giovedì 28 maggio 2015

La Paci

statua di Giovanni Meli l'Abbati - al Teatro Massimo di Palermo

La Paci -  Ode XXV

La Paci è una delle poesie filosofiche di Meli, numerata come Ode XXV nell’elenco delle odi dell’edizione 1814 al volume II,  edizione curata dallo stesso autore.  Nell’edizione del 1914 delle poesie di Meli, curata da Edoardo Alfano, viene inserita nella sezione poesie filosofiche come prima.
Luigi Natoli, nel suo romanzo “L’Abate Meli”, dedica  un intero capitolo al poeta nel momento creativo di questa poesia.
 Per arrivare alla pace Meli indica uno stile di vita: accontentarsi di poco, non cercare ori e gloria,  essere solidali ed amare l’arte e la scienza.    Vista in questo modo la pace è il risultato di un traguardo interiore, l’indicazione etica di una strada per ogni individuo;  la conclusione finale è un appello a tutta l’Europa, l’etica della pace deve riguardare anche popoli e nazioni. Meli vide l’Europa come terreno di scontri violenti che erano l’opposto del suo desiderio di pace. L’appello finale di Meli all’Europa oggi riveste una particolare importanza;  l’Europa dopo la seconda guerra mondiale ha costruito una convivenza tra i popoli europei, convivenza oggi fragile ma preziosa per la pace.
In questo post viene inserito il testo in siciliano di Giovanni Meli – si è fatto riferimento alla edizione di Edoardo Alfano 1914 – edizione Piazza Palermo.
 Per facilitare la comprensione viene inserito il testo in siciliano con una traduzione letterale  a fronte e con qualche nota per i  per i punti più controversi.  (traduzione e note a cura di francesco zaffuto)


La Paci                                                     La Pace

È la paci la mia amica,                         E’ la pace la mia amica,
La mia cara vicinedda,                         la mia cara vicina di casa,
Oh chi Diu la benedica!                       oh che Dio la benedica!
Quant'è saggia, quant'è bedda !            Quanto è saggia, quanto è bella!

D'idda accantu 'un sentu guai,              Con lei accanto non sento guai,
Campu spicciu, giru tunnu,                  campo senza impicci, giro liberamente,
E cu pocu, pocu assai,                          campo con poco, con tanto poco,
Nent'invìdiu ntra stu munnu.                niente invidio in questo mondo.

Si mi manciu un tozzu duru,                Se mi mangio un tozzo di pane duro,
Mi l'approva e dici : sedi;                     lei mi approva e dice: siedi,
E stu tozzu, vi assicuru,                       e il tozzo di pane, vi assicuro,
Mi va all'ugnu di lu pedi. (1)               mi va in salute fino alle unghie dei piedi

Quannu posu testa a lettu                    Quando poso la testa nel letto
Dormu saziu, comu un ghiru.              dormo sazio, come un ghiro,
Grati sonni e di dilettu                         gradevoli sonni e di diletto
Di la menti vannu in giru.                   della mente vanno in giro.

Ora volu comu un cignu.                    Ora volo come un cigno.
Ora sulcu undusi vii,                           ora solco ondose vie,
E durmennu disimpignu                     e dormendo disimpegno
Li capricci e li disii.                            i capricci e i desideri.

E st'imagini sugnati                            E queste immagini sognate
L'indumani sunnu uguali,                   l’indomani sono uguali,
A l'imagini ristati                                a l’immagini rimaste
Da li giubili reali.                               di una gioiosa realtà.

Si lu sagru munti acchianu                 Se al sacro monte salgo
A lu latu miu si ncugna,                   al mio lato (la pace) si avvicina,
Cu li proprii soi manu                       con le sue proprie mani
Poi mi accorda la sampugna.            poi mi accorda la zampogna.

