sabato 26 giugno 2021

Ingratitudine - ovvero perle ai porci

 




Giovanni Meli

Favola sull'ingratitudine:

cosa ci si può

aspettare dai porci?????

XXXVI - L'INGRATITUDINI 

O SIA LA VECCHIA E LU PORCU       

INDICE FAVOLE MORALI

L'INGRATITUDINI O SIA                       L'INGRATITUDINE O SIA

LA VECCHIA E LU PORCU                   LA VECCHIA E IL PORCO

 

‘Na vecchia, chi tiratu                                 Una vecchia, che tirato    

Si avia da un puzzu l'acqua,                      aveva da un pozzo l’acqua,

Ni sdivacau lu catu                                      ne svuotò il secchio

tra un lemmu, e poi si sciacqua.                in un lavabo, e poi si sciacqua.

 

Un porcu arsu di siti,                                 Un porco arso di sete,

Vidennu l'acqua, scappa,                          vedendo l’acqua, subito,

E senza offerti, o inviti,                             e senza offerte, o inviti,

Arriva e si l'appappa.                                 arriva e se la pappa.

 

Nun pensa farci mali                                 Non pensa a farci male

La vicchiaredda pia,                                  la vecchierella pia,

E godi ca dd'armali                                    e gode che quell’animale

Si sazia e si arricria.                                  si sazia e si ristora.

 

Vivennu quantu pò,                                 Bevendo quanto può,

Lu porcu poi nun lassa                            il porco poi non lascia

Fari da paru so: (1)                                  di fare da pari suo: (1)

Lu lemmu ci fracassa.                             il lavabo gli fracassa.

 

La vecchia a sta vinditta  (2)                   La vecchia a questo atto   

Si pila e si contorci, (3)                           si strappa i capelli e si contorce,  (3)

Dicennu mesta e afflitta:                        dicendo mesta ed afflitta:

Faciti beni a porci!                                   Fate bene a porci!

 

Note

1)      da paru so = da suo pari, come era da aspettarsi per la sua natura. Si poteva aspettare

la vecchierella gratitudine dal porco?

2)      Vinnitta = vendetta, ma qui sta per atto cattivo.

3)      Pilarisi = strapparsi i capelli, anche in solo senso figurativo di grande dispiacere.

Immagine vecchetta e porci dal sito riportato

    INDICE FAVOLE MORALI

        TRE LIBRI SU GIOVANNI MELI - L'Abati


L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

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In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




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giovedì 17 giugno 2021

Epigrammi di Giovanni Meli


Per epigramma,  si intendeva nelle antiche origini  un breve componimento poetico dedicato a qualcuno o qualcosa;  nato come  iscrizione funeraria poi nell’uso assunse,  già tra i Greci e i Romani,  un tono di arguzia ironica e mordace che conservò successivamente nelle letterature moderne.  Gli epigrammi di Giovanni Meli  sono tra i più vari, la sua ironia si riversa su personaggi famosi o su situazioni particolari, a volte su se stesso.  In alcuni epigrammi il Meli usò, anche perché era un medico, l’aspetto di ricette per curare qualche malanno o qualche  presunzione umana.   Nella grande opera antologica di Edoardo Alfano del 1914, che raccoglie tutta l’opera poetica di Giovanni Meli,  si trovano raccolti 43 epigrammi  che non vanno oltre gli otto versi.

lunedì 14 giugno 2021

Il vanto del glorioso passato

 

Ci capita di sentire discorsi retorici

sul glorioso passato

- ecco come intervenne Giovanni Meli,

dopo il solito rinvangare i bei tempi

che furono, ...

Epigramma - Lu vantu passatu

INDICE EPIGRAMMI GIOVANNI MELI


Lu vantu passato                                              Il vanto passato

 

Aviti signur Conti peroratu,                        Avete signor Conte perorato,

Pincennu cu vivissimi riccami,                   dipingendo con vivissimi ricami,

Di la Sicilia lu filici statu,                             della Sicilia il felice stato,

E l’arti e li scienzi in vari rami;                   e l’arte e le scienze in vari rami;

Ma a chi ni servi lu vantu passatu             ma a che ci serve il vanto passato

Si nun appaga li presenti brami?               se non appaga le presenti brame?

Chi vali si me patri è gucciddatu, (1)         Che vale se mio padre è decorato,

Ed iu fratantu mi moru di fami? (2)           ed io fratanto mi muoio di fame?

 

1)  Gucciddatu  a vrazzu – braccio a ghirlanda – da diz. delle voci oscure di Meli –

de Roberti.  Può intendersi anche decorato –  o giocando sulla sonorità, 

anche cucciddatu forma di pane a ciambella e dolce tipico siciliano.

2)  Questo epigramma fu improvvisato dal Meli dopo che aveva ascoltato un discorso

            all’”Accademia siciliana” tenuto dal Conte Castelli sul tema: “La Sicilia tra

           le scienze non cede all’antica Grecia e Roma”.

 

Ghirlanda - Immagine 1 da     


INDICE EPIGRAMMI GIOVANNI MELI


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sabato 12 giugno 2021

Quali patti tra Volpe e Lupo?

 


Può bastare

il solo vantaggio reciproco

a tenere in piedi

un patto?



O ci vuole qualcosa in più:

stima, amicizia... ? 

