statua di Giovanni Meli
l'Abbati - al Teatro Massimo di Palermo
La Paci - Ode XXV
La Paci è una delle poesie
filosofiche di Meli, numerata come Ode XXV nell’elenco delle odi dell’edizione
1814 al volume II, edizione curata dallo
stesso autore. Nell’edizione del 1914
delle poesie di Meli, curata da Edoardo Alfano, viene inserita nella sezione
poesie filosofiche come prima.
Luigi Natoli, nel suo romanzo
“L’Abate Meli”, dedica un intero
capitolo al poeta nel momento creativo di questa poesia.
Per arrivare alla pace Meli indica uno stile
di vita: accontentarsi di poco, non cercare ori e gloria, essere solidali ed amare l’arte e la
scienza. Vista in questo modo la pace
è il risultato di un traguardo interiore, l’indicazione etica di una strada per
ogni individuo; la conclusione finale è
un appello a tutta l’Europa, l’etica della pace deve riguardare anche popoli e
nazioni. Meli vide l’Europa come terreno di scontri violenti che erano
l’opposto del suo desiderio di pace. L’appello finale di Meli all’Europa oggi
riveste una particolare importanza;
l’Europa dopo la seconda guerra mondiale ha costruito una convivenza tra
i popoli europei, convivenza oggi fragile ma preziosa per la pace.
In questo post viene inserito il
testo in siciliano di Giovanni Meli – si è fatto riferimento alla edizione di Edoardo
Alfano 1914 – edizione Piazza Palermo.
Per facilitare la comprensione viene inserito il testo in siciliano con una traduzione letterale a fronte e con qualche nota per i per i punti più controversi. (traduzione e note a cura di francesco zaffuto)
La Paci
La
Pace
È la paci la mia amica,
E’
la pace la mia amica,
La mia cara vicinedda,
la
mia cara vicina di casa,
Oh chi Diu la benedica!
oh
che Dio la benedica!
Quant'è saggia, quant'è bedda !
Quanto è
saggia, quanto è bella!
D'idda accantu 'un sentu guai, Con
lei accanto non sento guai,
Campu spicciu, giru tunnu,
campo
senza impicci, giro liberamente,
E cu pocu, pocu assai,
campo
con poco, con tanto poco,
Nent'invìdiu ntra stu munnu.
niente
invidio in questo mondo.
Si mi manciu un tozzu duru,
Se
mi mangio un tozzo di pane duro,
Mi l'approva e dici : sedi;
lei
mi approva e dice: siedi,
E stu tozzu, vi assicuru,
e
il tozzo di pane, vi assicuro,
Mi va all'ugnu di lu pedi. (1)
mi va in salute fino alle
unghie dei piedi
Quannu posu testa a lettu
Quando
poso la testa nel letto
Dormu saziu, comu un ghiru.
dormo
sazio, come un ghiro,
Grati sonni e di dilettu
gradevoli
sonni e di diletto
Di la menti vannu in giru.
della
mente vanno in giro.
Ora volu comu un cignu.
Ora
volo come un cigno.
Ora sulcu undusi vii,
ora
solco ondose vie,
E durmennu disimpignu
e
dormendo disimpegno
Li capricci e li disii.
i
capricci e i desideri.
E st'imagini sugnati
E
queste immagini sognate
L'indumani sunnu uguali,
l’indomani
sono uguali,
A l'imagini ristati
a l’immagini rimaste
Da li giubili reali.
di
una gioiosa realtà.
Si lu sagru munti acchianu
Se al sacro monte salgo
A lu latu miu si ncugna,
al
mio lato (la pace) si avvicina,
Cu li proprii soi manu
con
le sue proprie mani
Poi mi accorda la sampugna.
poi mi
accorda la zampogna.
Di ddà supra mentr'eu cantu,
Di
là sopra mentre io canto,
Viju sutta li me pedi
vedo
sotto i miei piedi
Terra mari e tuttu quantu
terra
mare e tutto quanto
L'omu ambisci e nun pussedi.
l’uomo
ambisce e non possiede.
