Dialogo tra una rondine e una patella;
la prima si vanta dei suoi viaggi,
la seconda gli pone delle domande.
Viaggiare o star fermi? In ogni caso
riflettere e pensare.
XXVI - LA RINDINA E LA PATEDDA
Stanca da li viaggi, supra un scogghiu
Chiusi l'ali e pusau ‘na rindinedda; (1)
Un pocu sutta c'era ‘na patedda, (2)
Chi pri tettu ci offriu lu so cummogghiu.
Stanca dai viaggi, sopra uno scoglio
chiuse l’ali e si posò una rondinella,
un poco sotto c’era una patella,
che per tetto gli offri la sua copertura.
Ti ringraziu, ci dissi, nun lu vogghiu; Ti ringrazio, ci disse, non lo voglio;
Ma tu sempri stai ddocu? Oh puviredda! ma tu sempre stai qua? Oh poveretta!
Jeu giru mari, paisi, castedda, Io giro mari, paesi, castelli,
Osservu tuttu, e doppu mi la cogghiu. osservo tutto e dopo me ne vò.
Dimmi, l'autra spiau: Li lochi visti Dimmi, l’altra chiese: I luoghi visti
Su’ d'acqua e petri? Sì. C'è armali? O quanti! sono di acqua e pietre? Sì. C’è animali? O quanti!
L'omini su’ a dui pedi? Comu chisti. L’omini sono a due piedi? Come questi.
Periculi cinn'è di vita vostra? Pericoli ce ne sono di vita vostra?
Cui li pò diri? Basta: 'un jiri avanti: Chi li può dire? Basta: non andare avanti:
Tuttu lu munnu è comu casa nostra. (3) tutto il mondo è come casa nostra. (3)
Note
1) Alla rondine, questa volta, Meli affida il ruolo di vanitosa che si vanta dei suoi viaggi
come i turisti consumatori di oggi.
2) La patella sta attaccata allo scoglio con forza. Si può scorgere un fondo autobiografico;
Meli si definiva un'ostrica, non si mosse dalla sua Palermo, tranne casi di estrema
necessità. Si può scorgere anche il carattere di tanti siciliani che non amano andare oltre lo
stretto di Messina.
3) Non è un invito a non viaggiare; è un invito ad essere meno saputelli, pensare e riflettere.
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