LA CICALA
Ode di Meli (la XXIX)
- L’ode alla cicala non fu inserita da Meli nelle “Favole morali”; l’ode non vuole rappresentare una indicazione per un comportamento morale
è qualcosa di più: è la scelta esistenziale di vita fatta dallo stesso Meli. La cicala rappresenta la scelta di Meli di essere poeta. Le formiche (uomini) criticano coloro che si sono dedicati alla poesia, li considerano sfaticati e li
minacciano di miseria. Meli mette in bocca alla cicala un inno alla vita da
vivere come un dono; i mezzi messi da parte possono essere utili per passare
l’inverno, ma il canto della poesia va oltre la morte.
Qui il testo come nella edizione del 1814 – con a fianco una
traduzione letterale di Francesco Zaffuto – Questa Ode, insieme a tante altre
poesie, è stata inserita nel libro recentemente edito “L’Abate Meli” di Luigi
Natoli – Nota in fondo al post.
LA CICALA
Cicaledda tu ti
assetti Cicaletta
tu ti siedi
Supra un ramu la matina, sopra un ramo la
mattina,
Una pampina ti metti una foglia di
vite ti metti
A la testa pri curtina alla testa per tendina
E dda passi la jurnata e là passi la
giornata
A cantari sfacinnata. (1) a cantare
sfaccendata. (1)
Te felici! Oh quanto
à datu Te
felice! Oh quanto ha dato
A tia prodiga Natura! a te prodiga
Natura!
Dintr’a l’umili tò statu Dentro l’umile
tuo stato
D’ogni insidia sì
sicura, d’ogni insidia sei sicura;
Né a la paci tua si opponi né alla pace tua si
oppone
Lu disiu, l’ambizioni. il desiderio,
l’ambizione.
Benchì picciula sì
tantu, Benché piccola sei tanto,
Ti fai granni, e quasi immenza ti fai grande e quasi
immensa
Propagannu cu lu cantu propagando con
il canto
La tua fragili esistenza, la tua fragile
esistenza,
E o si allarghi, o si rannicchi e o si distenda, o si
rannicchi,
Ti avi ogn’unu ‘ntra l'oricchi. ti ha ognuno dentro le
orecchie.
A tia cedinu
l'oceddi A te cedono gli uccelli
Di l'està li forti vampi, (2) dell’estate le
forti fiamme, (2)
E li grati vinticeddi e i
grati venticelli
Pri rigina di li campi come
regina dei campi
Ti salutanu giulivi, ti
salutano giulivi,
Pirchì tu li campi avvivi. perché tu i campi
ravvivi .
Quannu è Febu a lu
miriu, (3) Quando
Febo è a mezzogiorno,(3)
Li toi noti sù a lu stancu le tue note
sono allo stanco
Passaggeri di arricrìu: passeggero
di ristoro:
Posa all'umbri lu sò ciancu, posa all’ombra il suo
fianco
E a lu sonu di tua vuci e al suono
della tua voce
Si addurmisci duci duci. si addormenta
dolcemente.
‘Ntra li Musi fusti
ascritta, Tra le Muse fosti ascritta,
È nutizia avuta in fonti, è notizia
certa per la fonte,
Induvina cui l'à ditta ? indovina chi
l’ha detta?
Cui ? Lu stissu Anacreonti,(4) Chi? Lo stesso Anacreonte, (4)
Chi fra tanti a tia si ammira che fra tanti a te
si ispira
Pri suggettu di sua lira. per il
soggetto della sua lira.
Dissi ancora, ch'ai
d'argentu Disse
anche che hai d’argento
L'ali e testa di rubinu, l’ali e la
testa di rubino,
Ch'ai rugiada in nutrimentu, che hai rugiada in
nutrimento,
Di gentili corpu e finu, di gentile corpo e fine,
Senza carni e senza sangu senza carne e
senza sangue
Di li Dei quasi a lu rangu; degli Dei quasi
al rango;
E chi spissu
all'umbra grata e che spesso all’ombra grata
Di li toi vuschitti chiusi, dei tuoi
boschetti chiusi,
Pri sintìri na cantata per
sentire una cantata,
Scinni Apollu cu li Musi, scende Apollo con le Muse,
E chi all'arsu mitituri e che
all’arso mietitore
La stanchizza tu minuri. la stanchezza
tu diminuisci.
