martedì 6 luglio 2021

LA BUCCOLICA - PRIMAVERA - LI MUNTI EREI

 


EGLOGA II

Dalla Bucolica di G. Meli

La Primavera

I MONTI EREI

LA BUCOLICA di G. Meli INDICE PARTI


EGLUGA II                                                                        EGLOGA II

 

LI MUNTI EREI  (1)                                                           I MONTI EREI

 

Interlucuturi:                                                                 Interlocutori:

Dameta e Tirsi  (2)                                                       Dameta e Tirsi

 

Dameta:                                                                  Dameta:

Dimmi, o pasturi, (chi lu celu scanzi                 Dimmi, o pastore, (che il cielo ripari

Ssi toi viteddi da mal'occhiu e lupi),                questi tuoi vitellli da mal’occhio e lupi),

Pozzu accustari, ssi cani su manzi ?                 Posso accostare, questi cani sono buoni?

Tirsi:                                                                       Tirsi:

Sta fermu un pocu supra di ssa rupi,                Strai fermo un poco sopra di sta rupe,

Ch'eu mi li chiamu : Torna cà Scursuni,            che io me li chiamo: torna qua Scursuni,

Chi cu la cuda lu tirrenu scupi.                            che con la coda il terreno scopi.

 

Tè, Vespa, tè, va curcati Liuni; (3)                   Tè, Vespa, tè, va corcicati Leone;

Ora scinni sicuru e va unni  voi,                       ora scendi sicuro e vai dove vuoi,

La terra è matri all'omini comuni.                  la terra è madre a tutti gli uomini.

 

E sì, pri quantu all'annamenti toi                    E se, per quanto agli andamenti tuoi

Pari, si' un stràniu, sedi ccà unni  mia,           sembri, così straniero, siedi qui con me,

Ch'in parti ristorari anchi ti pòi:                      che in parte ristorare anche ti puoi:

 

Na pròvula mi trovu primintia,(4)                   una provola mi trovo appena fatta,

E un pani ancora càudu chi fuma,                  e un pane ancora caldo che fuma,

Fattu di castigghiuna e tumminia. (5)            fatto di grano bianco e marzuolo.

 

Poi veniri a la mandra, si vói tuma,                Puoi andare alla mandria,  se vuoi toma,

Nun è luntana; guarda ddà li mei                   non è lontana; guarda là le mie

Quadari, ' unni lu focu ancor'adduma.           Caldaie, dove il fuoco ancora arde.

Dameta:                                                              Dameta:

Grazij eu rennu all'ospitali Dei,                        Grazie io rendo agli ospitali Dei,

E a tia, ch'in beni oprari ti cumpiaci,            e a te, che in ben operare ti compiaci,

Ma di', su chisti cà li munti Erèi?                  ma dimmi, sono questi qua i monti Erei?

 

Pri tali mi li annunzianu la paci.                   Per tali me lo annunciano la pace,

La gran fertilità chi ridi intornu,                   la gra fertilità che ride intorno,

L'aria, chi tantu a respirarla piaci.               l’aria, che tanto respirarla piace.

 

Forsi lu stissu Patri di lu jornu,                         Forse lo stesso Padre del giorno,

Chi regna ancora su li sagri musi,                  che regna ancora sulle sagre muse,

Guarda d'occhiu benignu stu cuntornu.         guarda con occhio benigno questo contorno.

 

Viju guardij di pècuri, l'irvusi                         Vedo branchi di pecore, l’erbose

Costi di li muntagni cummigghiari,              coste delle montagne coprire,

E crapi l'àuti cimi ruinusi.                               E capre l’alte cime aspre.

 

Sentu in tutti sti munti rimbummari           Sento in tutti qusti monti rimbombare

Da li profunni vaddi li muggiti                     dalle profonde valli i muggiti

Di vacchi chi ddà stannu a pasculari.          di vacche che là stanno a pascolare.

 

Viju a perdita d'occhiu l'oliviti,                    Vedo a perdita d’occhio gli oliveti,

E ‘ntra tirreni appisi virdiggiari                    e tra i terreni più in alto verdeggiare

L'arsa a lu suli pampinusa viti.                     l’arsa al sole pampinosa vite.

