domenica 29 ottobre 2017

L'appello ai siciliani per il 5 Novembre 2017

SICILIANI,  il 5 Novembre 2017  ci sono le elezioni in Sicilia: votate per chi volete e se volete potete anche non votare, ma ricordatevi che quello che accadrà in Sicilia vale per tuttu lu munnu, pirchì la Sicilia è la testa di lu munnu. Ecco cosa dice l’Abate Meli nel suo poema  “L’ORIGINI DI LU MUNNU”, nel momento della creazione della testa del mondo
Ma la testa? (ora cca vennu li liti)               
Jeu dicu: È la Sicilia; ma un Romanu                      
Dici ch’è Roma; dicinu li sciti,                            
Ch'è la Scizia; e accussì di manu in manu         
Quantu c'è regni, tantu sintiriti                     
Essirci testi... Jamu chianu chianu:                     
La testa è una; addunca senza sbagghi              
È la Sicilia, e cc’è ’ntra li midagghi. …..
Dopo questa 58° ottava il grande poeta siciliano prosegue e dice cose terribili su alcuni siciliani che non possiamo qui rivelare. Per chi li vuole conoscere ci sono dei modi:
1) ordinare il recente libro de I BUONI CUGINI EDITORI –
di GIOVANNI MELI
L’ORIGINI DI LU MUNNU
2) se siete a Palermo potete subito correre in libreria da

Libreria Zacco - C.so Vittorio Emanuele 423 (di fronte la chiesa del S. Salvatore) - La Libreria di La Vardera Vito - Via Nicolò Turrisi 15 - Libreria Sciuti s.r.l. - Via G. Sciuti 91/f - Voglia di leggere - Via A. Pacinotti 42 - La Feltrinelli Libri e Musica - Via Cavour 133 - La Nuova Bancarella  - Via Cavour (di fronte La Feltrinelli) - Libreria Forense - Via Maqueda 185 - Saviano Daniele Edicola - P.za Principe di Camporeale n. 99
L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte di Francesco Zaffuto - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 

domenica 17 settembre 2017

Giovanni Meli "L'origini di lu munnu"






?Ma questo libro “L’origini di lu munnu” di cosa parla?  



Ecco la spiegazione che ne dà lo stesso Giovanni Meli

ARGUMENTU                                                                             Argomento

Spiega lu primu statu di li Dei,                                            Spiega il primo stato degli Dei,
Prima chi fussi fattu l’Universu,                                          prima che fosse fatto l’Universo,
Li soi primi pinseri, e primi idei;                                          i loro primi pensieri, e prime idee;
Pri stabiliri li cosi cu versu:                                                  per  stabilire le cose con  senso:
Dopu varii pariri cchiù plebei,                                             dopo vari pareri più plebei,
Giovi si fa stirari pri traversu.                                              Giove si fa stirare per traverso.
E da ddi soi stinnicchi e cosi tali                                          E da quei suoi stiramenti e cose tali
Ni risulta lu munnu cu l’armali.                                          ne risulta il mondo con gli animali.


E’ appena uscito
L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150  
disponibile dal 13 Settembre 2017 nelle Librerie di Palermo
oppure ordinabile
tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

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venerdì 15 settembre 2017

Cumu fu? Chi c'era prima?

L’origine del mondo! Come fu? Che c’era prima?  Ve lo siete mai chiesti…? L’Abate Meli, ben armato della sua ironia, così dice
A tempu chi lu tempu ’un era tempu,                                Al tempo che il tempo non era tempo,
Lu Munnu era una cosa impercettibili,                              il mondo era una cosa impercettibile,
Chi jia granciulïannu a tempu a tempu,                             che andava barcollando pian piano,
’Ntra la sfera, unni stannu li possibili;                                 dentro la sfera, dove stanno i possibili;
Nun c’era allura stu tardu, o pirtempu,                              non c’era allora questo tardi, o per tempo,
 Nun c’eranu occhi, nè cosi visibili,                                     non c’erano occhi, né cose visibili,
Ma senz’essiri cc’era lu gran Nenti,                                    ma senza essere c’era il grande Nulla,
Nudu, crudu, spirutu, orvu e scuntenti.                             nudo, crudo, scomparso, cieco e scontento.





