Speriamo che non ci siano bisogno altri duecento anni per ricordarlo, la sua poesia e il suo messaggio filosofico possono dirci ancora tanto ancora oggi. La cicala Meli (così amava definirsi) tutta non può morire
Qui la foto della
scultura di Giovanni Meli che si trova nel Teatro Massimo di Palermo, accanto
la foto della copertina del libro di Luigi Natoli “L’Abate Meli” che la casa editrice I Buoni
Cugini ha dedicato al grande poeta siciliano.
In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 -
Per la prima volta in un solo volume tutti gli studi che Luigi Natoli dedicò a
Giovanni Meli:
il romanzo "L'Abate Meli" pubblicato per
la prima volta in appendice al Giornale di Sicilia dal 29 marzo 1929;
"Giovanni Meli –
Studio critico" pubblicato per la prima volta nel 1883 che ancor oggi
rende la dovuta giustizia al grande poeta siciliano;
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana".
In Appendice tante poesie di Giovanni Meli con testo
italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –
può essere richiesto alla casa editrice al prezzo scontato di € 21,30
Qui di seguito la Prefazione al libro "L'Abate Meli" di Francesco Zaffuto
La
scelta di inserire in un solo volume il romanzo di Luigi Natoli “L’Abate Meli”
e il saggio critico di Natoli su Giovanni Meli permette di prendere visione di
due opere che si completano a vicenda.
La cultura distratta e di moda del secondo
Novecento non ha saputo riconoscere il patrimonio letterario lasciato da Natoli
ed ha dimenticato uno dei più grandi poeti della letteratura italiana,
relegandolo al ruolo di poeta dialettale.
Meli viene conosciuto per qualche aneddoto mal raccontato, per qualche
poesia che simpaticamente si recita per il tono allusivo, e per l’essere il poeta dell’Arcadia (un mondo poetico considerato ormai lontanissimo).
La scelta di Meli di operare in siciliano è
simile, per molti aspetti, a quella fatta da Gioacchino Belli con il romanesco.
Il Belli costruì un monumento al popolo romano e si servì del romanesco per
mettere in bocca al popolo un buon senso in cui si specchiava la ragione
illuminista. Per Meli la scelta di scrivere in
siciliano fu una liberazione dal convenzionalismo accademico, un ritorno alla
freschezza dell’impressione e dell’espressione; a volte parlano personaggi
mitologici, a volte gli animali, a volte lo stesso Poeta, ma il linguaggio
ritimico del suo siciliano è scelto per evidenziare la schiettezza della ragione illuminista. La
stessa scelta fu operata in Lombardia da Carlo Porta (1775-1821) che visse in
un periodo storico vicino a quello del poeta siciliano.
Il romanzo di Natoli “L’Abate
Meli” venne
pubblicato a puntate dal Giornale di Sicilia a partire dal 16 settembre 1929 e questa edizione dei Buoni
Cugini Editori fa riferimento ai testi
originali di quella pubblicazione.
Non è un romanzo biografico sul poeta
siciliano, è un particolare intreccio
narrativo per evidenziare la poetica e la filosofia del Meli. Il
romanzo scorre su due binari: quello di un’ intricata vicenda avventurosa e
amorosa dove i buoni sono perseguitati ingiustamente; e quello della
vita del poeta Giovanni Meli che interviene in aiuto solidale per dovere e
simpatia. Il Meli è il protagonista indiretto,
interviene con la sua fama, con le sue poesie e con i pochi denari a sua
disposizione in aiuto di individui che sarebbero travolti dagli eventi. Alcuni
episodi documentati della vita di Meli, come: la sorella pazza, il furto
subito, le sue ristrettezze economiche, vengono intrecciate con le altre
vicende del romanzo.
Nella costruzione del romanzo Natoli mantiene
una netta dicotomia tra il male e il bene come se fossero due entità
mitologiche che si confrontano: da una parte Don Bartolo che riassume tutto
l’assurdo del male capace di generarsi nella specie, che si caratterizza per
l’attaccamento al denaro, vive nella falsa coscienza dell’onore, con
ottusità, senza pensiero, con eccessi di
ira, ed arriva fino al delitto; dall’altra parte il Meli che si caratterizza
per l’empatia, la gratuità, che si
rivolge al pensiero e alla ragione, e vuole coniugare il dovere con l’amore. Meli è l’astro dell’illuminismo in Sicilia,
mentre scorre la barbarie della storia,
un astro povero, armato solo dei suoi versi.