  

Viju ‘ntra li collini duminari                           Vedo tra le colline dominare

L'addàuru,  chi ad Apollini è graditu,            l’alloro, gradito ad Apollo,

E querci l'àuti munti curunari.                      e querce gli alti monti coronare.

 

Viju chi nun c'è amenu allegru situ                  Vedo che non c’è ameno allegro sito

In tutti sti cuntrati, unni nun spicchi               in tutte queste contrade, dove non spicchi

‘Na capanna o un pagghiaru ben furnitu.      una capanna o un pagliaio ben fornito.

Tirsi:                                                                     Tirsi:

Lu travagghiu e l'industria ni fa ricchi;                    Il lavoro e l’industria ci fa ricchi;

Astrìa però la paci ni assicura (6)                            Astria però la pace ci assicura

Ne l'omu è contra l'omu a sticchi e nicchi (7)      nessun uomo contro uomo in battaglia.

 

Si tra sti munti Erèi, unni natura                      Se tra questi monti Erei, dove natura

Si compiaci virsari a manu chini                      si compiace versare a mono piene

Tutti li beni chi l'omu si augura,                      tutti i beni che l’uomo si augura,

 

Nun ci rignassi Astrìa cu li divini (8)                  non ci regnasse Astria con le divine

Soi liggi, impressi tra li nostri cori,                   sue leggi, impresse nei nostri cuori,

Nun truvirissi cà chi ddisi  e spini. (9)              non troveresti qua che disa e rovi.

Dameta:                                                                 Dameta:

Felici vui, chi senza cripacori                              Felici voi, che senza crepacuori

Vi guditi li campi ereditati,                                  vi godete i campi ereditati,

Li guardij di li crapi e vacchi e tori!                    gli armenti di capre e vacche e tori!

 

Nun v' invidiu; guditi o fortunati;                      Non vi invidio; godete o fortunati;

Chianciu la mia miseria, ohimè ! li mei            piango la mia miseria, ohimè! i miei

Chianciu, ch'abbannunai, patrii cuntrati.          piango, che abbandonai, patrie contrade.

 

La liggi in iddi è in manu di li rei; (10)           La legge in quei luoghi è in mano dei rei;

L'aggravj, l'angarìj, la mala fidi                      gli aggravi, le angherie, la mala fede

Nemmenu la pirdunanu a li Dei.                   Nemmerohanno riguardo per gli Dei.

 

Di pripotenti spugghiari si vidi                       Da prepotenti spoglieare si vede

L'agricolturi, e di rapaci latri,                         l’agricoltore, e da rapaci ladri,

E l'avara ingordigia trisca e ridi.                    e l’avara ingordigia burla e ride.

 

Astrìa pirciò sdignata a lu Diu patri (11)            Astria perciò sdegnata al Dio padre   

Purtau li soi lagnanzi, e ci chiamau                    portò le sue lagnanze, e ci chiamo

Li flagelli di supra a squatri a squatri:               i flagelli di sopra a squadre a squadre:

 

L'epidemia a li crapi si attaccau,                       l’epidemia alle capre di attaccò,

Poi si estisi a li pecuri e a li vacchi,                  poi si estese alle pecore e alle vacche,

Né pri l'aratru un boi  chiù ci arristau.              né per l’aratro un bue più c’è rimasto.

 

Ora fannu li grandini gran smacchi                 Ora la grandine fa grandi disastri

Di lavuri e di viti; ora l'arsura                          di campi di grano e viti; ora l’aridità

Fa chi la terra pri la siti ciacchi;                       fa che la terra per la sete si apre;

 

Ora l'alluviuni ogni chianura                           ora l’alluvione ogni pianura

Allaga, e si strascina e casi e vigni,                 allaga, e trascina con sé case e vigne,

E lassa margi  chi fann'aria impura.               e lascia fango che fa l’aria impura.

 

Unn'eu vidennu a tanti chiari signi              Dov’io vedendo  con tanti chiari segni

L'ira celesti, abbannunai li prati                   l’ira celeste, abbandonai i prati

Di li suduri mei risi benigni.                          dai miei sudori resi beningni.

