mercoledì 9 gennaio 2019

LU RIZZU, LA TARTUCA E LU CANI - rispettare le diversità


Non facciamo i presuntuosi, non offendiamo gli altri 
e rispettiamo le diversità.  Conosce più cose ognuno 
di se stesso e delle sue tradizioni  
che non un saggio o uno studioso .

Trattasi di un sonetto particolare per la sua sonorità,  
dove tutti i versi terminano
 con la rima in siciliano ccu
Ovviamente una traduzione in italiano viene a 
perdere totalmente il ritmo. Ne accostiamo qui una, 
con diverse note,  solo per facilitare la lettura. Quest favola fu inserita da Meli nella raccolta 
come XXIV.

LU RIZZU, LA TARTUCA E LU CANI                 IL RICCIO, LA TARTARUGA E IL CANE


A la tartuca sutta un scornabeccu (1)                                 Alla tartaruga sotto un pistacchio (1)
Dissi lu rizzu: “Oh pazza! fa sciloccu, (2)                           disse il riccio: “Oh pazza! fa scrirocco, (2)
E tu vai cu visera e cu cileccu,  (3)                                      e tu vai con visiera e col gilè  (3)
E dicchiù porti supra lu marroccu!” (4)                              e per di più  porti sopra il cappotto!” (4)

Rispunn’idda: “Tu all'autri metti peccu!                           Risponde lei: “Tu agli altri metti difetto!
E pirchì armatu di dardi e di stoccu (5)                              E perché armato di dardi e di spade (5)
'Ntempu di paci vai, facci di sceccu,                                  in tempo di pace vai, faccia d’asino,
Comu duvissi sustiniri un bloccu?”                                    come dovessi sostenere una battaglia?”

Mentri autri inciurii sù pronti a lu sbuccu,                     Mentre altre inciurie sono pronte a scoccare,
Rumpi sta quistioni un canibraccu,                                 rompe questa discussione un cane bracco,
Chi l'immesti e li sbatti a trucc-e-ammuccu, (6)            che l’investe e li sbatte sbadatamente, (6)

Poi dici: “Ognunu stia tra lu so scaccu;(7)                    poi dice: “Ognuno stia al suo  posto; (7)
Sapi chiù 'ncasa propria un pazzu o un cuccu,              sa di più in casa propria un pazzo o uno stupido,
Chi in casa d'autri un saviu ed un vicchiaccu.”(8)        che in casa d’altri un saggio e un vegliardo.” (8)

Note
1)      Scornabeccu= pistacchio selvatico dove i caprone si va ad impigliare.
2)      Sciloccu = da vento di scirocco, per significare un gran caldo.
3)      Cileccu = corpetto imbottito – gilè dal francese gilet.
4)      Marroccu = ferraiolo, foggia di cappotto a mantello che usavasi anticamente in inverno.
5)      Stoccu = tipo di spada
6)      Trucc e ammucccu – espressamente nelle note dell’edizione 1814, si intende: confusamente.
7)      So scaccu = stare nella scacchiera nel suo posto e con il suo ruolo.
8)      Vicchiaccu = sta per vegliardo e non per vecchiaccio -   usa questa dizione per  una evidente
necessità di rima. In tanti altri casi (compresa la prefazione) ha usato per vegliardo
la dizione di vicchiuni.

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