venerdì 3 luglio 2020

La Favola sulla Paura della Legge

 La Volpe dice che deve mettersi al riparo dalla Giustizia, l'Asino dice che chi cammina rettamente non può aver paura. La scelta della Volpe e dell'Asino, fatta dal Meli,  per questo dialogo
è in qualche modo indicativa. La Volpe spiega perché si mette in fuga  e il buon Asino
spiega perché non ha preoccupazioni.
E' la quindicesima delle Favole Morali di Giovanni Meli .


LA VULPI E L'ASINU                                                  LA VOLPE E L’ASINO

Una Vulpi fuìa scantata tutta,                                            Una volpe fuggiva spaventata tutta,
E si guardava davanti e darreri,                                         e si guardava davanti e dietro,
Circannu pri ammucciarisi ‘na grutta.                               cercando per nascondersi una grotta.
“Cui ti assicuta?” Ci spia un Sumeri.(1)                            “Chi ti insegue?” Gli chiede un somaro.(1)                         
“Nuddu.”  “ ‘Ai fattu delittu, impertinenza?”                   “Nessuno.” “Hai fatto delitto, impertinenza?”
“Di nenti mi rimordi la cuscenza.”                                    “Di niente mi rimorde la coscienza.”

“Addunca pirchì fui? di chi ti scanti?”                              “Dunque perché fuggi? Di chi ti spaventi?”
“Ti dicu: mi fu dittu chi è nisciutu                                     “Ti dico: mi fu detto che è uscito
Ordini di la Curti fulminanti                                              ordine della Corte fulminante
Di catturari un tauru curnutu;                                            di catturare un toro cornuto;
Nun sacciu chi delittu c'è 'mputatu;                                   non so che delitto gli è imputato;
Basta, si cridi reu di un’attintatu.                                       basta, si crede reo di un attentato.”

“E tu ch'ài di comuni a tauru e vacca?                              “E tu che hai in comune a toro e vacca?”
“Beatu, asinu, tu, chi nun sai nenti!                                   “Beato, asino, tu, che non sai niente!
Tra sti affari a jittarivi ‘na tacca                                         In questi affari a buttarvi una calunnia
Cridi chi ci sta assai lu malviventi?                                    credi ci sta tanto il malvivente?
L'invidiusu? L'occultu ‘nnimicu?                                        L’invidioso? L’occulto nemico?
Basta chi ti denunzia per amicu,                                         Basta chi ti denuncia per amico.

O chi dica d'aviri ritruvatu                                                 o chi dica d’avere ritrovato
Qualchi vestigiu di li toi pidati                                          qualche traccia delle tue pedate
Tra ddi lochi chi chiddu à frequentatu,                              nei luoghi che quello ha frequentato,
O con autri pretesti mendicati,                                           o con altri pretesti rintracciati,
Lu judici, o zelanti, o ambiziusu,                                      il giudice, o zelante o ambizioso,
Ti fa sudditu so dintra un dammusu,(2)                            ti fa suddito suo dentro un oscuro carcere, (2)

Ed incuminci a patiri stritturi,                                          ed incominci a patire costrizioni,
Ad esseri subùtu, esaminatu;                                          ad essiri subito esaminato;
Nuddu azzarda parrari in to favuri,                                 nessuno azzarda a parlare in tuo favore,
Cuntu d'iddu da tia ni vonnu datu;                                  conto di quello da te ne vogliono dato;
Fussi anchi d'innoccenza un tabbirnaculu,                      fossi anche d’innocenza un tabernacolo,
Si tu ni nesci vivu è un gran miraculu.                             se tu ne esci vivo è un miracolo.”

Dissi, e si la sbignau. Lu sceccu intantu                         Disse, e se ne scappò. L’asino intanto
(benchì sceccu qual'era) tra sé dissi:                              (benché asino qual’era) tra sé disse:
Cuscenza lesa genera lu scantu;                                    “coscienza sporca genera la paura;
Piccati vecchi criju chi ni avissi;                                      peccati vecchi credo che ne avesse;
Jeu chi a lu munnu nun cacciu né minu,(3)                  io che al mondo non caccio e né mino, (3)
Vaju sicuru pri lu miu caminu.  (4)                                 vado sicuro per il mio cammino.” (4)

Note
1)      Sumeri al posto di somaro per esigenze di rima
2)      Dammusu = luogo oscuro, spesso sotterraneo e umido, pianterreno di casa poverissima, anche
cella di un’oscuro carcere.
3)      nun cacciu né minu = non caccio e non minaccio;  è un vero e proprio detto
   che vuole  anche significare, non mi immpiccio e mi intrometto in nulla.
4)      La morale di questa favola pare contraddittoria come lo stesso vivere: nel suo parlare la volpe
ben descrive i difetti di una giustizia avventata che cerca per forza un colpevole,  e l’asino pare
ripetere il luogo comune di chi si sente al riparo dal malfunzionamento della giustizia. 
Resta però ben chiaro il valore espresso negli ultimi versi, di non portare danno agli altri, 
anche come risposta alla propria coscienza.

INDICE FAVOLE MORALI


tre libri su Giovanni Meli

L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/giovanni-meli-lorigini-di-lu-munnu-poemettu-berniscu



In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




L’ACEDDI

il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto -  pag. 103  - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al 

Nessun commento:

Posta un commento

grazie per il commento che andate ad inserire - la redazione si riserva di cancellare commenti di pubblicità, e quelli che possano contenere offese a terzi o appelli alla violenza