mercoledì 11 agosto 2021

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Giovanni Meli (l'Abbati)

Favole Morali

XLVII - LU PASTURI E LU SERPI 

IMPASTURA-VACCHI




INDICE FAVOLE MORALI


LU PASTURI E LU SERPI                                 IL PASTORE  E LA SERPE                              

IMPASTURA-VACCHI     (1)                                PASTURAVACCHE

 

Spissu pri ripari a qualchi mali,                         Spesso per riparare a qualche male,

O pri dari a un delittu la sua pena,                    o per dare a un delitto la sua pena,

Si commetti la cura a certi tali,                         si commissiona la cura a certi tali,

A cui chiù di li rei feti la lena. (2)                      ai quali più dei  rei  puzza la lena.

Eccu un esempiu truvatu con arti                     Ecco un esempio trovato con arte

tra li tradutti camuluti carti. (3)                        tra le tradotte tarlate carte.

 

Un pasturi avia vacchi fausi e barri,                Un pastore aveva vacche indomite e viziose,

Chi jianu spissu pri viola storti,                       che andavano spesso storte per i viottoli,

Facennu guastu a li lavuri e all'orti,                 facendo guasti ai campi di frumento e agli orti,

Appurtannu disturbi, intressi e sciarri.            apportando disturbi, interessi e litigi.

 

Mentri iddu ci gridava: Avò-irri-arri, (4)            Mentre lui gli gridava: Avò – irri – arri,

Ci accosta un serpi, e parra di sta sorti:             gli si accosta una serpe, e parla in questo modo:

“Pri serviriti, a costu di mia morti,                     “Per servirti, a costo della mia morte,

Mi offru d'impasturarli pri li garri.” (5)              mi offro di impastoiarle per i garretti.”

 

Accetta lu pasturi lu serviziu,                             Accetta il pastore il servizio,

Pirchì di lu sirpazzu tradituri                               perché del serpaccio traditore

Nun vidi di luntanu l'artifiziu.                             non vede da lontano l’artificio.

Ferma li vacchi, è veru, ma in poc'uri                Ferma le vacche, è vero, ma in poche  ore

Ci suca latti e sangu a precipiziu,                        gli succhia latte e sangue a precipizio,

E lassa peddi ed ossa, schitti e puri. (6)              e li lascia pelle e ossa, proprio così.

 

Note

1)      Impastura vacchi = in altre parti d’Italia “u’pasturavacche”  oa anche “serpa”, anche Cervone, nome scientifico Elaphe quatuorlineata, serpente della famiglia  dei Colubridi. Non velenoso (cm. 160/180), colorazione bruno giallastra, con quattro bande longitudinali di colore scuro. Si nutre di roditori  come topi, ratti, crocidure e arvicole.  La leggenda popolare vuole che questo serpente si attaccasse alle alle vacche e alle pecore per succhiargli il latte fino a paralizzarle. Pare sia stata una leggenda molto creduta e qui Meli la usa per stigmatizzare una cattiva

alleanza tra il pastore e un suo nemico.

2)      La lena (già italiano; sinonimi: fervore, impegno, zelo). Lo zelo di chi intende far rispettare

le leggi può puzzare più di quello dei colpevoli.

3)      Riferimento alla prefazione dove si parla della traduzione dell’antico libro tarlato fatta

dal saggio Vecchione.

4)      Avò-irri-arri, richiamo gridato alle vacchè per farle tornare indietro; una specie di gutturale e deformato:  A vò (iri ) arreri = a vuoi andare indietro.

5)      Legarle per i garretti (garretto: parte della zampa posteriori di ovini ed equini che

corrisponde all’articolazione tra tibia e tarso).

6)      Schitti e puri. Schietto, semplice; in questo caso come dire: proprio in questo modo.

 

Impastura vacche – immagine da:


 

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