mercoledì 21 marzo 2018

Li Lupi - (sull'eccesso di mangiare carne)


Due lupi discutono sul proprio cibo e su quello degli uomini; parlano della loro
necessità di sbranare agnelli,  confutano agli uomini la facoltà di cibarsi di 
carne, esaminano la teoria degli onnivori che si basa sulla diversa tipologia di 
denti, e arrivano a una domanda finale che può essere utile proporre agli uomini.
Questo lungo componimento poetico  Meli lo pubblicò tra i Capitoli nella prima
edizione delle Opere nel 1787, nell’edizione del 1814 lo inserì tra le favole 
morali, con l’ordine di LXIII.  
Qui la versione originale in siciliano di Meli come nella edizione del 1814 – con
una traduzione letterale in italiano e note di Francesco Zaffuto.


LI LUPI                                                                         I LUPI

A tempu chi l'armali discurrevanu,                         Al tempo che gli animali discutevano,
Dui Lupi, 'ntra ‘na grutta 'ncrafucchiati ,                due lupi dentro una grotta nascosti,
‘Nzemmula sti discursi si facevanu:                        insieme questi discorsi facevano:

Nui semu veramenti diffamati:                               “Noi siamo veramente diffamati:
Cui ni voli lu sangu e cui la peddi;                          chi di noi vuole il sangue e chi la pelle;
'Nzumma semu dui testi abbanniati.                        insomma siamo due teste bandite.

Facemu straggi, è veru, di l'agneddi,                       Facciamo strage, è vero, degli agnelli,
Ma ch’avemu a muriri di miciaci?                           ma che abbiamo da morire di fame?
S 'un manciamu, pri nui lu munnu speddi.(1)         Se non mangiamo, per noi il mondo finisce.

Manciati, nni dirannu, oriu e spinaci;                     Manciate, ci diranno, orzo e spinaci;
Chisti 'un sù nostru pastu, e chi curpamu?            questi non sono nostro pasto, che colpa abbiamo?
L'à fattu la Natura, vi dispiaci?                               L’ha fatto la Natura, vi dispiace?

Dispiacitivi d'Idda, nui ch'entramu?                         Dispiacetevi di Lei, noi che c’entriamo?
Si ccà c’è culpa, è sua; lu nostru coriu                     Se qua c’è colpa, è sua; la nostra vita
Nui cu fari li latri arrisicamu.                                   noi con il fare i ladri rischiamo.

Si nni putissi alimintari l'oriu,                                  Se ci potessimo alimentare di orzo,
O avissimu lu commodu di jiri                                 o avessimo il comodo di andare
A sonu di campana a rifittoriu,                                 a suono di campana al refettorio,

In chistu casu sì, si purria diri,                                 in questo caso sì, si potrebbe dire,
Vidennunni ammazzari  un animali,                        vedendoci ammazzare un animale,
Oh li mostri, chi fannu inorridiri!                             oh i mostri, che fanno inorridire!

Stu casu, non in nui, ma tali quali                            Questo caso, non in noi, ma tale quale
Nell'omu si verifica appuntinu,                                nell’uomo si verifica per l’appunto,
Nell'omu chi si vanta razionali.                                nell’uomo che si vanta razionale.

Prodighi la Natura e lu Distinu                                 Prodighi la Natura e il Destino
L'abbundaru di menzi pri campari:                          l’abbondarono di mezzi per campare:
Ervi, frutti, simenzi, ed ogghiu e vinu;                    erbe, frutti, semenze, ed olio e vino;

Puru chisti nun ponnu sodisfari                                eppure questi non possono soddisfare
L'intempetanza sua: lu sceleratu                               l’intemperanza sua: lo scellerato
Autru nun fa che ocidiri e squartari.                         altro non fa che uccidere e squartare.

Doppu chi ad una Vacca ci à sucatu                         Dopo che ad una vacca gli succhiato
Tantu tempu lu latti, poi la scanna:                           tanto tempo il latte, poi la scanna:
Chista è la ricompensa di st'ingtatu!                         questa è la ricompensa di questo ingrato!

Lu voi, chi in so serviziu si affanna,                         Il bue, che in suo servizio si affanna,
E l'agevula tantu, poi pri paga                                   e l’agevola tanto, poi per paga
Da l'omu a lu maceddu si cundanna!                        dall’uomo al macello si condanna!

