sabato 28 agosto 2021

Diffidate delle apparenze. C’è chi pare mansueto e nella realtà è feroce

 



Giovanni Meli (l'Abbati)

Favole Morali

LXIV  - LA SURCIA E LI SURCITEDDI


INDICE FAVOLE MORALI




LA SURCIA E LI SURCITEDDI                                        LA SORCIA E I SORCETTI

 

Dintra un crafocchiu d'una pagghialora,                   Dentro il cavo di un pagliaio,

Ch'era in funnu a ‘na stadda, avia la tana                 ch’era in fondo a una stalla, aveva la tana

‘Na surcia cu li figghi nichi ancora.                              una sorcia con i figli piccoli ancora.

 

Lu chiù grannuzzu ‘na jurnata acchiana,                    Il più grandetto una giornata sale,

S'affaccia 'ntra la stadda, e 'ntra un momentu         si affaccia nella stalla, e in un momento

Torna jittannu ‘na gran vuci strana.                           torna buttando una gran voce strana.

 

Mamà, mamà, chi vitti, chi spaventu!                       “Mamà, mamà, che ho visto, che spavento!

Ivi! ca tremu... ajutu !... E mentri esprimi,                Ohimè! Che tremo…aiuto!…” E mentre esprime,

L'afflittu gangularu 'un àvi abbentu. (1)                     l’afflitta (sua) mascella non ha quiete.

 

La matri chi pri affettu sempri timi,                          La madre che per affetto sempre teme,

Si scuncerta ed accurri premurusa:                           si sconcerta ed accorre premurosa:

Chi vidisti? Chi fu? Pirchì ti opprimi?                      “Che hai visto? Che fu? Perché ti opprimi?

 

“Vitti...” ripigghia cu lena affannusa,                       “Ho visto …”  ripiglia con lena affannosa,

“Vitti... ajutu, figghioli... ancora tremu!...                 “Ho visto …aiuto, ragazzi… ancora tremo!...

Vitti ‘na bestia, grossa, spavintusa,                            Ho visto una bestia, grossa, spaventosa,

 

Cu ‘na vucca chi, a tutti quantu semu,                        Con una bocca che, a tutti quanti siamo,

Pari chi sani sani ni agghiuttissi; (2)                            sembra che per intero ci inghiottisse;

E sbruffa forti, e fa un terruri estremu;                       e sbruffa forte, e fa un terrore estremo;

 

E zappa cu superbia, comu avissi (3)                         e zappa con superbia, come avesse

A fari gran fracassi; e a la sua vuci                             a fare gran fracassi; e alla sua voce

Tutta la casa pari chi cadissi.                                      tutta la casa pare che cadesse.”

 

Nun c'è autru?  Rispusi duci duci                              “Non c’è altro?” Rispose dolcemente

La matri, Va cuetati, babbanu;                                   la madre, “Va quietati, babbione;

Ddocu sù chiù li vuci ca li nuci; (4)                           in questo caso sono più le voci che le noci;

 

Chistu è n’armali bonu, un poco ofànu:                  questo è un animale buono, un po’ borioso:

Si chiama lu cavaddu, e quannu zappa,                   si chiama cavallo, e quando zappa,

È un trasportu di focu juculanu,                                è un modo focoso di giocare,

 

Pari in vista chi l'aria s'appappa,                                  sembra a vederlo che l’aria s’inghiotte,

Ma lu so cori è comu carta bianca,                             ma il suo cuore e come carta bianca,

Nun ciunna, nun divora, e mancu attrappa; (5)           non graffia, non divora, e nemmeno afferra;

 

'Nzumma cu chisti armali a manu franca                 insomma con questi animali a mano franca

Trattaticci sicuri, e 'un dubitati:                                 trattateci sicuri, e non dubitate:

L'autri nun vannu d'iddi un pilu d'anca.” (6)             gli altri non vanno di loro un pelo d’anca.”

 

Cussì dicia la matri, ed ammirati                               Così diceva la madre, ed ammirati

Stavanu tutti a séntiri li figghi                                   stavano tutti a sentire i figli

Cu vucca aperta ed oricchi affilati.                            con bocca aperta ed orecchie affilate.

 

Poi ripigghia lu primu: “Meravigghi                          Poi ripiglia il primo: “Meraviglie

Mamà, nni cunti; ma ti vogghiu diri                         mamma, ci racconti; ma ti voglio dire

'Nzoccu poi vitti  'mmenzu a certi stigghi.(7)         quello che dopo ho visto in mezzo a certi arnesi.

 

Un armaluzzu, chi facia  piaciri                                  Un animaletto, che faceva piacere

Sulu a guardarlu: era di pilu griciu,                           solo a guardarlo: era di pelo grigio,

E adaciu adaciu si videva jiri.                                      e adagio adagio si vedeva andare.