L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

mercoledì 13 settembre 2017

L'ORIGINI DI LU MUNNU

In una pregevole edizione de I BUONI CUGINI EDITORI
L'ORIGINI DI LU MUNNU
Poema di Giovanni Meli  l'Abate
In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte
Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta,
con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo,
con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli,
con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane,
con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera,
con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto
ECCOLO A VOI
disponibile da oggi 13 Settembre 2017
nelle Librerie di Palermo
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lunedì 20 marzo 2017

Origini di la Poesia

Origini di la Poesia
(in questo post il sonetto di Giovanni Meli con la traduzione in italiano a fronte)                                  
Domani 21 Marzo è la Giornata Mondiale della Poesia
Con la parola Poesia  spesso si intendono diversi aspetti dell’animo umano;  non è una stranezza che gli antichi greci indicassero più Muse per la Poesia.
Calliope: il cui nome in greco significa "dalla bella voce", era l'ispiratrice della Poesia Epica

Erato: deriva il nome da Eros ed è considerata l'ispiratrice della Poesia amorosa,  lirica e del canto corale
Euterpe: nella mitologia Greca e Romana era la musa della Musica, protettrice di strumenti a fiato e, più tardi, anche della poesia lirica.
Talia: thallein (fiorire), è colei che presiede alla commedia ed alla poesia bucolica.
E forse anche possiamo aggiungere Polimnia:  protettrice dell'orchestica, della pantomima e della danza associate al canto sacro e eroico.
Per filosofi greci come Platone l’approccio con la Poesia è ben complesso https://mondodomani.org/dialegesthai/pds01.htm
 L’Abate Giovanni Meli, filosofo illuminista e grande poeta, in un suo sonetto dal titolo “Origini di la Poesia”,  descrive la Poesia come  la necessaria veste per fare arrivare agli “uomini  fatali” la Verità.  Qui vi proponiamo in lettura il sonetto del poeta siciliano con una traduzione a fronte.

Origini di la Poesia                                            Origine della Poesia

Quannu nuda azzardau la Viritati                      Quando nuda azzardò la Verità
Mustrarisi ccà  ‘nterra a li Murtali                    mostrarsi qua in terra ai Mortali
Fu sfazzunata, e cu l’anchi stuccati                  fu svisata, e con l’anche rotte
A li Licei ricursi pri spitali.                                   ai Licei ricorse per ospedale.

Sula Filosofia n'appi pietati,                              Solo la Filosofia n’ebbe pietà,
L'accugghiu, la curau di li soi mali.                   l’accolse, la curò dei suoi mali,
Ma comu cchiù appariri pri li strati                  ma come può più apparire per le strade
Stanti l’odiu di l’omini fatali?  (1)                     stante l’odio degli uomini fatali? (1)

Cca fu, chi tutti dui si stracanciaru                 Qui fu, che tutte e due si travestirono
Cu mascari, bautti, e dominò,  (2)                  con maschere, velette, e mantelli, (2)
Chi da la finzioni s'impristaru.                         che dalla finzione presero a prestito.

La favula è stata dunca, ed è lu sò                  Dunque è stata la favola, ed è il suo
Salvu-cunduttu; e tutti tri di paru                    salva-condotto; e tutte e tre insieme
Compunnu, o Poesia, l’essiri tò.                       compongono, o Poesia, l’essere tuo.

1Con uomini fatali il Meli intende tutta la grande massa degli uomini devoti alla fatalità e desiderosi solo di fortuna per se stessi.
2Bautta, mantellino di velo, o a rete, con cappuccio, corredato anche di maschera; dominò, lungo mantello nero fino ai piedi a corredo per maschere.  Verità e filosofia  chiedono in prestito le maschere alla finzione  per non essere perseguitate dagli uomini fatali.

Origini di la Poesia  sonetto di Giovanni Meli  indicato con il numero VII
nella raccolta generale dei sonetti.

Immagine -  dipinto che raffigura la musa  Erato,  di Edward John Poynter (1870)


lunedì 23 gennaio 2017

Giovanni Meli e Antonio Lamberti .