 

Lu celu, chi di mia appi pietati,                    Il cielo, che di me ebbe pietà,

Mi avìa lassatu pochi vacchi in vita            mi aveva lasciato poche vacche in vita

‘Ntra na rimota vaddi cunfinati;                 tra una remota valle confinante;

 

In chista luntanissima e rumita                    in questa lontanissima e romita

Parti ieu traspurtai la mia famigghia           parte io trasportai la mia famiglia

Di li miserii e guai trista e avvilita.              dalle miserie e guai triste e avvilita.

 

Junti, dissi miu patri: Va cunsigghia               Giunti, mio padre disse: Va consiglia

In un tempiu li Dei, senza l'aiutu                    in un tempio gli Dei, senza l’aiuto

D' iddi è vana ogni imprisa chi si pigghia:       di loro è vana ogni impresa che si prende:

 

Pregali a fàris' iddi nostru scutu                    pregali di farsi nostro scudo

Contra di l’infurtunii. Unn'eu lassati            contro gli infortuni. Dov’io lasciati

Tutti li mei, mi su di ddà partutu.                 Tutti i miei, mi sono di là partito.

Tirsi:                                                                  Tirsi:

Li toi casi mi fannu assai pietati,                 I tuoi casi mi fanno assai pietà,

Ma datti paci: l'omini dabbeni                    ma datti pace: gli uomini dabbene

Àscianu  dappertuttu amici e frati.             Trovano dappertutto amici e fratelli.

 

Truvirai ccà riposu a li toi peni,                  Troverai qui riposo alle tue pene,

E pri un duci affilatu  chi in mia trovu       e per un dolce affloato che in me trovo

Ti auguru jorna placidi e sereni.                ti auguro giorni placidi e sereni.

 

Ora ripigghia lu filu di novu                          Ora ripiglia il filo di nuovo

Di lu raccuntu, e dimmi li passati                 del racconto, e dimmi le passate

Toi vicenni, ch'intressu anch'eu ni provu.     tue vicende, che interesse anch’io ne provo.

Dameta:                                                              Dameta:

Errai ramingu in varii cuntrati,                        Eraai ramingo in varie contrade,

E junsi unni li campi leontini                           e giunsi dove i campi leontini

Da lu Simetu sunnu abbivirati.                       dal Simeto sono abbeverati.

 

Lu seguii a mità; poi tra vicini                        Lo segui per metà; poi tra vicine

Praterìi m' indrizzai ‘mmenzu a felici           praterie m’indirizzai in mezzo a felici

Siminèrii di grani ed orzi e lini.                      seminati di grani ed orzi e lini.

 

Scopru lu tempiu di li Dii Palici, (12)            Scopro il tempio degli Dei Palici,

Figghi gemelli di Giovi e Talia,                      figli gemelli di Giove e Talia,

Di cui tanti prodigii fama dici.                      dei quali tanti prodigi fama dice.

 

C'eranu allatu d'acqua chi surgia                C’erano accanto dell’acqua che sorgeva

Dui laghiceddi, e un saggiu sacerdoti         due laghetti, e un saggio sacerdote

Ddocu a purificàrimi m' invia.                     là purificarmi m’invia.

 

Poi vìju lu cuncursu di divoti                      Poi vedo una processione di devoti

Chi offrivanu a li Dii frumenti e vini,        che offrivano agli Dei frumento e vini,

Ogghi  e viteddi da parti rimoti;                 olii e vitelli provenienti da parti remote;

 

Di cui si ni fa parti a pilligrini;                    da dove provenivano i pellegrini;

Chi ntra sti lochi l'ospitalitati                     che tra questi luoghi l’ospitalità

E’ generusa supra ogni confini.                 è generosa oltre ogni confine.

Tirsi:                                                                Tirsi:

Lu sacciu anch' iu pri prova: visitati         Lo so anch’io per prova: ho visitato

Haju  sti lochi, e vitti chi li riti                     questi luoghi, e ho visto che i riti

Su edificanti e assai beni osservati.            sono edificanti e ben osservati.

 

Trattai li sacerdoti,  ch' istruiti                      Conobbi i sacerdoti, che istruiti

Sunn'anchi di Esculapiu tra la scola,(13)      sono anche della scuola di Esculapio,   

Ed in curari armenti assai periti.                  e nel curare gli armenti assai periti.

