu in festa,          mentre staremo in festa,

Lu mustu scurrirà.                       il mosto scorrerà.

 

Cussi fu vistu Pani                     Così fu visto Pan

A li felici jorna,                           nei felici giorni

Ch'avia mmenzu li corna          che aveva in mezzo le corna

Racina  in quantità.                   uva in quantità.

 

Né chiù mustravasi               Né più mostravasi   

Di sdegnu invasu,                 di sdegno invaso,

Cu l'amarissima                      con l’amarissima

Bili a lu nasu,                           bile al naso,

Comu terribili                          come terribile

Divinità.                                    divinità,

 

Cu scattagnetti  e ciòtuli (12)   Con nacchere e ciotole

Ballannu pri la via,                      ballano per la via.

Lu Diu di l'alligria                        il Dio dell’allegria

Ognunu onurirà.                        ognuno onorerà.

 

Nui cunsacramu a Baccu       Noi consacriamo a Bacco

Lu duci so licuri;                      i dolci suoi liquori;

Ma di lu Diu d'Amuri             ma del Dio d’Amore

Lu cori poi sarrà.                     Il cuore poi sarà.

 

Deh, vui tissìtini                    Deh, voi tessetene

La tila ordita,                         la tela ordita,

Baccu e Cupidini,                 Bacco e Cupido,

Di nostra vita                        di nostra vita

‘Mmenzu l'amabili               in mezzo l’amabile

Tranquillità.                           tranquillità.

note

1 – Stipa: grande botte per riporre il vino

2 – Su nel colle dei carrubi. Il Meli scrisse la Bucolica quando era medico condotto a Cinisi; e le colline di quelle contrade sono piantate a carrubi (nota di Natoli su “Musa siciliana”).

3 – sbrizzìja:  arrivano le prime gocce d’acqua sbrizzi

4 – lassani: piccoli cavoli selvatici

5 – razzi: almoraccia e rafano silvestre

6 - Vùgghinu ntra li gai: bolliscono tra le siepi, letteralmente; ma il verbo vugghiri con ardita metafora si usa per esprimere una quantità di cose che si agitano, vengono fuori, come le bolle d’acqua in bollitura.

7 - li viscati: verghe spalmate di vischio. Ergasto prepara la trappola per gli uccelli con la civetta e le verghe spalmate di vischio;  i piccoli uccelli  pispisi e  munaceddi  (cutrettole e monachine) richiamati dalla civetta si andranno ad impigliare.

8 – Siccagni – i frutti di fico che crescono in terreni secchi, tendono ad essere molto dolci.

9         – Promette di aggiungere nel canestrino  un grappolo d’uva raccolto nel pergolato.

10 -  11  Riferimento all’amore di Piramo e Tisbe  contrastato dai parenti (Ovidio metamorfosi).

La  difficile situazione  indusse i due a programmare la loro fuga d'amore. Nel luogo dell'appuntamento, che era vicino ad un gelso, Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo che viene stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo macchiato dell'amata e, credendola morta, si suicida lanciandosi su una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell'amato sotto il gelso. Tanta è la pietà degli dei nell'ascoltare le preghiere di Tisbe che trasformano i frutti del gelso, intriso del sangue dei due amanti, in color vermiglio.

12 – Scattagnetti – crotali – nacchere – strumenti musicali di legno da far suonare sbattendoli tra loro.

Immagine - Charles Jacque – Temporale imminente 1870 olio su tela

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