Spesso Natoli nel suo romanzo, all’interno
delle vicende, cita le poesie del Meli che
diventano il filo conduttore in diversi momenti narrativi, e la poesia che
esprime il profilo etico del poeta è la
Pace. Il senso della pace che percorre
Meli non può prescindere dal senso della giustizia ed è un tutt’uno con questa.
Meli non fu mai ricco e spesso le difficoltà
lo costrinsero, come Giuseppe Parini, a bussare alla porta dei potenti; Natoli lo descrive in questo bussare ai
potenti anche per aiutare gli altri. Usa la sua poesia per penetrare nel cuore
degli uomini e conoscendo il cuore delle donne,
come terreno più adatto ai sentimenti,
non manca di dedicare versi alla bellezza e al cuore di una dama per cercare un aiuto per i suoi protetti.
Natoli
nel romanzo ci presenta l’Abate Meli a 50 anni: vestito sempre con l’abito
scuro di religioso, ma in realtà poeta,
scienziato e medico; soprattutto poeta.
Sul titolo di Abate di Meli, Natoli nel secondo capitolo così narra: “Vestiva di nero, alla guisa degli abati ed
infatti lo chiamavano “l’abate Meli”. Ma non lo era, anzi non era neppure
chierico, né aveva i quattro ordini e la tonsura, che prese l’ultimo anno della
sua vita per ottenere l’abazia che non ottenne. Era semplicemente il “dottor
Meli”, e si vestiva da abate per avere libero accesso nei monasteri …” . Da
questo passo si desume che Natoli, nel
suo romanzo del 1929, continua a sposare la tesi biografica di A. Gallo che
affermava che il poeta prese gli ordini nell’ultimo anno di vita. Tesi confutata dalla ricerca storica di
Edoardo Alfano che, con il suo studio
pubblicato nel 1914, dimostrava la totale assenza di menzione sulla presa degli
ordini di Meli nei i documenti degli archivi della chiesa palermitana.
Certo fu lo stesso Meli che affermò in un suo
memoriale poetico di aver preso gli ordini;
nel settembre del 1815 inviò al duca d’Ascoli il memoriale affinché lo presentasse
al Re per perorare l’affidamento di un’abazia in Palermo. In questo memoriale
in versi intitolato “Siri” si possono leggere questi versi:
…..Prezzi e bisogni
criscinu, e mancanti
Su l’introiti, e
addossu nun si trova
Chi lu vacanti titulu
d’abbati,
Chi impignari ‘un po’ pi pani e ova,
Si supra na cummenna la
bontà
Di Vostra Maestà non ci
lu nchiova.
Iddu è già preti chiù di la mità:
La tunsura e quatt’ordini
ingastati
Dintra di l’arma si li
trova già. ….
(Prezzi
e bisogni crescono, e mancanti/ sono gli introiti, e addosso non si trova/che
il vuoto titolo d’abbate/ che non può utilizzare per il pane e le uova, / se
sopra una commenda la bontà / di Vostra Maestà non ce l’appende. /Lui è già
prete per più della metà: / la tonsura e quattro ordini incastonati/dentro
nell’anima se li trova già.
G.A. Cesareo, nella sua biografia su Meli
(1924 “La vita e l’arte di Giovanni Meli”),
parla di “bugiola” diffusa dallo stesso poeta e così la spiega: “Certo, la nomina non sarebbe stata
improvvisa; qualche sentore n’avrebbe egli avuto anche prima: se fosse
necessario, sarebbe sempre stato in tempo per mettersi in regola. Ma prendere
gli ordini sacri quando ancora non aveva alcuna fondata speranza di conseguire
il suo intento, e mentre tutti in Palermo riconoscevano che viveva in
concubinato con una vedova dalla quale aveva avuto figlioli, gli doveva saper
male. E non lo fece. …”
Non sappiamo perché Natoli, scrittore e storico
attento, preferisce parlare di voti
presi l’ultimo anno della sua vita, mantenendo
la tesi del Gallo, comunque sono fatti successivi al periodo di tempo narrato
nel romanzo e Natoli ben descrive un Meli sensibile al fascino femminile e alle
pulsioni della vita. La “cicala” Meli non rinunciò alla vita e a tutti gli aspetti
della sua bellezza, volle vivere e poetare, nella sobrietà, nella pace e nella
giustizia; e se Meli dice che “dintra
di l’arma” (dentro la sua anima) è Abate, non dice una bugia, se si
considera il suo rigore morale e il profondo senso di cristianità che è
riuscito a legare con il suo pensiero illuminista.