 

Di la saggizza d' iddi fama vola,                     Della saggezza di loro fama vola,

E supra tuttu di lu disintressu :                     e soprattutto del lororo disinteresse:

Lu bonu ferru si vidi a la mola.                      il buon ferro si vide alla mola.

 

Pirciò cuncurri e l'unu e l'àutru sessu          Perciò arrivano uomini e donne,

Da tutti li cuntrati, e li cumarchi                   da tutte le contrade e frazioni,

Da malatii e da infortunii oppressu.             oppressi da malattie e infortuni.

Dameta:                                                             Dameta:

Si, mi rigordu, macilenti e zarchi                   Sì, mi ricordo, macilenti e pallidi

Ni vitti assai, chi stavanu agguccìati              ne vidi assai, che stavano nascosti

Sinu a lu nasu tra li sagghimmarchi.              sino al naso denro i palandrani

 

Passai chiù ghiorna ddà tranquilli e grati;       Passsai più giorni là tranquilli e grati;

Pòi riflittennu a quantu mi dicìa                       poi riflettendo su quanto mi diceva

Lu vecchiu patri a la mia prima etati.              il vecchio padre nella mia infanzia.

 

Chi l'oziu tantu all'omini nucìa,                       Che l’ozio tanto agli uomino nuoceva,

Quantu noci ‘a ruggini a l'azzaru                     quanto nuoce la ruggine all’accaio

Chi adopratu nun è, ne si manìja;                   che adoperato non è, ne si maneggia;

 

Lu Ministru pirtantu a li Dii caru                      Pertanto, il Ministro caro agli Dei

Prigai, chi si dignassi d’impitrari                    pregai, che si degnasse d’impietrare

A li disgrazii mei tregua o riparu;                    alle mie disgrazie tregua o riparo;

 

Chi la famigghia mia, fatta passari               che la mia famiglia, fatta passare

Quasi nova culonia tra na vaddi,                  quasi nuova colonia tra una valle

Facissiru pri sempri prosperari;                     facessero per sempre prosperare;

 

Chi d'armenti ni abbunninu li staddi,          che di armenti ne abbondino le stalle,

E tègnanu luntani li marvaggi                       e tengano lontani i malvagi

E li flagelli di li nostri spaddì.                         e i flagelli dalle nostre spalle.

 

Diss' iddu : La natura aspri e sarvaggi          Disse lui: La natura aspri e selvaggi

Produci li pirànii e li agghiastri,                     produce i peri e gli oleastri,

E la gran parti d'àrvuli e di erbaggi :             e gran parte degli alberi e delle erbe:

 

Ma l'arti chi li inzita e fa parrastri                 ma l’arte che l’innesta e fa patrigni

Cu la cultura li frutti addulcisci,                     con la cultura i frutti addolcisce,

E li guarda da mali e da disastri.                   e li guarda da mali e da disastri.

 

Lu stissu avveni all'omu : insarvaggisci         Lo stesso avviene all’uomo: inselvaggisce

Si a se stissu si lassa e si abbannuna,            se a se stesso si lascia e si abbandona,

E di li feri  appena differisci;                            e dalle fiere appena differisce;

 

Ma l'arti, o ‘nzita,  o un sensu ci sprigiuna,    Ma l’arte, o innesto, un senso ci sprigiona,

Chi è patri d'ogni affettu dilicatu,                     che è padre d’ogni affetto delicato,

E la ragiuni poi l'opra curuna :                           e la ragione poi l’opera corona:

 

Allura l'omu si vidi furmatu                              allora l’uomo si vede formato

Pri la via di lu cori e di la menti,                       per la vie del cuore e della mente,

E multu su li bestii elevatu.                               e molto sulle bestie elevato.

 

Atti ancora a produrri sti purtenti                    Atti a produrre questi portenti

Di Anfiuni e di Orfeu li liri foru, (14)             di Anfione e di Orfeo le lire furono,

Chi lupi in paci attrassiru cu armenti.          che in pace attrassero i lupi con armenti.