E Furtuna ‘ntra ‘na rota,
E
(vedo) Fortuna dentro una ruota,
Chi currennu a rumpicoddu
dove
si corre a rompicollo
Auta e vascia, gira e sbota alta
e bassa, gira e volta,
Ora a siccu ed ora a moddu.
ora all’asciutto e ora sul bagnato.
Na gran turba appressu d'idda,
Una gran
turba appresso alla Fortuna,
Chi ci grida supplicanti :
che
gli grida supplicante:
Oh Dia ferma na
scardidda,
oh Dea dammi una briciola,
Guarda a mia ntra tanti e tanti.
guarda a me
tra tanti e tanti.
Cumpiangennu sti mischini
Compiangendo
questi meschini
Jeu l'amica strinciu e abbrazzu,
io l’amica (pace) stringo
e abbraccio
Chi li lochi sularini
lei
che i luoghi solitari
Fa chiù grati d'un palazzu.
fa
più gradevoli di un palazzo.
Chi a guardari si cumpiaci
Chi
a guardare si compiace
La chiù simplici capanna,
della
più semplice capanna,
Lu gran fastu ci dispiaci
il
gran fasto gli dispiace
E si vota di dda banna.
e
si volta d’altra parte.
Non perciò la societati
(alla
pace) Perciò non disgusta
La disgusta, ama l'amici,
la
socialità, ama gli amici,
E su pr'idda li citati
e
questi sono per lei
Ricchi floridi e felici.
ricchi
floridi e felici.
Ama l'arti ad una ad una,
(la
pace)Ama tutte le arti,
Lu cummerciu, li scienzi,
il
commercio, le scienze,
Odia sulu di furtuna odia
solo la fortuna
Li capricci o prepotenzi.
per
i capricci e le prepotenze.
Ma poi trema e mpallidisci
Ma
poi trema e impallidisce
Cu na sincopi murtali
con
una sincope mortale
Quannu alcunu
proferisci:
quando qualcuno parla
Guerra liti o tribunali.
di
guerra liti o tribunali.
Pirchì accordasi in cumpenzu
Perché
si concede in compenso
Da lu celu a un cori drittu.
dal
cielo a un cuore giusto.
Acciò l'oru ne l'incenzu
Pertanto
l’oro e l’incenso
Non invidii a lu delittu.
non
possono giustificare il delitto.
Ma vidennula negletta,
Ma
vedendo (la pace)negletta
Cu maneri assai modesti,
e
di maniere molto modeste,
L'omu in idda nun suspetta
l'uomo non sospetta in lei
Na progenii celesti.
una
progenie celeste.
Deh tu fa, Bontati eterna,
Dio,
Bontà eterna, fai
Di stu beni impareggiabili
che
della pace, bene impareggiabile,
Chi l'Europa ni discerna
l’Europa
ne comprenda
Lu gran prezzu inestimabili. il
grande prezzo inestimabile.
Note
1)Esiste un vecchio proverbio siciliano che dice: Lu manciari a l'addritta
va sina all'ugna di lu pedi Fonte: Pitrè, IV, 97. Il cibo mangiato in piedi va fino alle unghie dei piedi.
Il Meli usa il detto in senso più ampio, il mangiare frugale con
soddisfazione e nel giusto va tutto in salute fino alla parte più estrema del
corpo, fino all’unghia del piede.
tre libri su Giovanni Meli
L'ORIGINI DI LU MUNNU - Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite I BUONI CUGINI EDITORI
In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana".
E in Appendice tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 – può essere richiesto alla casa editrice
al prezzo scontato di € 21,30 - qui sotto il link per l’ordinazione
L’ACEDDI
il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto - pag. 103 - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al
Il dialetto siciliano e le poesie di questo autore hanno un profumo speciale. Davvero.
RispondiEliminaCiao Ambra, grazie per essere passata da questo nuovo blog, è frutto di un lavoro a cui mi sono dedicato da tempo e intendo continuare per far conoscere questo grande poeta e filosofo.
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