In questo particolare video realizzato 
dall' Archivio nisseno - Storia patria Caltanissetta
un brano della Bucolica di Meli tradotto in veneziano
dal poeta Antonio Lamberti
in questo video condiviso da youtube
Dalla Bucolica – Primavera
Egloga prima

Canto di Melibeu

numerose furono nell'ottocento le traduzioni di Giovanni Meli in italiano, in latino e in altre lingue e dialetti 

venerdì 6 gennaio 2017

L'origini di la Favula

Porta il titolo
L’origini di la Favula
un sonetto di Giovanni Meli
indicato con il numero XXIV,
nella raccolta generale dei sonetti.
In questo sonetto il poeta
parla della necessità della Favola
come strumento per arrivare
a raccontare e rendere digeribili
 verità “principali”;
una specie di necessario passaporto.
Presentiamo qui il sonetto con una traduzione a fronte e qualche nota.

L’immagine, posta accanto, è tratta dall’illustrazione di Dafne Zaffuto,  di una favola di Meli del recente libro “L’Aceddi” – nota in fondo a questo post

L'origini di la Favula                                           L’origine della favola

Nuddu esponi 'na gioja priziusa                         Nessuno espone una gioia preziosa          
A l'arbitriu di tutti e boni, e mali, (1)                 all’arbitrio di tutti i buoni e i mali, (1)
Ma si la sarva in marzapani chiusa,(2)               ma se la conserva in scatola chiusa, (2)
Pri farinn'usu poi 'ntra festi, e gali.                     per farne uso poi in feste e gale.

Cussi la saggia Antichità gilusa,                       Così la saggia Antichità gelosa,
Di multi verità cchiù principali,                         di molte verità più principali,
Li chiusi sutta scorcia favulusa                          le chiuse sotto la scorza della favola
Pri occultarli a lu vulgu zuzzanali.                    per occultarle al volgo dozzinale.

Pirchì a stu munnu la bugia rignannu,              Perché a questo mondo la bugia regnando,
Cosa chi cu lu veru avi rapportu,                      cosa che con il vero ha rapporto,
Passa pri lu cchiù gravi contrabbannu.             passa per il più grave contrabbando.

Sulu di Apollu qualchi figghiu accortu (3)       Solo di Apollo qualche figlio accorto (3)
Li verità tra favuli adumbrannu                        le verità tra favole adombrando
Arriva ad ottinirci un passaportu.                     arriva ad ottenergli un passaporto.

1 tutti e boni, e mali, - all’arbitrio del bello e cattivo tempo;  come anche all’arbitrio dei capricci degli uomini.
Marzapanu, scatola,  arnese di legno sottile per conservare cose, anche uomo cupo e riservato, sornione. (da dizionario Mortillaro) – Nel dizionario delle voci oscure di Meli del Roberti si fa espresso riferimento a scatola, ed anche nelle note al volume ottavo di Gallo si annota come scatola. Da non confondersi con la dizione di marzapane in italiano, che ha il significato di dolce di pasta reale; dolce molto diffuso nella pasticceria siciliana e che in Sicila viene chiamato martorana.
Qualche figlio accorto di Apollo; Meli fa riferimento ad un uomo e in particolare a un poeta accorto, attento a nascondere qualche preziosa verità nella favola per ottenere un passaporto utile per arrivare alla comprensione di altri uomini.  Apollo è la guida delle Muse,  e le Muse erano figlie di Zeus e Mnemosyne (la Memoria,  ideale supremo dell’arte).

- Immagine - illustrazione di Dafne Zaffuto del libro L'ACEDDI edito
da I Buoni Cugini

domenica 18 dicembre 2016

un incredibile regalo di Natale

Volete fare o farvi un regalo per Natale:
piccolo, che non costi molto (€ 10), originale, introvabile, colto, che insegna una qualche morale in questa società immorale, poetico, e soprattutto divertente
E allora in libreria o subito dalla stessa casa editrice
L’Aceddi dell’Abate Meli
le due illustrazioni del libro di Dafne Zaffuto

giovedì 10 novembre 2016

L’Abate Meli,affascinato dalla bellezza femminile

segnalazione da Sicilia informazioni
Pochi poeti hanno saputo cantare la bellezza delle donne come l’abate Meli. Ne hanno saputo esaltare la grazia delle forme, il fascino del portamento, la leggiadria dello spirito con sobria e seducente leggerezza, tipica dell’Arcadia, ma anche con soffusa sensualità che anticipa movimenti letterari di là da venire.
A Giovanni Meli e ai suoi componimenti lirici in omaggio all’avvenenza femminile l’Università degli Studi di Palermo ha dedicato il primo volumetto, “Nel serra serra dei capelli. L’amore in un manipolo di Odi”, edito da Plumelia, di una collana, “La poesia, sulla poesia”, che intende dare risalto alle voci poetiche legate all’Ateneo del capoluogo. …
Continua a leggere l’articolo di Antonino Cangemi su


