L’OCCHI
Ode - di Giovanni Meli - Alcuni studiosi di cose palermitane
riferiscono che Meli si fosse ispirato agli occhi di Donna Lucia Migliaccio, che divenne moglie del re Ferdinando I di
Borbone dopo la morte della regina Maria Carolina d’Austria.
Quest’ode, come Lu labbru, fu musicata e cantata.
(nella disposizione del tomo secondo del 1814
è l’Ode V)
L’occhi Gli occhi
Ucchiuzzi niuri Occhietti neri
Si taliati se guardate
Faciti cadiri fate cadere
Casi e citati. case e città.
Ieu muru debuli Io muro debole
Di petri e taju di pietre e fango
Cunsidiratilu considerate
Si allura caiu! se allora cado!
Sia arti magica, Sia arte magica,
Sia naturali, sia naturale,
In vui risplenninu in voi risplendono
Biddizzi tali bellezze tali
Che tutti ‘nsemmula Che tutti insieme
Cumponnu un sciarmu (1) compongono uno charme (1)
Capaci a smoviri capace di smuovere
Lu stissu marmu. anche il marmo.
Ha tanta grazia Ha tanta grazia
Ssa varvaredda, questa pupilla,
Quannu si situa quando si pone
Menza a vanedda,(2) mezza socchiusa (2)
Chi, veru martiti che, vero martire
Di lu disio del disio
Cadi in deliquiu cade in deliquio
Lu cori miu. il cuore mio.
Si siti languidi Se siete languidi
Ucchiuzzi cari, occhietti cari,
Cui cci po’ reggiri? chi ci può reggere?
Cui cci po’ stari? Chi ci può stare?
Mi veni un piulu Mi viene una smania
Chi m’assutterra, che mi sotterra,
L’arma si spiccica l’anima si stacca
Lu senziu sferra. (3) la ragione sferra (3).
Poi cu po’ esprimiri Poi chi può esprimere
Lu vostru risu, il vostro riso,
occhiuzzi amabili, occhietti amabili
s’è un paradisu? s’è un paradiso?
Lu pettu s’agita Il petto s’agita
Lu sangu vugghi il sangue bolle
Su tuttu spinguli su tutto spilli
Su tuttu avugghi. su tutto aghi.
Ma quantu lagrimi, Ma quante lacrime,
Ucchiuzzi amati, occhietti amati,
Ma quantu spasimi ma quanti spasimi
Chi mi custati! che mi costate!
Ajati làstima Abbiate compassione
Di lu miu statu; del mio stato;
Vaja riditimi, su via ridetemi,
Ca su’ sanatu! che sono sanato!
note
1Sciarmu è un
francesismo ereditato dalla dominazione francese in Sicilia, e sta per charme –
fascino.
2 Vanedda –
piccola via stretta. Natoli ne la “Musa
siciliana” aggiunge una nota: Occhi a vanedda o a vanidduzza, socchiusi in modo
da lasciare un spazio per guardare.
3 Sferra –
italiano - perde i ferri come potevano
perdere i ferri i cavalli
immagine - Particolare da Francesco Hayez, Rinaldo e Armida, 1813, 295 x 198 cm, Gallerie dell'Accademia di Venezia
tre libri su Giovanni Meli
L'ORIGINI DI LU MUNNU - Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite I BUONI CUGINI EDITORI
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il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
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L’ACEDDI
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