La Favola
di Giovanni Meli
sui premi
riservati al talento
XXVIII - LI CANI
LI CANI I CANI
Si fannu stu dialogu dui cani: Si fanno questo dialogo due cani:
“Tu 'ncatinatu! E pri quali delittu?” “Tu incatenato! E per quale delitto?”
“Nun è castigu, su’ carigni umani; “Non è castigo, sono carezze umane;
Lu patruni di mia n'àvi profittu: il padrone di me ne ha profitto:
Mi à vistu cacciari pri li chiani, mi ha visto cacciare per le pianure,
Mi apprezza, e timi chi ci vegna dittu: mi apprezza, e teme che gli venga detto:
Lu rubbaru, o si spersi, perciò un pani lo rubarono, o si perse, perciò un pane
Mi duna, ed ossa, e ccà mi teni strittu...” mi dà, ed ossa, e qua mi tiene stretto …”
“Frattantu in premiu di l'abilitati, “Frattanto in premio dell’abilità,
Lu bon patruni to riconoscenti, il buon padrone tuo riconoscente,
Ti à fattu privu di la libirtati? ti ha fatto privo della libertà?
Si a stu modu li meriti e talenti Se a questo modo i meriti e talenti
Su’ da l'omin'in terra premiati, sono dagli uomini in terra premiati,
È gran fortuna nun avirni nenti.” (1) è gran fortuna non averne niente.” (1)
Nota
1) Meli intendeva riferirsi agli intellettuali della sua epoca asserviti al potere. Oggi
il premio al talento non è cambiato: ci sono uomini che per le loro qualità, occupano
posti di rilievo sociale, sono pagati molto bene, veramente un mucchio di denaro;
lavorano come dei cani, sempre impegnati da mattina a sera, sempre debbono
essere disponibili, e sempre
debbono dire di sì.
Immagine da https://www.amoreaquattrozampe.it/news/cane-legato-catena-albero-pastore/101116/
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