ECCO LA XXXV Favola Morale

di Giovanni Meli

La Vulpi e lu Lupu

che affronta l'argomento                              INDICE FAVOLE MORALI

LA VULPI E LU LUPU                                                LA VOLPE E IL LUPO

 

Standu ‘na vulpi supra ‘na finestra                       Stando una volpe sopra una finestra

Di un casalinu vecchiu inabitatu,                          di un casale vecchio inabitato,

Guardava a bassu in macchi di jinestra;              guardava in basso in macchie di ginestra;

Un lupu, chi vidennusi guardatu,                          un lupo, che vedendosi guardato,

Ci spia: “T'aju a dari?” Idda surrisi  (1)                  gli domanda: “Ti ho a dare?” Lei sorrise

Dicennu:  “Aju squatratu quantu pisi.” (2)           dicendo: “Ho valutato quanto pesi”.

 

“Tu nun sì tanta leggia”, iddu rispusi; (3)          “Tu non sei tanto leggera”, lui rispose;

“Ma puru si tra nui ci fussi lega,                        “Ma pure se tra noi ci fosse lega,

Tintiriamu l'imprisi chiù azzardusi.                   tenteremmo l’imprese più azzardose.

'Ntavulamu un trattatu; pensa, spiega,               Intavoliamo un trattato; pensa, spiega,

Ditta li liggi tu, ch'eu tutti quanti                       detta le leggi tu, che io tutti quanti

Juru osservarli comu saggi e santi.”                    giuro osservarle come sagge e sante”.

 

“Benissimu - diss'idda -  pri cuscenza                    “Benissimo -disse lei- “per coscienza

Sacciu quanta pò avirinni lu lupu;                       so quanta ne può avere il lupo;

Onuri ni poi vinniri a cridenza:                             onore ne può vendere a credito:

'Nzumma si Giovi 'un è pri tia chi un pupu,       insomma se Giove non è per te che un pupo,

Si fidi in tia, né probità ci trasi,                             se fede in te, e neanche probità ci entra,

Stu trattatu unni posa e metti basi?”                    questo trattato dove posa e mette basi?”

 

“Lu vantaggiu reciprocu”, ripigghia                       “Il vantaggio reciproco”, ripigghia

Lu lupu. Ma la vulpi: “Ccà ti vogghiu.                   il lupo. Ma la volpe: “ Qua ti voglio.

L'amur propriu nun dormi, sempri vigghia,          L’amor proprio non dorme, sempre veglia,

E si ci torna commodu un imbrogghiu,                 e se ci torna comodo un imbroglio,

Posponi, scarpisannu ogni trattatu,                        pospone, calpestando ogni trattato,

All'utili comuni lu privatu.”                                     all’utile comune il privato.”

 

“Dunca - ripigghia l'autru - già si vidi,                     “Dunque - ripiglia l’altro - già si vede,

Chi cu la tua manera di pinsari                               che con la tua maniera di pensare

La guerra sula è chidda chi decidi.                          la guerra solo è quella che decidi.

E idda: Chi autru da tia si pò spirari?                     Ed essa: “Che altro da te si può sperare?

Unni c'è radicata la malizia                                     Dove c’è radicata la malizia

Allignari 'un ci pò mai l'amicizia.” (4)                   allignare non ci può mai l’amicizia”.

 

Note

1)      T'aju a dari? = Ti ho a dare, ti debbo qualcosa. Tipica domanda di chi si sente osservato

in modo inopportuno.

2)      Squatratu = squadrato, guardare soppesando, valutando, o anche con un vago sospetto.

3)      Tu nun sì tanta leggia = tu non sei tanto leggera, il lupo vuol far capire che la conosce bene

e di fama; ed avanza la proposta.

4)      Allignari= già in italiano allignare, attecchire.

 

Immagini da:   volpe       lupo


INDICE FAVOLE MORALI


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venerdì 11 giugno 2021

Tra gli epigrammi di G. Meli - l'estasi per Lu maccarruni

 





Ecco il piatto

che può provocare l'estasi

INDICE EPIGRAMMI GIOVANNI MELI


Lu maccarruni (1)                                            Il maccherone

 

Lu maccarruni a cui nun è simpatucu?            Il maccherone a chi non è simpatico?

Sia Sicularu o Preti, o sia Canonicu,                  Sia Secolare o Prete, o sia Canonico,

Appena chi li vidi resta estaticu                         appena che li vede resta estatico

E in estasi ci à jutu chiù d’un monacu.             e in estasi ci è andato più di un monaco.

Jeu chi cun iddi spissu spissu praticu                 Io che con loro spesso spesso pratico

E li labbri e la vucca mi ni ‘ntonacu                   e le labbra e la bocca me ne intonaco

Mi zittu, pirchì timu ‘ntra un vuccuni               sto zitto, perché temo in un boccone

Nun vi manciati a mia pri maccarruni (2)       non vi manciate a me per maccherone.

 

1)      Lu maccarruni –  per l’Italia meridionale spaghetti o bucatini, spesso ben conditi.

2)      L’estasi descritta da G. Meli arriva ad una iperbole totale;  il mangiatore di maccheroni si

identifica con i maccheroni stessi.

 

Foto da:

INDICE EPIGRAMMI GIOVANNI MELI


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