Né stu crudili e barbaru  si appaga                            Né questo crudele e barbaro si appaga
Di la simplici morti; né cuntenti                                della semplice morte; né contento
Resta si prima 'un ci fa vozzu o chiaga:(2)                resta se prima non ci fa bernoccolo o piaga; 

Comu sunnu ddi belli complimenti,                          come sono quei belli complimenti,
Privannulu di attivu e di passivu,                              privandolo di attivo e di passivo,
Pri cui resta a la specii indifferenti; (3)                     per cui resta alla specie indifferente; 

O chidd'autru d'esponirlu anchi vivu,                        o quell’altro d’esporlo anche vivo,
Ad essiri di cani laceratu,                                          ad essere dai cani lacerato,
Chi ci pari un spettaculu giulivu; (4)                         che gli sembra uno spettacolo giulivo; 

E si lu godi supra d'un sticcatu,                                e se lo gode sopra di uno steccato,
E si cumpiaci di li lamintusi                                     e si compiace delle lamentose
Grida di chidd'armali turmintatu.                              grida di quell’animale tormentato.

                      Né l'oceddi 'ntra l'aria vennu esclusi                         Né gli uccelli dell’aria vengono esclusi
Di l'esegranna  sua gula; nemmeno                           dall’esecranda sua gola; nemmeno
L'abitaturi di li campi undusi: (5)                              gli abitatori dei campi ondosi: (5)

‘Nzumma, quantu viventi lu tirrenu,                          Insomma, quanto in vivente terreno,
L'aria e l'acqua producinu, sù pastu                           l’aria e l’acqua producono, sono pasto
Di l'omu, o sù li soi vittimi almenu.                          dell’uomo, o sono le sue vittime almeno.

E pri nun degradari lu so fastu                                   E per non degradare il suo fasto
Cu la taccia di barbaru, decidi  (6)                             con la nomea di barbaro, decide 
Chi sù machini, e d'arma 'un ànnu rastu.                 che sono macchine, e di anima non hanno segno.

Ma lu puntu 'un sta ddocu; sta, si cridi,                     Ma il punto non sta qui; sta, se crede,
Chi nun àjanu sensu; 'ntra stu casu                            che non abbiano senso; in questo caso
A li soi sensi proprii nun dà fidi;                               ai suoi sensi propri non dà fede;

Ed è insensatu, o tavuluni rasu,(7)                             ed è insensato, o grande idiota,
Iddu lu primu, quannu nun rifletti                             lui il primo, quando non riflette
Chi l'animali ànn’occhi, vucca e nasu,                      che gli animali hanno occhi, bocca e naso,

E chi chisti sù l'organi perfetti                                  e questi sono gli organi perfetti
Di lu sensu, e pri propria esperienza                         del senso, e per propria esperienza
Divi pruvari in sé li stissi effetti,                               deve provare in sé gli stessi effetti.

E si fa qualchi picciula avvirtenza                             e si fa qualche piccola avvertenza
A li convulsioni e a li lamenti                                   alle convulsioni e ai lamenti
D’un armali chi soffri violenza,                                di un animale che soffre violenza,

Div’esseri convintu interamenti,                               deve essere convinto interamente,
Chi lu sensu 'un è sua privata doti,                            che il senso non è sua privata dote,
Ma ch'è comuni a tutti li viventi.                               ma che è comune a tutti i viventi.

Nun bastanu pertantu li rimoti (8)                             Non bastano pertanto i remoti 
Pretesti pr’ammazzarinni  qualch’unu,                     pretesti per ammazzarne qualcuno,
Ma motivi pressanti e a tutti noti.                             ma motivi pressanti e a tutti noti.

Lu nostru sulu casu è l'opportunu,                           Il nostro solo caso è l’opportuno,
Chi ‘un avennu autri menzi pri campari                  che non avendo altri mezzi per campare
Senza straggi muremu di dijunu.                             senza stragi muoriamo di digiuno.

Lu propriu individuu conservari                              Il proprio individuo conservare
È prima liggi; né avemu autru mensu                      è la prima legge; né abbiamo altro mezzo
Pri putiri la vita sustintari.                                       per potere la vita sostenere.

L'omu, chi sempri adùla e duna incensu                 L’uomo, che sempre adora e dà incenso
Sulu a se stissu, vistu chi nun spunta                      solo a se stesso, visto che non spunta
Lu pretestu, chi l'autri 'un ànnu sensu,                    il pretesto, che gli altri non hanno senso,

N'à truvatu unu novu: osserva e cunta                    ne ha trovato uno nuovo: osserva e conta
Li denti di l'armali, si sù fatti                                  i denti degli animali, se sono fatti
A pala, o puru a chiovu cu la punta,                       a pala, oppure a chiodo con la punta, 

Decidi: chi li denti larghi e chiatti                          decide: che i denti larghi e piatti
distinati a manciar’ervi e frutti,                         sono destinati a mangiare erbe e frutti,
E li puntuti a li carni adatti;                                e i puntosi sono alle carni adatti;

Dipoi conchiudi chi li specii tutti                            dopo conclude che i tipi di tutti
Di denti immaginabili l'àv’iddu,                             i denti immaginabili li ha lui,
Perciò l'onnipossibili s'agghiutti.                            perciò ogni possibile s’inghiotte.