 

Ma si ben l'arti o l'Eliconiu coru (15)             Ma sebbene l’arte o l’Eliconio coro

Ammansisci li ruvidi e salvaggi,                      ammansisce i ruvidi e i selvaggi,

Non però chiddi in cui l'Idolu è l'oru;(16)       non però quelli in cui l’Idolo è l’oro;

 

E in cui malizia e vizii malvaggi                         nei quali malizia e vizi malvagi

Lu sensu anchi comuni ànnu distruttu          il senso anche comune hanno distrutto

E di ragiuni astutaru li raggi.                           e della ragione spensero i raggi.

 

Chisti cuntrati sunnu uguali in tuttu             Queste contrade sono uguali in tutto  

A li terri sfruttati, unni 'un ci alligna             alle terre sfruttate, dove non attecchisce

Un'erva bona o un'àrvulu di fruttu.              un’erba buona o un albero di frutto.

 

Dunca si tu si' d' indoli benigna,                      Dunque se tu sei d’indole benigna,

Comu mustri d’aspettu, eu ti prupognu        come mostri d’aspetto, io ti propongo

‘Na genti e na cumarca  di tia digna;               una gente e una contrada di te degna;

 

Ddà, pri quantu eu mi giudicu e suppognu,      là, per quanto penso e suppongo,

Ti basta l'onestà, la bona fidi;                             ti basta l’onestà, la buona fede;

D'àutri raccumandizzi  'un ài bisognu.              di altre raccomandazioni non hai bisogno.

 

Cu chisti suli e non cun àutri guidi                  Con queste sole e non con altre guide

Tra li muntagni Erèi ben ricevutu                    tra le montagne Erei ben ricevuto

Sarai. Vacci, confida ed in mia cridi.(17)        sarai. Vacci, confida ed in me credi.

Tirsi:                                                                      Tirsi:

O pasturi, sii tu lu ben vinutu !                        O pastore, sii tu il benvenuto!

Quantu l'arrivu to mi junci gratu !                  Quanto l’arrivo tuo mi giunce grato!

Un Diu certu ti spira e duna ajutu.                 Un Diu certu ti spira e dà aiuto.

 

Mi ni addugnu  a lu modu inusitatu,                  Me ne accorgo dal modo inusitato,

Chi prova lu miu cori a lu to diri,                         che prova il mio cuore al tuo dire,

Quali un tempu cu Dafni avia pruvatu, (18)     come un tempo con Dafni aveva provato,

 

Quannu da la sua vucca proferiri                        quando dalla sua bocca proferire

Ntisi parti di soi noti amurusi,                             intesi parti delle sue note amorose,

Ch'in pettu mi si vinniru a sculpiri.                    Che in petto mi si vennero a scolpire.

Dameta:                                                                  Dameta:

Ti pregu, in grazia, nun tinirli chiusi;                  Ti prego, in grazia, non tenerli chiusi;

Fa ch'eu li senta, gradirò stu beni                      fai che io li senta, gradirò questo bene

Chiù di l'àutri toi doni generusi.                         più degli altri tuoi doni generosi.

Tirsi:                                                                         Tirsi:

Chiuditi l'ali vinticeddi ameni,                              Chiudete l’ali venticelli ameni,

Suspinniti ocidduzzi di cantari,                             sospendete uccellini di cantare,

Tistimonii vi vogghiu a li mei peni :                    testimoni vi voglio alle mie pene:

 

Sutta li vostri nidi, unni accurdari                      sotto i vostri nidi, dove accordare

Sulìa la mia sampugna, da li duci                      solevo la mia zampogna, dalle dolci

Vostri carizzi apprisi anch'iu ad amari.            vostre carezze appresi anch’io ad amare.

 

Li tremul’ali, l’interrutta vuci,                              Le tremuli ali, interrotta voce,

L’ espressioni di li cori ardenti                            l’espressione dei cuori ardenti

Purtaru all’occhi mei ‘na nova luci.                 portarono agli occhi miei una nuova luce.

 

Qual’idei mi svigghiaru tra la menti !             Qual’idee mi svegliarono nella mente!

Qual’in pettu suavi batticori !                          Qual’in petto soave batticuore!

Qual’immagin’ in sonnu siducenti!                 Qual’immagine in sogno seducente!