immagine "The Toilet of Venus" Konstantin Makovsky – olio su tela 370x243 

domenica 10 luglio 2016

La Vucca - ode di Meli musicata da Francesco Paolo Frontini



LA VUCCA                                                        La Bocca

1
Ssi capiddi e biunni trizzi                     Questi capelli e bionde trecce
Su jardini di biddizzi,                             sono giardino di bellezze
Cussì vaghi, cussì rari,                           così vaghi, così rari,
Chi li pari – nun cci su.                          che paragoni non ci sono.
Ma la vucca cu li fini                              Ma la bocca con i suoi fini
Soi dintuzzi alabastrini,                         piccoli denti alabastrini,
Trizzi d’oru, chi abbagghiati,                 trecce d’oro, che abbagliate,
Perdonati – è bedda cchiù.                     perdonate è bella ancor di più.

 2
 Nun lu negu amati gigghia,                Non lo nego amate ciglia,
Siti beddi a maravigghia;                     siete belle a meraviglia,
Siti beddi a signu tali,                           siete belle e segno tale,
Chi l’uguali – nun cci sù.                       che uguali non ci sono.
Ma la vucca ‘nzuccarata                       Ma la bocca inzuccherata
Quannu parra, quannu ciata,                quando parla, quando fiata,
Gigghia beddi, gigghia amati,              ciglia belle, ciglia amate,
Perdonati – è bedda cchiù.                    perdonate, è bella di più.

3
Occhi in vui fa pompa Amuri               Occhi, in voi fa pompa Amore
Di l’immensu so valuri,                         dell’immenso suo valore,
Vostri moti, vostri sguardi                     vostri moti, vostri sguardi
Ciammi e dardi – d’iddu sù.                  fiamme e dardi di lui sono.
Ma la vucca quannu duci                       Ma la bocca, quando dolce
S’apri, e modula la vuci,                        s’apre e modula lavoce,
 Occhi… ah vui mi taliati!...                   Occhi, a voi mi guardate!
 Pirdunati, un parru cchiù.                      Perdonate, non parlo più.


Il video è stato collegato da youtube -  grazie al paziente lavoro d’inserimento di un appassionato della musica di Frontini come Pietro Rizzo.
"La vucca",da Eco della sicilia - Cinquanta Canti popolari siciliani con interpretazione italiana raccolti e trascritti, Ricordi - Milano - 1883.
parole di Giovanni Meli, musica di Frontini, voce di Cinzia Caminiti, madolini di Paolo Capodanno e Gianni Nicotra, chitarre di Michele Gagliano e Massimo Genovese 

Un’altra ode di Meli musicata da Frontini ed inserita in questo blog è  Lu labbru

tre libri su Giovanni Meli

L'ORIGINI DI LU MUNNU -  Poema ironico sull’origine del mondo di Giovanni Meli  l'Abate - In Siciliano e traduzione in Italiano a fronte - Nella originale edizione del 1814 curata dallo stesso Poeta, con le ottave postume ritrovate da Agostino Gallo, con tutte le note filosofiche dello stesso Giovanni Meli, con le note di traduzione delle più difficili parole siciliane, con le note biografiche su Meli e su come nacque questa straordinaria opera, con un disegno di Giove creatore di Dafne Zaffuto - € 12,00 pag. 150 ordinabile tramite   I BUONI CUGINI EDITORI

https://www.ibuonicuginieditori.it/store/product/giovanni-meli-lorigini-di-lu-munnu-poemettu-berniscu



In occasione del bicentenario di Giovanni Meli 1815 – 2015 - In un solo volume:
 il romanzo "L'Abate Meli" di Luigi Natoli
"Giovanni Meli – Studio critico" di Luigi Natoli
tutte le poesie che Luigi Natoli inserì nel trattato "Musa siciliana". 
E in Appendice  tante poesie di Giovanni Meli con testo italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto. 
Il volume di 730 pagine al prezzo di € 25,00 –  può essere richiesto alla casa editrice 
al prezzo scontato di € 21,30 -  qui sotto il link per l’ordinazione