 

Li genti ci dicianu: miciu, miciu;                                La gente gli diceva: micio, micio;

Ed iddu, cu mudestia ed occhi bassi,                       e lui, con modestia ed occhi bassi,

'Ncugnava vasciu vasciu e sbriciu sbriciu,                 si avvicinava basso basso e leggero leggero,

 

E paria chi la testa si ficcassi                                      e pareva che la testa si ficcasse

Sutta quasi li pedi di li genti,                                      sotto quasi i piedi della gente,

E chi mancu la terra scarpisassi.                                 e che neanche la terra calpestasse.

 

Avia ‘na vuci melenza, languenti,                             Aveva una voce melensa, languente,

Si turceva lu coddu, e si jittava                                  si torceva il collo, e si buttava

Facci pri terra a tutti li momenti.                               faccia per terra in tutti i momenti.”

 

Basta !... gridau la matri, chi trimava:                       “Basta!..” gridò la madre, che tremava:

Mi arrizzanu li carni, e friddu friddu (8)                    mi si arricciano le carni, e freddo freddo

Sentu un suduri chi tutta mi lava!                               sento un sudore che tutta mi bagna!

 

Ah! figghiu, figghiu, tu sì picciriddu!                      Ah! figlio, figlio, tu sei bambino!

Giudichi da l'esternu! Oh, si sapissi!...                    Giudichi dall’esterno! Oh, se sapresti!...

Scànzanni, o Celu, da li granfi d'iddu!                     Scansaci, o Cielo, dagli artigli suoi!

 

E si avversu distinu a nui prescrissi…                     E se avverso destino a noi prescrisse …

(Ah! chi a sulu pinsarlu mi cunfunnu!)                    (Ah! che solo a pensarlo mi confondo!)

Fa chi prima la terra  nni agghiuttissi!                      fa che prima la terra ci inghiottisse!

 

Di tutti l'animali chi ci sunnu,                                   Di tutti gli animali che ci sono,

Chistu è lu chiù terribili: nun cridi,                           questo è il più terribile: non crede,

Né cridiri lu pò cui nun à munnu!(9)                       né credere lo può chi non ha mondo!(9)

 

A sti cudduzzi torti 'un dari fidi;                               A questi piccoli colli torti non dare fede;

Guàrdati di sti aspetti mansueti;                             guardati da questi aspetti mansueti;

L'occhiu è calatu, però nun ti sbidi.(10)                   l’occhio è calato, però non gli sfuggi.(10)

 

Chisti sù sanguinarii, inquieti,                                 Questi sono sanguinari, inquieti,

Crudi, avari, manciuni, spietati,                               crudi, avari, mancioni, spietati,

Tradituri, latruni, ed indiscreti.                                traditori, ladroni, ed indiscreti.

 

Impieganu li jorna e li nuttati                                  Impiegano i giorni e le nottate

'Ntra ‘na ‘gnuni, cuvannu qualchi prisa,(11)         in un angolo, covando qualche presa,(11)

Cu l'occhi chiusi e li manu ligati,                              con gli occhi chiusi e le mani nascoste,

 

A signu chi cui passa li scarpisa,                            al punto che chi passa li può calpestare,

Pirchì si fannu purvuli e munnizza;(12)                perché si fanno polvere e immondizia; (12)

Ma, fattu colpu, la sua testa attisa.                      ma, fatto colpo, la loro testa ergono,

 

Nescinu l'ugna e tutta la fierizza,                           escono le unghie e tutta la fierezza,

E mittennusi in cima a li canali,                              e mettendosi in cima ai canali,

Passanu di lu fangu a chidd'altizza;                        passano dalla terra a quell’altezza;

 

E tantu in iddi crudiltà prevali,                               e tanto in loro crudeltà prevale,

Chi 'un s’appaga di morti violenta,                         che non si appaga di morte violenta,

Ma pruvari ci fa tutti li mali.                                   ma provare ci fa tutti i mali.

 

Prima nni rumpi l'ossa, e poi nni allenta,                Prima ci rompe le ossa, e poi ci lascia,

Nni strascina, nn’ammutta; e morti arriva             ci trasciana, ci spinge; e morte arriva

Tantu crudili chiù, quantu chiù lenta.                      tanto crudele più, quanto più lenta.

 

Celu, fammi chiù tostu d'occhi priva,                      Cielo, fammi piuttosto di occhi priva,

Chi vidiri un spettaculu di chisti,                              che vedere uno spettacolo di questi,

In qualchi figghiu meu, mentr’eu sù viva!               in qualche figlio mio, mentre sono viva!

 

Ahimè! quali accurtizza mai risisti                            Ahimè! quale accortezza mai resiste

D'iddi a l'insidii, quann’anchi durmennu                 alle loro insidie, quando anche dormendo

Tramanu novi inganni e novi acquisti?                    tramano nuovi inganni e nuovi acquisti?

 

Né sonnu è chiddu so, pirchì sintennu                     Non è sonno il loro, perché sentendo

Appena un peditozzu, aprinu l'occhi,                       appena il calpestio di un piede, aprono gli occhi.

E adaciu adaciu  si vannu spincennu.                      e piano piano si vanno preparando.

