Queste note con
l’indicazione “per facilitare agli
Italiani la intelligenza della lingua
Siciliana”
furono inserite nella
edizione del 1814 così intitolata “
Poesie Siciliane dell’Abate Giovanni Meli Dot. in Medicina, e Pubblico
Professore di Chimica nella Reg. Università degli Studj di Palermo e Socio di
diverse Accademie. Edizione II. Riveduta dall’Autore, accresciuta di novelle
composizioni non pria stampate, ed arricchita di note per gl’Italiani, in
Palermo 1814, per Interollo.
&
1. Su la desinenza delle parole.
La e
quanto frequente nell’italiano idioma, altrettanto rara nel siciliano, che
nettampoco si degna accordarla al genere femminino, perciò invece di femine,
dice fimmini: Ciò porta un’inconveniente negli articoli plurali femenini, che
per distinguerli da’ mascolini, vi abbisogna un’aggiunto, che esprima il
genere: per esempio dovendo dire Una madre con due figlie, deve dirsi in
siciliano Una matri cu dui figghi fimmini. Non trovo mezzo da ripararvi se
prima la Nazione non si riconcilia con la lettera e, sebbene questa col
passavanti dell’accento si ammette: come Rè, olè, lacchè ec.
La i al contrario è la lettera più
favorita da’ siciliani, e si sostituisce per lo più alla e. Quindi quelle parole, che nel siciliano linguaggio terminano in
i, nell’Italiano finiscono in e,
come pani, pane.
Della
lettera o si può dir l’istesso, che
abbiam detto della e, puoco, o
niente frequentata da’ siciliani, ma sostituiscono in sua vece la u, specialmente nel fine delle parole,
quindi possiamo stabilire, che le desinenze siciliane in u passano nell’italiano in o,
come Amicu, Amico.
Quelle in ghi, ghiu, ghia, si cangiano in
gli, glio, glia, come Scogghi, Scogli; Cunigghiu, coniglio; Maravigghia,
Meraviglia.
Le due dd
nel fine, e nel mezzo ancora delle parole si cangiano in due ll come Agneddu,
agnello; Agnidduzzu, Agnelletto.
&
2. Lettere, che si cangiano nel principio, e nel mezzo delle parole.
La v consonante nel principio delle parole
spesso si cangia in b, come Varca,
barca; Vagnu, bagno; Voi, bue ec. si accentuano Voi, quando è verbo, o pronome,
Vostra, Vita, Veru, ed altri.
La doppia rr
ne’ futuri de’ verbi si cangia in r semplice, come farrò, dirrò; farò, dirò ec.
La u vocale nel principio, e nel mezzo ancora
delle parole passa allo spesso in o, come Cunsigghiu, consiglio. Cumannu,
comando. Unni, onde.
Delle due nn
la seconda per lo più si cangia in d; come Granni, grande; Spanni, spande ec.
La Sci, che gli antichi siciliani scrissero
Xi, in moltissime parole passa in Fi, come Sciumi, o Xiumi, Fiume; Sciuri, o
Xiuri, Fiore; Sciatu, o Xiatu, Fiato ec.
La r nel mezzo delle parole passa per lo più
in l, come Arma, alma; Urtimu, ultimo
ec.
Chi nel principio delle parole per lo più
viene cambiato in que, come chistu, chiddu, questo, quello; Chia, in pia; come
Chiaga, piaga ec.
&
3. De’ Nomi.
Ne’ Nomi per lo più i soli
articoli, e non già le desinenze distinguono il singolare dal plurale. Come lu
pani; e li pani; lu pasturi, e li pasturi ec.
Lu negli articoli fa le
veci di il, come lu Patri, il Padre.
&
4. De’ Pronomi.
Jeu -
Eu - Ju
per dire io
Nui per dire
Noi
Chiddu - Ddu
- Dd’
per dire colui, o quello
Chistu - Stu -
Ssu
- per dire questo, o costui
Chista - Sta
- Ssa
- Questa, o cotesta;
Iddu = Egli, d’iddu = di lui, ad iddu = a lui.
Mia, e Tia con qualche
articolo avanti significano, me , te; come a mia, a tia, significano a me, a te.
Cui spesso è nominativo, e vale chi; e la i
non di rado si elide: come Cui fu? Si pronuncia Cu fu? E
corrisponde a Chi fu? Ci
spesso significa loro, o a lui;
Come ci dissi, loro disse,
o disse a lui.
Nui significa ne, che vale di questo, o di
questa. Come nni vosi, ne volle, nni detti, diede di questo, o di questa cosa
ec. Molte volte però significa ci, o a noi; Nni nni detti, diede a noi di
questa cosa.
Miu, Meu,
e mè; Mio.
Tò Tuo.
Sò Suo.
Autru, autri, o nautru,
Altro, o d’altri ec,
Nuddu Nessuno.
Nu, e na Uno, e una.
Chi Che.
&
5. Declinazione del Verbo Essere.
Modo
dimostrativo.
Sugnu, Sono
Sì, Sei
Semu, Siamo.
Plur. Siti,
Siete. Sunnu, Sono.
Passato Imperfetto.
Plur. Eramu, Eravamo. Eravu, Eravate.
Passato Indeterminato.
Fomu, Fummo
Plur. Fùstivu Foste Foru, Furono.
Futuro
Sarroggiu, Sarò,
Sarrai, Saria
Sarrà, Sarà
Pl. Sarremu,
Saremo Sarriti, Sarete. Sarrannu, Saranno.
Del
Verbo Avere.
Aju, Ho.
Avi, Ha.
Avèmu, Abbiamo;
Appi, Ebbi.
Appiru, Ebbero.
Avìstivu, Aveste.
Le terze persone singolari
del passato indeterminato di quasi tutti i verbi terminano col dittongo au, che
nell’Italiano si cambia in o; come amau, amò; lodau, lodò ec.
Siccome le prime persone
singolari del Futuro finiscono spesse
volte in ggiù, che si muta nell’Italiano in o, come farroggiu, farò;
dirroggiu, dirò.
&
6. Avverbj, Articoli ec.
‘Un con l’apostrofe innanzi
sign. Non, come ‘un ci vaju, non vi vado.
Chiù, o Chiui vale
Più.
Nzoccu Ciò
che.
Ccà vale Quà
Ddà Colà
Ddocu Ivi,
quivi, costà.
Cu Col, o con.
Unni Dove, laonde, perciò
‘Ntra Tra, fra, nel, o in.
‘Nzusu Su o sopra.
Gnusu Giù, o sotto.
Pri, e pir Per
Nu, o nun Non
Cha, o ca Perché,
o che
Addunca Adunque.
Fortunatamente ho amici siciliani e qualcosa immaginavo. Ma è il modo come l'abate Meli ti indica, ti insegna, ti porge il suo dialetto che è una meraviglia. Ed ha ragione di esserne fiero, perchè senz'altro questo poeta scrittore ama il suo dialetto come ama la sua Sicilia. Mi piacerebbe leggere altre poesie come "la malinconia". Ce ne sono ? Grazie.. di tutto
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