L’ACEDDI

il libro con le favole di Giovanni Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte di Francesco Zaffuto -  pag. 103  - € 10,00 - ordinabile direttamente alla casa editrice al 

giovedì 26 maggio 2016

Aceddi o Oceddi

disegno grafico di Dafne Zaffuto
Aceddi o Oceddi
Gli uccelli in siciliano si possono chiamare in tutti e due i modi: oceddi o aceddi. L’uso più comune oggi nel siciliano parlato è “aceddi” – e per questo abbiamo scelto “L’Aceddi” come titolo della raccolta.
Nel siciliano di fine settecento di Giovanni Meli potete trovare anche: oceddi e oceddu al singolare.
Gli aceddi di Meli nelle favole sono tanti:  
l’aquila = l’aquila
il regolo comune = lu riiddu
la rondine =  la rindina
il picchio rosso maggiore =  l’oceddu lingua longa
le lodole capellate = li cucucciuti
il maschio della cutrettola = lu pispisuni
l’usignolo = lu rusignolu
il nibbio = lu nigghiu
il gufo = lu jacobu
la civetta = la cucca
il merlo = lu merru
i corvi = li corvi
le cornacchie = li ciàuli
il tordo = lu turdu
i pettirossi = li pettirussi
la gru = lu groi (maschio della gru)
il pappagallo = lu pappagaddu
e poi lo struzzo = lu struzzu (grande pollastro  che certo non vola)
Spesso Meli usa in siciliano il nome in maschile di diversi animali che in italiano sono conosciuti solo al femminile, tipo:  lu pispisuni che è il maschio della cutrettola, lu groi che è il maschio della gru, ed altri.  Nella  traduzione in italiano, ove non abbiamo trovato un possibile equivalente al maschile, abbiamo lasciato quella di Meli. 
 L’ACEDDI
libro con le favole di Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte -  pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link


martedì 24 maggio 2016

L'Aceddi

Gli uccelli dell’Abate Meli

L’aquila è la regina ma il piccolo regolo la batte, il gufo si crede un gran cantante, il merlo spesso fa la parte del saggio e le allodole sono un po’ sciocchine, il grosso struzzo non può volare e invidia l’aquila ma all’amor proprio non vuole rinunciare.
 Sono tanti gli uccelli delle Favole dell’Abate Meli e portano con sé pregi e difetti degli uomini;  dal razzismo dei corvi neri all’adulazione del pappagallo, dalla saggia pazienza del tordo alle chiacchiere dannose delle cornacchie; ci sono uomini usignolo che amano l’arte e uomini che preferiscono il raglio dell’asino.  
Qui sono raccolte le favole morali dove il Meli parla espressamente di uccelli.
 Per chi non ha dimestichezza con il siciliano e per i siciliani che hanno dimenticato tanti antichi modi di dire viene disposta una traduzione in italiano a fronte;  non una traduzione poetica, solo letterale per dare un aiuto, il lettore potrà ritornare agevolmente sul verso di Meli per sentirne la sonorità. Qualche nota aggiuntiva è stata posta con un richiamo per i passi più controversi.  Sono stati evitati esegesi e commenti molto lunghi perché la poesia va goduta senza eccessi di preordinate interpretazioni.
Per la traduzione in italiano si è fatto riferimento: alle note dell’edizione del 1814;  al dizionario delle voci oscure che l’editore Roberti di Palermo inserì in calce alla edizione delle poesie di Meli del 1838;  in qualche caso al dizionario del Mortillaro, e infine a qualche mia antica memoria di siciliano; per qualche errore di traduzione mi assumo la colpa per il piacere della lettura ringraziate Meli.
Francesco Zaffuto

il libro di pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link

o tramite IBS al link

venerdì 20 maggio 2016

arrivaru l'aceddi

L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
Arrivanu L’Aceddi

E iu sugnu lu Re
Tutte le poesie che Giovanni Meli scrisse sugli uccelli nelle sue Favole Morali - con una traduzione in italiano a fronte e note di Francesco Zaffuto –
illustrazione di Dafne Zaffuto.
Un mondo colorato e svolazzante che strappa un sorriso ironico e che insegna qualche morale valida ancora oggi.
Una eccellente riproposizione della grande poesia di Meli grazie alla casa editrice I Buoni Cugini editori –
il libro di pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link
o tramite IBS al link