Giovanni Meli (l'Abbati)
Favole Morali
XLVII - LU PASTURI E LU SERPI
IMPASTURA-VACCHI
LU PASTURI E LU SERPI IL PASTORE E LA SERPE
IMPASTURA-VACCHI (1) PASTURAVACCHE
Spissu pri ripari a qualchi mali, Spesso per riparare a qualche male,
O pri dari a un delittu la sua pena, o per dare a un delitto la sua pena,
Si commetti la cura a certi tali, si commissiona la cura a certi tali,
A cui chiù di li rei feti la lena. (2) ai quali più dei rei puzza la lena.
Eccu un esempiu truvatu con arti Ecco un esempio trovato con arte
tra li tradutti camuluti carti. (3) tra le tradotte tarlate carte.
Un pasturi avia vacchi fausi e barri, Un pastore aveva vacche indomite e viziose,
Chi jianu spissu pri viola storti, che andavano spesso storte per i viottoli,
Facennu guastu a li lavuri e all'orti, facendo guasti ai campi di frumento e agli orti,
Appurtannu disturbi, intressi e sciarri. apportando disturbi, interessi e litigi.
Mentri iddu ci gridava: Avò-irri-arri, (4) Mentre lui gli gridava: Avò – irri – arri,
Ci accosta un serpi, e parra di sta sorti: gli si accosta una serpe, e parla in questo modo:
“Pri serviriti, a costu di mia morti, “Per servirti, a costo della mia morte,
Mi offru d'impasturarli pri li garri.” (5) mi offro di impastoiarle per i garretti.”
Accetta lu pasturi lu serviziu, Accetta il pastore il servizio,
Pirchì di lu sirpazzu tradituri perché del serpaccio traditore
Nun vidi di luntanu l'artifiziu. non vede da lontano l’artificio.
Ferma li vacchi, è veru, ma in poc'uri Ferma le vacche, è vero, ma in poche ore
Ci suca latti e sangu a precipiziu, gli succhia latte e sangue a precipizio,
E lassa peddi ed ossa, schitti e puri. (6) e li lascia pelle e ossa, proprio così.
Note
1) Impastura
vacchi = in altre parti
d’Italia “u’pasturavacche” oa anche
“serpa”, anche Cervone, nome scientifico Elaphe quatuorlineata,
serpente della famiglia dei Colubridi.
Non velenoso (cm. 160/180), colorazione bruno giallastra, con quattro bande
longitudinali di colore scuro. Si nutre di roditori come topi, ratti, crocidure e arvicole. La leggenda popolare vuole che questo serpente
si attaccasse alle alle vacche e alle pecore per succhiargli il latte fino a
paralizzarle. Pare sia stata una leggenda molto creduta e qui Meli la usa per
stigmatizzare una cattiva
alleanza tra il pastore e un suo nemico.
2) La lena (già italiano; sinonimi:
fervore, impegno, zelo). Lo zelo di chi intende far rispettare
le leggi può
puzzare più di quello dei colpevoli.
3) Riferimento alla prefazione dove si
parla della traduzione dell’antico libro tarlato fatta
dal saggio Vecchione.
4) Avò-irri-arri, richiamo gridato alle vacchè per farle tornare indietro; una
specie di gutturale e deformato: A vò (iri ) arreri = a vuoi andare
indietro.
5) Legarle per i garretti (garretto: parte della zampa posteriori di
ovini ed equini che
corrisponde all’articolazione tra
tibia e tarso).
6) Schitti e puri. Schietto, semplice; in questo caso come dire: proprio in questo modo.
Impastura vacche – immagine da:
TRE LIBRI SU GIOVANNI MELI - L'Abati
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