 

Ora Veneri stissa vidia in Clori                       Ora Venere stessa vedevo in Clori

Cu Cupidini allatu, chi dicìa:                           con Cupido a fianco,  che diceva:

Ama, l’ adura, dunaci lu cori.                        ama, adorala, donagli il cuore.

 

Ora lu sonnu mi la dipincìa                              Ora il sogno me la dipingeva

Tenera a signu, ch' iu tra ddi momenti         tenera a segno, ch’io tra quei momenti

Chiù lu miu cori nun  truvava in mia...       più il mio cuore non trovavo in me…

 

M’ abbaianu  li cani! … forsi genti               M’abbaiano i cani! … forse gente    

A disturbari veni li lagnanzi                           a disturbare viene le lagnanze

Di l’infocatu animu miu dulenti? …             dell’infuocato animo mio dolente?...

 

Cà interrumpiu li duci consonanzi,               Qui interruppi  le dolci consonanze,         

Ddi armali vintijannu  mi scupreru              quegli animali annusando mi scoprirono

Dintra un macchiuni a picciuli distanzi.       dentro una macchia a poca distanza.

Dameta:                                                            Dameta:

Beati chiddi chi lu canusceru,  (19)              Beati quelli che lo conobbero,

Beatu tu ! Si lu to labbru è tali,                     beato tu!  Se il tuo labbro è tale

Cosa divu pensami di lu veru ?                      cosa debbo pensare del vero?

 

Chiddu, in cui l'api cu l’indorat'ali                Colui, in cui le api con l’indorate ali

Deposiru lu meli, e chi si cridi                       deposero il miele, e chi si crede

Essiri natu da patri immortali ?                     essere natu da padre immortale.     

Tirsi:                                                                        Tirsi:

 Mercuriu, ed è comuni cà la fidi, (20)               Mercurio, ed è comune qui la fede,

Con una ninfa in nui l'à generatu                       con una ninfa in noi l’ha generato

Tra un vuschittu di addàuri, chi ddà vidi.         tra un boschetto di alloro, che là vedi.

 

Poi crisciutu, da Pani fu addistratu                   Poi cresciuto, da Pan fu addestrato

Ad animari l’incirati canni;                                 ad animare le lucide canne;

E Apollu c'infunniu divinu ciatu,                       ed Apollo gli infuse divino fiato,

 

Cu lu quali cantau, fattu chiù granni,              con il quale cantò, fatto più grande,

La prima gran discordia di li cosi                      la prima gran discordia delle cose

Chiamata caos sin da li prim'anni. (21)            chiamata caos sin dai primi anni.

 

E Amuri, chi nascennu poi composi                E Amore, che nascendo poi compose

Li discordi elementi e organizzau                    i discordanti elementi e organizzò

Li globi tutti e l'armunia disposi, (22)           i globi tutti e l’armonia dispose,

                                              (la nota 22 dello stesso Meli)

 

Pri cui la terra in centru si pusau,                     per cui la Terra in centro si posò,

E l'acqua in varii parti la divisi,                          e l’acqua in varie parti la divise,

E pr' impulsu d'amuri l'abbrazzau;                   e per impulso d’Amore l’abbraccio;

 

L'aria, chi supra d' iddi si suspisi,                   l’aria, che sopra di esse si sospese,

Spusàtasi a lu focu ed a la luci,                      sposatasi al fuoco e alla luce,

Li fòmiti amurusi in terra misi:                      le scintille amorose in terra mise:

 

Da chisti fecunnata eccu produci                   da queste fecondata ecco produce

Pianti, inzetti, animali, omini e feri,               piante, insetti, animali, uomini e fiere,

E quantu à forma e vita e motu e vuci.         e quanto ha forma e vita e moto e voce.

 

Estenni Amuri in terra tra li sferi                  Estende Amore in terra tra le sfere

Lu so imperiu: e tra l'omini rignannu          il suo imperio: e tra gli uomini regnando

Forma li società, li regni e imperi.               Forma le società, i regni e imperi.