Meli
portò quel modesto abito scuro che era comune ai medici e agli abati,
esercitò la sua attività di medico per 5 anni a Cinisi in provincia di Palermo (e forse
quell’appellativo di Abate iniziarono a darglielo in quel paese); a Palermo continuò a portare quell’abito
scuro e modesto che lo distingueva dagli uomini della sua epoca (fine
settecento) che si ornavano di parrucche, merletti e calze di seta; Natoli nel
descriverlo in una sala di nobili, avvolto nel suo abito scuro, dice che pareva un calabrone in mezzo a tanti fiori; nello spettro dei colori
rovesciato della coscienza Meli diventava il fiore più luminoso in mezzo a
tante ombre.
Lo Studio critico dedicato a Giovanni
Meli, pubblicato nel 1883, Natoli lo scrisse quando aveva appena 26 anni. Studio prezioso per la conoscenza delle opere
e per l’attenta documentazione, può essere utile a chi non conosce il poeta
siciliano e anche a chi lo conosce in profondità. E’ uno studio condotto a
tutto campo, che va dalle opere maggiori fino agli inediti e alle lettere del
Meli. Presenta il grande poeta siciliano nella sua centralità filosofica e
letteraria e lo libera dal luogo comune di solo rappresentante dell’Arcadia,
prendendo le distanze anche da esponenti della critica letteraria del calibro
di De Sanctis.
Meli fu arcade se si guarda al suo repertorio
metrico, ai riferimenti alla tradizione classica, allo sfondo agreste delle sue liriche; ma per lo spirito e per la sua impronta morale e filosofica fu
un poeta ben più complesso. Natoli dimostra questa complessità evidenziando l’opera “L’Origini
di lu munnu”, dove la dissertazione di Meli spazia su tutte le teorie
filosofiche.
Nell’esaminare la “Bucolica” Natoli coglie che
in Meli “il centro è l’amore delle cose che scherza nella varietà, ne
l’incostanza, nel disordine; e in quell’armonia dilettosa, che egli il poeta,
formavasi nel suo cervello, nel sentirsi concorde ed uno con la natura”.
Colloca
il Meli nel suo periodo storico; Meli
visse a Palermo in anni in cui si sentivano arrivare da lontano gli echi della
Rivoluzione francese e dopo quelli delle
campagne napoleoniche, non fu investito direttamente da quegli eventi, inveì
dalla lontana Sicilia contro gli eccessi della Rivoluzione francese e contro le
sanguinose campagne napoleoniche; predicò la pace e prese il meglio di
quell’epoca, il pensiero illuminista.
Nella
parte finale del suo saggio Natoli cita la lettera di Meli al barone Refhuens
dove parla delle sue aspirazioni di vita, del suo rapporto con la poesia, delle
sue disgrazie, delle sue amarezze, del suo rigore: “nonostante, mercé di un parco vivere ho tirato avanti decorosamente,
senza aver contratto mai un soldo di debito, e senza avere obbligo ad anima
vivente della mia tenue sussistenza, salvo alle mie fatiche …”
Oltre allo Studio critico e al romanzo, Natoli
dedica un ampio spazio a Giovanni Meli nel suo trattato sulla poesia
siciliana “Musa siciliana”, e per fare conoscere il poeta lo presenta con un
insieme di poesie che caratterizzano tutte le sue espressioni poetiche: dalle
Favole Morali alle Odi, dalle Elegie alla Bucolica, dagli Epigrammi ai Sonetti
dedicati alla vita di Palermo, aggiungendo stralci del Ditirammo e del Don
Chisciotte. In questo volume sono state riprodotte in appendice tutte le poesie
che Natoli scelse e inserì ne la “Musa siciliana”.
Il Saggio critico, il romanzo “L’Abate Meli” e
il trattato “Musa siciliana”, dimostrano come Natoli considerasse Meli un grande poeta, filosofo e maestro di vita; e questa poderosa pubblicazione, grazie a I
Buoni Cugini Editori, può
contribuire alla riscoperta di un narratore
e di un poeta che dovrebbero essere meglio conosciuti in tutta l’Italia e anche
nella loro Sicilia.
04/06/2015 Francesco Zaffuto
In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 -
In un solo volume:
il romanzo "L'Abate
Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni
Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato
"Musa siciliana".
E in Appendice tante poesie di Giovanni Meli con testo
italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Il volume di 730 pagine al
prezzo di € 25,00 – può essere richiesto
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