Facennucci anchi bonu stu so griddu,(9)                Facendogli anche buono questo suo grillo,
Pri cui si cridi in drittu di manciari                         per cui  si crede in diritto di magiare
A crepapanza di chistu e di chiddu,                        a crepapancia di questo e di quello,

Nun pò l'abusu mai giustificari                               non può l’abuso mai giustificare
Di li carni, giacchì 'ntra tanti denti                          delle carni, giacché tra tanti denti
Quattru suli scagghiuni pò cuntari;                         quattro soli canini può contare;

Quattru si ponnu diri o picca o nenti                       quattro si possono dire o pochi o niente
tra trenta, o trentadui, chi n'àvi in vucca,                tra trenta, o trentadue, che ne ha in bocca,
O chiatti o di figura differenti.                                o piatti o di figura differente.

Cu quali drittu dunca scanna e ammucca               Con quale diritto dunque scanna e imbocca
Quanti armali ci sù? Sta consequenza                    quanti animali ci sono? Questa conseguenza
Da li principii soi certu nun sbucca.                        dai i principi suoi certo non sbocca.

E si mai pò vantari ‘na dispenza                             E se mai può vantare una dispensa
Di carni, in forza di li denti a punta,                       di carni, in forza dei denti a punta,
La quantitati è parca e non immenza.                     la quantità è parca e non immensa.

Chi quattru a trentadui giustu ci spunta,                 Che quattro a trentadue ci spunta
Com'unu all'ottu, pirchì in trentadui                       come uno all’otto, perché in trentadue
Ottu voti lu quattru si cci cunta;                              otto volte il quattro si ci conta.

Perciò la carni nun trasi a lu chiui,                         Perciò la carne non entra al più,
'Ntra li soi cibi, chi in ottava parti;                         nei suoi cibi, che in ottava parte;
Pirchì dunqui ni mancia chiù di nui?                      perché dunque ne mancia più di noi?

Pirchì arriva a manciarisi li quarti                           Perché arriva a mangiarsi i quarti
Di la sua propria specii?... Passu passu,                  della sua specie?” … “Passo, passo,
L'autru ripigghia, 'un smuvemu sti carti:                 - l’altro ripiglia – non smuoviamo queste carte:
L'omu è dui voti lupu, e ccà ti lassu.(10)                 l’uomo è due volte lupo, e qua ti lascio.”

Note
1)      Pri nui lu munnu speddi, per noi il mondo finisce. Constatazione in siciliano sulla
fine del mondo che si assimila alla fine della propria vita.

2)      Fa vozzu o chiaga, bernoccolo o piaga. Come dire l’intenzione di recargli poco o anche molto
danno.
3)      Il riferimento qui è alla castrazione dei vitelli che saranno resi buoi.
4)      Combattimenti tra cani e tori (bull – baiting) erano organizzati come spettacolo, nel Medioevo
in Inghilterra venivano organizzati in villaggi e città,  Joseph Strutt – Sports and Pastmes. Per
questa pratica venne selezionata la specie canina dei bulldog. Tale pratica continuò in Gran
Bretagna fino al 1835 e venne eliminata dal Parlamento con il  Cruelty to Animals Act
5)      L’esecranda (riprovevole) gola non risparmia uccelli e pesci.
6)      La taccia (chiodo dalla testa grossa) qui viene usata come cattiva nomea. E per questo decide che gli animali sono macchine non hanno un’anima e capacità sensibile.
7)      Tavuluni rasu – tavola senza nulla, modo di dire siciliano per definire un idiota, un
grande ignorante.
8)      Remoti, come oscuri pretesti. Raffronto tra: da una parte gli oscuri pretesti dell’uomo e
dall’altra la pressante necessità dei lupi.
9)      Questo grillo, questa sua idea.
10)  Perche arriva l’uomo a mangiarsi anche quello che spetta agli altri uomini? L’essere lupo dell’uomo nel suo vivere sociale diventa la domanda conclusiva. Interviene alla fine l’altro lupo che era rimasto ad ascoltare dicendo:  passo, passo (una cosa alla volta) non smuoviamo queste carte (non andiamo ad aprire il capitolo del suo vivere sociale), l’uomo è due volte lupo: una volta per gli animali e una volta per gli altri uomini.

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1 commento:

  1. Chiamare lupo l'uomo vuol dire offendere il lupo. Nessun animale è malvagio e ipocrita quanto l'uomo.

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