 

Cussi d 'Amuri seguitau cantannu                Così d’Amore sgeuitò cantando

Tra un ciumi di eloquenza e di ducizza       tra un fiume di eloquenza e di dolcezza

A nui li santi soi liggi dittannu ;                    a noi le sante sue leggi dettando;

 

Di reciproca fidi, di esattizza,                        di reciproca fede, di esattezza,

E di concordia chi poi fannu uniti                e di concordia che poi fanno unite

Di l'omini la forza e la ricchizza.                   degli uomini la forza e la ricchezza.

 

Spissu abbassau lu cantu e li graditi          Spesso abbassò il canto e i graditi

Pasturali esercizii e utili e saggi                 pastorali esercizi e utili e saggi

Documenti dittava in varii siti.                   documenti dettava in vari luoghi.

Dameta:                                                           Dameta:

Si, pàrrami di pasculi e di erbaggi,            Sì, parlami di pascoli e di erbaggi,

Chi sunn'utili chiù di spata e lancia           che sono utili più di spada e lancia

Ad un pasturi pri li soi vantaggi.                 ad un pastore per i suoi vantaggi.

Tirsi:

La vacca meti l'erva quannu mancia          La vacca miete l’erba quando mancia

Pirchì ama di manciari a vucca china,        perché ama mangiare a bocca piena,

Perciò scurrennu sempri locu cancia.         perciò scorrendo sempre luogo cambia.

 

Dunc'a vacchi pri pasculi destina                       Dunque a vacche per pascoli destina

Fertili e vasti campi, e vaddi frischi                   fertili e vasti campi, e valli fresche   

Ricchi in gramigni ed in trifogghi e in jina;       ricche in gramigne e in trifoglio e in avena;

 

Cusì a manciari assai l'invogghi e adischì,        così a mangiare assai le invoglie e adeschi,

E cu distisi minni poi turnannu                         e con distese mammelle poi tornano

A lu mùncirisi ìnchinu  li cischi.                       al mungersi riempiono i secchi.

 

A lu cuntrariu poi radi manciannu                   Al contrario poi rade mangiando

L'umili picuredda la fin'erva,                           l’umile pecorella la fine erba,

La terra unn' idda passa denudannu,            la terra dove essa passa denudando,

 

Perciò spissu per idda si riserva                            perciò spesso per essa si riserva

L'avanzu scarpisatu  di l'armenti,                        l’avanzo calpestato dagli armenti,

O qualchi pratu chi ad àutru usu 'un serva.      o qualche prato che ad altro uso non serva.

 

Li crapi vacabunni ed insulenti                        Le capre vagabonde ed insolenti

Amanu munti e vàusi appiccicari,                  amano monti e balzi appiccicare

E tra li macchi azzìccanu lu denti…                e tra le macchie affondano i denti…

 

Ma  nun  pir iddi ni avemu a scurdarì             ma non per esse ci dobbiamo scordare

Nui  la nostra merenna;  e tra stu mentri      noi la nostra merenda; e mentre

Cii'iddi si stannu l'ervi a pasculari,                  che loro si stanno l’erbe a pascolare,

Ristoramuci ancora nui li ventri.                     ristoriamoci ancora noi il ventre.

 

1)       Monti Erei,  gruppo montuoso della Sicilia centrale, principalmente ricadente nella parte centrale e settentrionale della Provincia di Enna, con la vetta più alta raggiunta dal Monte Altesina, con i suoi 1.192 metri s.l.m.. Qui descritto come un mondo ideale astratto dove sta vivendo Tirsi.

2)      Dameta e Tirsi, nomi di due pastori – Dameta nota su Idillio I – Tirsi nota su Idillio II.

3)      Tè – usato come richiamo ad animali.

4)      Primintia – primizia – appena fatta.

5)      Castigghiuna e tumminia. Castigghiuni, specie di frumento bianco – Tumminia,grano che si semina in marzo detto anche marzuolo.

6)      Astria – Austria – Questo rifermimento di Meli alla pace austriaca evidenzia che il poeta considerò il periodo napoleonico foriero di discordie e di guerra. Ma Astria – non è solo un riferimento storico – è soprattutto un riferimento astratto di giustizia  - e lo si noterà nel proseguimento di questa egloga.

7)      A sticchi e nicchi – essere in contrasto.