 

Si sù guardati, fannu li santocchi;                            Se sono guardati fanno i santarelli;

Ma quannu 'un si cci avverti, di la casa                   ma quando non sono osservati, della casa

Ciorianu li ‘gnuni e li crafocchi;                                fiutano gli angoli e i  buchi;

 

E intenti sempri a fari la sua vasa,(13)                   e intenti sempre a fare il loro interesse,

S'informanu di tuttu, e da la ‘ntrata,                     s’informano di tutto, e dall’entrata

Passanu sinu all'àstrachi la rasa.                              passano fino ai terrazzi la revisione.

 

La carni d'ogni specii c’è  grata;                             La carne di ogni specie gli è gradita;

La mancianu ammucciuni e arraggiatizzi,(14)     la manciano di nascosto e arrabbiaticci,

Però la cruda d'iddi è chiù gustata,                       però la cruda da loro è più gustata,

 

La guardanu in effettu allampatizzi,                       la guardano in effetti affamaticci,

Si la vidinu in autu, e prestu o tardi                        se la vedono in alto, prima o poi

Ci juncinu cu astuzii e scaltrizzi.                             ci arrivano con astuzie e scaltrezze.

                    

Ci sù cani, a lu spissu, chi riguardi                         Ci sono cani, spesso, che riguardi

Annu a la carni, e regginu custanti                        hanno alla carne, e reggono costanti

A li tentazioni chiù gagghiardi,                              alle tentazioni più gagliarde,

 

E ci stannu indefessi pri davanti                             e stanno indefessi per davanti

Senza mancu tuccarla; anzi fidili,                           senza nemmeno toccarla; anzi fedeli,

Da li granfi la salvanu di tanti;                                dagli artigli la salvano di tanti;

 

Ma li gatti, di geniu sempri vili,                              ma i gatti, di genio sempre vile,

Vidennula anchi pinta 'ntra lu muru,                     vedendola anche dipinta nel muro,

Squagghianu pri disiu comu cannili.                      squagliano per desiderio come candele.

 

Nimici a li viventi, odianu puru                                Nemici ai viventi, odiano pure

La propria specii, ed anchi sgranfugnannu           la propria specie, ed anche graffiando

                                      Fannu l'amuri. Chistu è cori duru!                          fanno l’amore. Questo è cuore duro!

 

'Nzumma è ‘na razza nata a fari dannu:                  Insomma una razza nata per fare danno:

Ma lu peju qual è? Chi 'ntra l'aspettu                      ma il peggio qual è? Chi nell’aspetto

Nun si cci sapi leggiri l'ingannu.                                 non si ci sa leggere l’inganno.

 

Guardativi, vi dicu chiaru e schettu,                       Guardatevi, vi dico chiaro e schietto,

Da chisti mansuliddi comu pani;(15)                      da questi mansueti come il pane;

Criditi a cui vi parra per affettu;                              credete a chi vi parla per affetto;

 

E nuddu nescia mai da li soi tani,                           e nessuno esca mai dalle sue tane,

Si prima 'un sciogghi sta prighera, e dici:             se prima non scioglie questa preghiera, e dice:

Giovi, scànzanni a tutti, anchi a li cani,                 Giove, liberaci a tutti, anche ai cani,

Da l'orribili trami di sti mici.  (16)                          dalle orribili trame di questi mici”.

 

Note

1)      Gangularu,mascella;  continua a fare battere i denti per la paura.

2)      Sani sani, per intero, interamente; qui sta per in un solo boccone.

3)      Zappa, si riferisce al calpestio con lo zoccolo che fa il cavallo anche in riposo.

4)      Sù chiù li vuci ca li nuci, sono più le voci che le noci; antico proverbio per dire che si

sta esagerando.

5)      Attrappare, sinonimo italiano poco usato di afferrare.

6)      In confronto ai cavalli gli altri animali valgono meno di pilu d’anca.

7)      Stigghi, arnesi per i cavalli che si conservano nelle scuderie.

8)      Mi arrizzanu li carni,modo di dire siciliano equivalente a: mi viene la pelle d’oca.

9)      Né credere lo può chi non ha mondo,  inteso per: non lo può credere chi non ha esperienza.

10)   Sbidiri, travedere, ingannarsi nel vedere, sfuggire qualcosa alla vista.

11)   Covando qualche presa, in agguato.

12)   Si fingono come qualcosa di innocuo e di poco conto.

13)   Fari la sua vasa, fare il proprio interesse, conseguire qualcosa, fare colpo.

14)   Arraggiatizzi, da arraggiari (avere molta rabbia in sé,  come a sentirsi divorare

dentro per la rabbia).

15)   Mansuliddi comu pani, tanto mansueti e buoni come il pane.

16)   Mamma gatta dice di stare in guardia dai Mici; e G. Meli dice di stare in guardia dagli

Uomini-Mici, apparentemente innocui e in realtà feroci.

 

Immagine gatto mansueto da:


INDICE FAVOLE MORALI


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