Si lu geniu di stu saggiu, Se il genio di questo saggio,
Chi li grazii e lu briu che le
grazie e il brio
Appi in propriu ritaggiu, ebbe come
proprio retaggio,
Tanti pregi in tia scupriu, tanti pregi in te
scoprì,
Chi t'importa si ridicula che
t’importa se ridicola
Poi ti sparra la furmicula ? (5) poi ti sparla la
formica? (5)
Sì, lu sacciu e mi fa
bili Sì, lo so e mi fa bile
Lu sintiri susurrari il
sentire sussurrare
Chi stu inzettu pricchiu e vili, che questo insetto
spilorcio e vile,
Chi s'ammazza a
cumulari, che
si ammazza ad accumulare,
Ti rimprovira e ti accusa ti
rimprovera e ti accusa
E di sciocca e di lagnusa.
(6) e
di sciocca e di sfaticata (6).
Cui non sa, chi un
cori avaru Chi non sa che un
cuore avaro
Sempri è chiusu a li piaciri ? sempre è chiuso
ai piaceri?
“Canta, dici, ch'eu preparu “Canta, dice,
ch’io preparo
Pri lu tempu da viniri, per
il tempo da venire,
‘Na risposta ‘ntra
l'internu una risposta
nell’interno
Ti la cantu ‘ntra
l'invernu. te la canto nell’inverno.
Quannu allura da lu
celu Quando allora dal cielo
Cadirannu muschi vranchi, cadranno mosche
bianche (fiocchi di neve),
Pri la fami e pri lu jelu per la fame e per il gelo
Sclamirai : - moru li cianchì , (7) esclamerai: - muoio li
fianchi, (7)
Lu miu stomacu è a lanterna! - il mio stomaco è a
lanterna (vuoto)!-
Va, dirrò, cà 'un è taverna. Vattene, dirò, qui
non è una taverna.
Giacchì tu ti sì
spassata Giacché tu te la sei spassata
‘Ntra l'estati cu cantari, nell’estate
col cantare,
Spassati ora l’invirnata spassati
ora l’invernata
‘Ntra lu friddu cu ballari, nel freddo a
ballare,
A dijunu ‘ntra sti valli a digiuno
in queste valli
Si' chiù leggia e megghiu balli !” sei più leggera e meglio
balli!”
A st'avara
sconuscenti A quest’avara
sconoscente
Ci pòi diri : “si la vita ci puoi
dire: “ se la vita
Si misura da li stenti si
misura dagli stenti
Tenitilla, e sia infinita, tienitela
e sia infinita,
Ne crid'iu si possa dari non credo io si possa dare
Cui ti l'àja a invidiari. chi te
l’abbia a invidiare.
Si però la vita è un
donu, Se però la vita è un dono,
Chi a gudirlu datu sia, che a goderlo dato sia,
leu gustannu lu so bonu io
gustando il suo buono
Di li Musi in cumpagnia, con le
Muse in compagnia,
Àju campatu, e ardisciu diri : ho vissuto, e
ardisco dire:
Tutta, mai purrò muriri. “ (8) tutta , mai
potrò morire!” (8)
note
1 Senza faccende in ozio
2 Gli uccelli nel momento più caldo
della giornata estiva tacciono e cedono il passo al canto della cicala.
3 Riferimento classico a Febo (Apollo)
che guida il carro del sole.
4 Il riferimento al poeta greco
Anacreonte, spesso usato dal Meli, è
congeniale alla sua poetica dell’Arcadia https://it.wikipedia.org/wiki/Anacreonte
5 Ecco che ora il poeta capovolge i termini della nota favola “la
cicala e la formica” . La Fontaine http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/lafontaine/cicalafontaine.htm
aveva concluso facendo prevalere la morale della formica
risparmiatrice, ma il Meli è per la cicala e identifica se stesso con la
cicala.
6 Lagnusa:
che non ha voglia di lavorare
7 ohi i miei fianchi, vale per sto
morendo
8 Nella edizione del 1814, curata dallo stesso Meli, a quest’ultimo verso fu apposta la nota * Non omnis moriar – il riferimento ad Orazio
è evidente - Da Orazio
tre libri su Giovanni Meli
L'ORIGINI DI LU MUNNU - Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite I BUONI CUGINI EDITORI
In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana".
E in Appendice tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 – può essere richiesto alla casa editrice
al prezzo scontato di € 21,30 - qui sotto il link per l’ordinazione
L’ACEDDI
il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto - pag. 103 - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al
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