Di ddà supra mentr'eu cantu,              Di là sopra mentre io canto,
Viju sutta li me pedi                           vedo sotto i miei piedi
Terra mari e tuttu quantu                    terra mare e tutto quanto
L'omu ambisci e nun pussedi.             l’uomo ambisce e non possiede.

E Furtuna ‘ntra ‘na rota,                     E (vedo) Fortuna dentro una ruota,
Chi currennu a rumpicoddu                dove si corre a rompicollo
Auta e vascia, gira e sbota                  alta e bassa, gira e volta,
Ora a siccu ed ora a moddu.               ora all’asciutto e ora sul bagnato.

Na gran turba appressu d'idda,            Una gran turba appresso alla Fortuna,
Chi ci grida supplicanti :                     che gli grida supplicante:
Oh Dia ferma na scardidda,                 oh Dea dammi una briciola,
Guarda a mia ntra tanti e tanti.            guarda a me tra tanti e tanti.

Cumpiangennu sti mischini                Compiangendo questi meschini
Jeu l'amica strinciu e abbrazzu,           io l’amica (pace) stringo e abbraccio
Chi li lochi sularini                              lei che i luoghi solitari
Fa chiù grati d'un palazzu.                  fa più gradevoli di un palazzo.

Chi a guardari si cumpiaci                  Chi a guardare si compiace
La chiù simplici capanna,                   della più semplice capanna,
Lu gran fastu ci dispiaci                      il gran fasto gli dispiace
E si vota di dda banna.                        e si volta d’altra parte.

Non perciò la societati                         (alla pace) Perciò non disgusta
La disgusta, ama l'amici,                      la socialità, ama gli amici,
E su pr'idda li citati                               e questi sono per lei
Ricchi floridi e felici.                            ricchi floridi e felici.

Ama l'arti ad una ad una,                     (la pace)Ama tutte le arti,
Lu cummerciu, li scienzi,                    il commercio, le scienze,
Odia sulu di furtuna                            odia solo la fortuna
Li capricci o prepotenzi.                      per i capricci e le prepotenze.

Ma poi trema e mpallidisci                  Ma poi trema e impallidisce
Cu na sincopi murtali                          con una sincope mortale
Quannu alcunu proferisci:                   quando qualcuno parla
Guerra liti o tribunali.                         di guerra liti o tribunali.

Pirchì accordasi in cumpenzu              Perché si concede in compenso
Da lu celu a un cori drittu.                   dal cielo a un cuore giusto.
Acciò l'oru ne l'incenzu                       Pertanto l’oro e  l’incenso
Non invidii a lu delittu.                        non possono giustificare il delitto.

Ma vidennula negletta,                         Ma vedendo (la pace)negletta
Cu maneri assai modesti,                      e di maniere molto modeste,
L'omu in idda nun suspetta                  l'uomo non sospetta in lei
Na progenii celesti.                              una progenie celeste.

Deh tu fa, Bontati eterna,                     Dio, Bontà eterna, fai
Di stu beni impareggiabili                    che della pace, bene impareggiabile,
Chi l'Europa ni discerna                        l’Europa ne comprenda
Lu gran prezzu inestimabili.                 il grande prezzo inestimabile.

Note
1)Esiste un vecchio proverbio siciliano che dice: Lu manciari a l'addritta va sina all'ugna di lu pedi Fonte: Pitrè, IV, 97. Il cibo mangiato in piedi va  fino alle unghie dei piedi.
Il Meli usa il detto in senso più ampio, il mangiare frugale con soddisfazione e nel giusto va tutto in salute fino alla parte più estrema del corpo, fino all’unghia del piede.

tre libri su Giovanni Meli

L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

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In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
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L’ACEDDI

il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto -  pag. 103  - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al 

2 commenti:

  1. Il dialetto siciliano e le poesie di questo autore hanno un profumo speciale. Davvero.

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    1. Ciao Ambra, grazie per essere passata da questo nuovo blog, è frutto di un lavoro a cui mi sono dedicato da tempo e intendo continuare per far conoscere questo grande poeta e filosofo.

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