8)       In quel particolare periodo la Sicilia fu sotto l’influenza dei Borboni (e per questo il riferimento all’Austria).  Il Re Borbone Ferdinando III di Sicilia, nel 1798 fu costretto ad abbandonare Napoli e a rifugiarsi a Palermo.  Tornò a Napoli dopo gli accordi con Napoleone nel 1802, ma a causa dell'invasione francese del regno di Napoli   ritornò a Palermo nel 1805 e vi rimane fino alla ricostituzione del regno di Napoli nel 1816. Vi fu anche un ruolo giocato dagli inglesi che assicurarono la protezione all’Isola con la loro marina e in quel contesto storico Ferdinando III si trovò costretto a concedere la Costituzione siciliana  voluta nel 1812 dal Parlamento siciliano.

9)      Ddisi e spini – disa pianta selvatica,  saracchio, di terreni spogli;  spine, riferimento a rovi di terre incolte e selvagge. 

10)   A parte ogni considerazione storica che in questo luogo bucolico diventa astratta;  il dialogo tra i due pastori intende descrivere due mondi: uno dove regna pace e ordine sociale ed uno dove regna inimicizia, contesa e violazione di ogni legge. Dameta pare fuggito da un mondo di guai e cerca pace. Dameta pare venire da un mondo vicino a quello stesso di Tirsi, ma completamente diverso; come se ci fosse una Sicilia ideale dei Monti Erei ed un’altra Sicilia reale dal quale è necessario fuggire. 

11)   Qui si nota in tutta l’evidenza l’uso di Astria in senso astratto, infatti: Astria si rivolge al Dio padre e si lagna per il comportamento reo di quelle contarde da dove viene Dameta; il Dio padre si comporta come il Dio biblico che punisce con flagelli. Le disgrazie della natura arrivano come conseguenze del malgoverno.

12)   Riferimento al lago di Naftia in contrada Rocca (zona di sorgenti di acqua sulfurea)  dove anticamente si dice era il sito del tempio agli dei Palici figli di Giove e Talia – consultabili note su: http://www.virtualsicily.it/Monumento-Lago%20e%20Tempio%20dei%20Palici-CT-648

13)   Si riferisce a sacerdoti che seguivano la scuola di Esculapio.

14)   Anfione ed Orfeo  ambedue esperti  nell’arte della musica.

15)    Eliconio da Elicona, monte sacro alle muse e ad Apollo.

16)   L’arte non riesce ad ammasire gli esseri il cui Idolo è l’oro – il denaro li ha resi come aride contrade.

17)   Da questo verso si può desumere che i Monti Erei sono ancora un ideale a cui giungere, una meta agognata per ambedue i pastori e per gli uomini probi.

18)   Dafni, nome di altro personaggio della Bucolica di Meli che incontreremo nell’Idillio III dell’Estate.

19)   Questi due gruppi di versi di Dameta  suonano come: beati coloro che conobbero l’amore…

20)   Riguardo  ad Amore – il Meli fa riferimento a più aspetti del mito. Riguardo ad Amore generato da Mercurio, si può ricordare il primo Cupido di cui parla Cicerone sulla mitologia greca: «Il primo Cupido si dice che sia figlio di Mercurio e della prima Diana, …»

21)   Secondo Esiodo, Eros (il dio dell'amore) fu il quarto dio ad essere creato, dopo il Caos, Gaia (la Terra) e il Tartaro (l’Abisso o inferi).  

22)   Nota dello stesso Meli  all’edizione del 1814. Quella potenza,  che attrae i corpi, e quella, che li unisce, e li combina fra loro sembra, che non fossero in tutto ignote agli antichi filosofi, e mitologi; giacché abbiamo in  Esiodo: che amore nato dal caos ordinò, ed organizzò gli elementi, che erano prima discordi. La denominazione di amore,  o di voluttà, che noi abbiamo circoscritta ad una tendenza morale degli esseri animati, era forse concepita da essi  in un senso estesissimo, che esprimeva, ed abbracciava, tutto ciò, che noi intendiamo per attrazione, affinità, simpatia, genio, inclinazione, ecc. (Meli).

Immagine Monti Erei da

LA BUCOLICA di G. Meli INDICE PARTI

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