lunedì 30 agosto 2021

Sono possibili altri mondi

 


Giovanni Meli (l'Abbati)

Favole Morali

LXVII - L'INSETTI MARITIMI DI LI SPONZI     



INDICE FAVOLE MORALI




L'INSETTI MARITIMI DI LI SPONZI                   GLI INSETTI MARITTIMI DELLE SPUGNE

 

Tra tanti e tanti sponzi chi sù in mari,               Tra tante e tante spugne che sono in mare,

Da migghiara d'insetti populati, (1)                   da migliaia d’insetti popolati,

Duvi ci ànnu li casi e li sulari,                              dove vi hanno le case e i solai,

Ciumi, ponti, curtigghi, chiazzi e strati,             fiumi, ponti, cortili, piazze e strade,

Pri vidirni una, e staricci ‘na picca,                    per vederne una, e starci un poco,

Lu spiritu di Esopu sicci ficca.                              lo spirito di Esopo si ci ficca.

 

E in virtù di la sua potenza innata,                        E in virtù della sua potenza innata,

Vidi non vistu, e gira, e senza scala,                     vede non visto, e gira, e senza scala,

Scinni  e acchiana ogni loggia; allurtimata          scende e sale ogni loggia; alla fine

Penetra in una specii di sala,                                 penetra in una specie di sala,

Duv’eranu in consessu radunati                            dov’erano in consesso radunati

L'insetti li chiù saggi ed accimati.                          gli insetti i più saggi e principali.

 

Si ferma, ed eccu senti recitari                               Si ferma, ed ecco sente recitare,

D'unu d'iddi un discursu, unni si prova                da uno di essi un discorso, dove si prova

Chi l'universu cunsisteva in mari                           che l’universo consisteva in mare

Duvi la sponza, o munnu so si trova                     dove la spugna, o mondo suo si trova

(Sponza si chiama munnu tra sti banni,               (Spugna si chiama mondo da queste parti,

Nun avennu autra idia di cosi granni).                  non avendo altra idea di cose grandi).

 

Agghiunceva dicchiù: chi falsamenti                   Aggiungeva di più: che falsamente

Avevanu l'antichi soi cridutu:                                avevano gli antichi suoi creduto:

Ch’un munnu sulu ci fussi esistenti;                     che un mondo solo ci fosse esistente;

Mentr'iddu da ‘na specula vidutu                         mentre lui da una specola veduto

Ni avia, cu novi soi strumenti esatti,                    ne aveva, con nuovi strumenti esatti,

Multi autri in gran distanza accussì fatti.             molti altri in gran distanza così fatti.

 

“Benchì nun si distingui, poi soggiunci,               Benché non si distingue, poi soggiunge,

Si chisti tali fussiru abitati,                                      se questi tali fossero abitati,

Lu miu strumentu a tali signu 'un junci;                il mio strumento a tale segno non giunge;

Ma, si grata udienza mi accurdati,                         ma, se grata udienza mi accordate,

M'ingignirò, signuri, di pruvarlu,                            m’ingegnerò, signori, di provarlo,

Ma nun mi fidu poi di a vui mustrarlu.                 ma non mi fido poi di a voi mostrarlo.

 

Pri criari  stu munnu da lu nenti                              Per creare questo mondo dal niente

Ci vòsi ‘na putenza auta, infinita;                            ci volle una potenza alta, infinita;

E a un Essiri Infinitu, Onnipotenti,                           e a un Essere Infinito, Onnipotente,

Tant'è creari un munnu a darci vita,                       tant’è creare un mondo e darci vita,

Quant'è crearni centu miliuni:                                 quant’è crearne cento milioni:

Ddocu vi lasciu, e bonciornu patruni.”(2)              qui vi lascio, e buongiorno padrone.”

                                                                           

Lu spiritu di Esopu tra sé dissi:                                  Lo spirito di Esopo tra sé disse:

“È l'omu pri rapportu all'Universu                           “E’ l’uomo per rapporto all’Universo

Picculissimu insettu, comu chissi,                             piccolissimo insetto, come questi,

Tra un restrittu orizzonti chiusu e immersu;           un ristretto orizzonte chiuso e immerso;

L'atmosfera è lu mari, ed è lu munnu                      l’atmosfera è il mare, ed il mondo

Sponza, chi fluttua di stu oceanu a funnu.”            spugna, che fluttua di quest’oceano a fondo.”

 

Note

1)      Nella edizione delle poesie del Meli del 1814, curata dallo stesso autore, a questo verso

fu apposta la seguente nota: Compendio delle transazioni filosofiche di Londra dal

Signor Gibellin. Storia naturale vol. 3 parte 3 pag, 238. Nota che esprime chiaramente,

per questa favola,  il  richiamo di Meli a Jacques Gibelin (1744-1828),  medico e studioso

di botanica.

2)      Ironicamente alla fine della trattazione, l’insetto astronomo, che aveva premesso le difficoltà

che potevano avere gli altri studiosi a capirlo, conclude con un bonciornu patruni; un po’

come dire “.. e buona notte signori”.

 

Immagine spugna di mare da:

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